Papa Francesco e il Documento sulla Fratellanza umana
di Redazione Sito ·
Papa Francesco e il Documento sulla Fratellanza umana
Il coraggio dell'incontro e del dialogo
Sono passati ormai cinque mesi dal 4 febbraio scorso, giorno in cui Sua Santità Papa Francesco e il Grande Imam Ahmad Al-Tayebb hanno firmato il Documento sulla fratellanza umana.
Come il pontefice ha fatto notare, esattamente 800 anni fa San Francesco e il Sultano si incontrarono a Damietta, ma tanto resta da fare. È questa la ragione per cui, proprio con il francescano padre Dino Dozzi (docente all'Istituto teologico di Assisi e autore di numerose pubblicazioni), gli Adulti Scout (MASCI) hanno voluto andare oltre, costruire un ponte, anziché un muro e creare un’occasione di incontro e riflessione per chi ancora non aveva avuto la possibilità di conoscerne il contenuto. L’idea è nata dopo aver ascoltato Dozzi in una nostra assemblea regionale e aver apprezzato di lui non solo l’ampia conoscenza sul tema, ma anche l’immediatezza e la freschezza del dialogo. Gli obiettivi che volevamo raggiungere erano due: far conoscere la novità del Documento e favorire il confronto tra opinioni diverse.
A questo punto ci è sembrato ovvio pensare ad una tavola rotonda e invitare il musulmano Yassine Baradai (direttore del centro islamico di Piacenza e segretario delle comunità islamiche italiane) e un ateo (il professor Macellari della Fondazione Veronesi). La modalità o per meglio dire lo stile, non poteva che essere scout; per questo l’incipit è stato una breve rappresentazione della filodrammatica "Turris" avente lo scopo di introdurre il tema e dopo il saluto alle autorità (assessore alla cultura del comune di Piacenza, Papamarenghi) da parte del MASCI di zona, Pietro Visconti direttore del quotidiano Libertà ha presentato i relatori. Primo a parlare Baradai che così ha esordito: «Qui è facile parlare di pace e di dialogo, ma ci sono contesti in cui l’equità sociale e la giustizia non sono garantite… questo documento ci porta al di là delle differenze dottrinali - che pure restano - ricordandoci di andare all'essenza, per capire i punti che ci accomunano e che facilitano la via del dialogo».
Il Documento sulla fratellanza umana e la pace comune, ha ribadito padre Dozzi, è «…un’apertura di orizzonti straordinaria… ma vi sono punti di resistenza soprattutto da parte di alcuni cattolici, perché molti di loro pensano di detenere tutta la verità: "Extra Ecclesia nulla salus", invece questo documento, che spalanca l’orizzonte della fratellanza umana, si richiama ad un unico Dio, uno per tutti». L’atteggiamento di chiusura non è nel Concilio Vaticano II (vedere: Dignitatis humanae) né nella prima enciclica di Paolo VI (Ecclesiam Suam 1964); e l’apertura, il senso della riconciliazione caratterizzano lo Spirito di Assisi di Giovanni Paolo II.
Il testo firmato il 4 febbraio 2019 negli Emirati Arabi Uniti - hanno affermato sia Dozzi che Baradai - è la strada da intraprendere per arrivare a un dialogo, un dialogo che ci arricchisce sia come individui che come società umana.
L’intervento del professor Macellari, che ha voluto inserirsi come voce critica da ultimo, ha sottolineato però che questo “accordo” sembra escludere del tutto chi non ha una fede. «A me ad esempio non serve la fede, ma la vita e l’esperienza». A suo parere dunque il documento è di fatto divisivo, in quanto è un dialogo solo tra credenti. «Non è mancata la replica di Baradai che rivolgendosi a lui lo ha definito "diversamente credente", ma Macellari ha risposto difendendo la sua posizione di “ateo con la sua spiritualità». Non è mancata una serie di domande molto interessanti da parte del pubblico, a cui i relatori hanno ampiamente risposto.
In conclusione si può affermare che, per non lasciare nel dimenticatoio il Documento o ritenerlo pura utopia, sia utile seguire il consiglio di padre Dozzi, cioè porsi due domande: «Cosa fa bene e cosa fa male all’umanità? Come arrivare alla meta? … Non esiste un dialogo astratto fra religioni, ma fra persone. Impariamo ad apprezzare il bello che c’è nell’altro senza perderci in inutili discussioni».
Quanto riferito è solo una minima parte di ciò che è emerso nella tavola rotonda dal titolo Il Dio della guerra non c’è ospitata il 14 giugno 2019 nella bella Cappella Ducale di Palazzo Farnese a Piacenza. La prestigiosa ubicazione è stata possibile grazie all'intervento di Gigi Menozzi, della sua Comunità e al patrocinio dell’assessorato alla cultura di Piacenza. I canti/preghiera islamici e le voci di coristi scout hanno contribuito poi a rendere più gradevole l’affollatissimo incontro-dibattito che, si auspica, possa essere di stimolo a molte altre persone, soprattutto negli ambienti educativi.
Per noi scout adulti è stata davvero “un ‘impresa come il metodo vuole: progettazione, tempi, risorse, ma soprattutto chiaro l’obiettivo, quello di rendere un servizio alla cittadinanza. Speriamo di essere riusciti nell'intento, di essere stati strumento di conoscenza e di vicinanza reciproche.
Per usare le parole stesse dei due illustri firmatari:
“In conclusione auspichiamo che:
- questa Dichiarazione sia un invito alla riconciliazione e alla fratellanza tra tutti i credenti, anzi tra i credenti e i non credenti, e tra tutte le persone di buona volontà…” Questo è ciò che speriamo e cerchiamo di realizzare, al fine di raggiungere una pace universale di cui godano tutti gli uomini in questa vita”.
Per il MASCI, Zona di Piacenza
Rosita Galli