“Quando il danaro parla, la verità si tace” – Il disturbo da gioco d’azzardo
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
"Quando il danaro parla, la verità si tace" - Il disturbo da gioco d’azzardo
Nella serata di ieri 12 febbraio 2019, nei locali della Villa Raggio, si è tenuto un incontro organizzato grazie alla collaborazione tra Comune, Parrocchia, Associazione genitori e MASCI. Nei mesi scorsi infatti, da più parti, si è sentito l’esigenza di conoscere meglio una realtà di cui poco si parla, ma che riguarda mediamente l’1% della popolazione e che quindi coinvolge anche a Pontenure circa 65 persone oltre alle rispettive famiglie.
Il dottor Mauro Avanzi, operante al Ser.t. per Azienda USL Piacenza dal 1992, si occupa da alcuni anni soprattutto del tema che ha dato il titolo alla serata: "Disturbo da gioco d'azzardo: che fare?". Oltre ai dati allarmanti e sconosciuti a molti, il medico ha ripetutamente sottolineato che il giocatore in oggetto è un malato e la malattia diagnosticata è la dipendenza dal gioco d’azzardo, e non da un qualsiasi gioco: qui si usa danaro e si va solo di fortuna.
Tre sono infatti le condizioni che connotano questo disturbo:
- Mettere in gioco soldi
- Non potersi ritirare
- Dipendere totalmente dal Caso
Nulla dipende dall'abilità, dall'intelligenza o dall'esperienza. Le persone che giocano d’azzardo (Gratta e vinci, slot-machine, Sisal, Lottomatica, Bingo, slot online ecc…) sono dotate di capacità d’intendere, ma non di volere. Si tratta spesso di soggetti apparentemente insospettabili, che trovandosi molto tempo libero a disposizione, dovendo affrontare difficoltà economiche, affettive o di altro genere, cercano di estraniarsi, e questo tipo di passatempo funziona come un anestetico, un’occasione per riscattarsi nella speranza di facili guadagni. Sono soggetti molto tenaci che tengono assolutamente segreto il loro operare, perché si vergognano delle loro perdite di danaro e prima di smettere vogliono recuperare ciò che hanno lasciato. Si sentono in colpa e sempre più sperano nella rivincita; così aumenta in modo incontrollato il tempo sottratto alle relazioni sane e dedicato all'azzardo. Non riescono a sottrarsi a quel meccanismo automatico (scientificamente dimostrato già da alcuni studi degli anni Trenta) che si basa sia sul rinforzo positivo = se fai quello che ti dico io ti premio (se fai quello che ti dice il gioco ogni tanto vinci), che sul rinforzo negativo = ti tolgo un fastidio (intanto che giochi ti distogli dalle tue preoccupazioni, riempi il tempo vuoto).
Cosa fare? Il dottor Avanzi è stato molto chiaro: occorre che amici o comunque persone a conoscenza del comportamento del giocatore, informino i famigliari e che questi facciano un controllo attento del conto corrente bancario. Non sarà mai il soggetto interessato a confidarsi spontaneamente con il coniuge o i figli, perché se ne vergogna e pensa di risolvere tutto tentando di nuovo la fortuna; d’altra parte gli istituti bancari sono tenuti alla privacy e non possono segnalare la cosa ai famigliari. L’individuo, dopo aver prosciugato il c/c si rivolge alle finanziarie e inevitabilmente la spirale prosegue fino a portare talvolta al suicidio. Il codice penale vieta il gioco d’azzardo, ma tutte le slot-machine operano in deroga.
Può essere utile anche conoscere alcuni numeri, facili da comprendere.
In Italia nel 2016 il fatturato riguardante la vendita di vino (fonte Coldiretti ) era pari a 10,1 miliardi, il fatturato proveniente dal gioco d’azzardo era 96 miliardi di euro. Ma come si distribuisce l’economia del gioco d’azzardo? 10 miliardi vanno allo Stato, 10 milioni ai vari gestori, 80 i miliardi che i soggetti hanno giocato. È utile sapere inoltre che gli Italiani spendono complessivamente 1/5 della cifra mondiale buttata nel gioco, ma non siamo certo 1/5 della popolazione del globo!!!!!!!!!! A Piacenza ci sono 19 sale da gioco, a Parigi 6! Credo si possa concludere con la domanda retorica lasciataci dal relatore «Il gioco d’azzardo è un intrattenimento malato per giocatori malati????» A tutti noi la risposta.
Per il MASCI, Rosita (foto Marco)