“Come se foste loro compagni di carcere”: tra parole, gesti, musica, luce…
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
"Come se foste loro compagni di carcere": tra parole, gesti, musica, luce...
Qualche foto della fiaccolata verso il carcere svoltasi nella serata di ieri. Alcune foto sono tratte dal sito Piacenzasera.it
Nella serata di ieri, venerdì 12 aprile, si è rinnovata per il quarto anno la serata di riflessione e solidarietà nei confronti delle persone carcerate organizzata come di consueto dalla nostra Diocesi. All'iniziativa, dal titolo "Come se foste loro compagni di carcere", hanno partecipato anche alcuni scout della nostra Parrocchia, quelli adulti della Comunità Masci "Intorno al fuoco" e quelli più giovani del Gruppo Scout Pontenure 1.
Parole, Gesti, Musica, Luce... tali sono state le note che hanno caratterizzato la fiaccolata che ci ha portati dal Collegio Alberoni, alle carceri di Via delle Novate.
Le parole: quelle del saluto iniziale espresse dal vicario generale della diocesi monsignor Luigi Chiesa, dall’imam dello Yemen, da padre Clemente in rappresentanza della chiesa ortodossa macedone, dal presidente delle chiese metodiste ed evangelica.
I gesti: l’ascolto, l’accensione delle candele, il camminare insieme e riflettere lungo il percorso, l’accoglienza e la testimonianza di due detenuti.
La musica: il suono dolce e struggente di un violino mentre si usciva dalla Sala degli Arazzi per intraprendere il cammino; la teca contenente il violino, eseguito dai carcerati su progetto dell’artista greco Kunillis con corde di filo spinato e inserito in una stretta cassa di ferro nera. Materiale questo dal forte significato simbolico; il fil di ferro esprime l’impossibilità della vita di suonare, la cassa di ferro la ristrettezza, la chiusura della cella. Un violino dunque che non può suonare, privo di vita.
La luce: le fiaccole consegnate a centinaia di persone; uomini, donne, giovani, ragazzi e bambini che guidati dalla luce ora tremante, ora più sicura volevano avvicinarsi anche fisicamente ai fratelli detenuti, per “dire coi gesti” che nella tristezza, nella sofferenza, qualcuno li ricordava.
Il senso di questa testimonianza alla sua quarta edizione, è stato molto ben sottolineato dalla nuova direttrice del penitenziario dott.ssa Lusi, che si è dichiarata commossa, e grata alla cittadinanza piacentina perché dimostra di voler interagire con la comunità carceraria. Don Adamo, cappellano del penitenziario, ha ribadito come l’iniziativa sia sempre stata fortemente voluta dal nostro vescovo mons. Gianni Ambrosio che, prendendo brevemente la parola per il saluto finale, ha concluso con l’invito a recitare insieme, come fratelli, il Padre nostro.
È certo che molto ci sarebbe da aggiungere, credo comunque che ciascuno dei partecipanti abbia intrapreso la via del ritorno portando con sé non solo un’esperienza condivisa, ma molto su cui meditare e per cui pregare, chiedendo a quel Padre di convertire i nostri cuori.
RG