San Lorenzo, dipinto di Spinello Aretino, sec. XIV.
La tradizione della Chiesa di Roma è unanime nell'indicare il 10 agosto come data del martirio di san Lorenzo. La fonte più antica è la Depositio Martyrum, una sorta di calendario redatto nel 354, che indica per ciascun martire il giorno e il luogo della morte. Questa prima testimonianza relativa a san Lorenzo è completata dal Martirologio geronimiano, antica raccolta di martiri italiani, che indica nel cimitero del Verano a Roma il luogo della sua sepoltura. Si precisa inoltre che Lorenzo era arcidiacono della Chiesa di Roma. Quest’ultima notizia è confermata dalla testimonianza del poeta spagnolo Prudenzio, che nell'inno dedicato a san Lorenzo, afferma che egli presiedeva il collegio dei sette diaconi della Chiesa di Roma.
Due aspetti accompagnano la figura di san Lorenzo: la scarsità delle fonti storiche, che non forniscono alcun dettaglio sulla sua vita e si limitano ad indicare il giorno della sua morte e il luogo della sepoltura; la grande venerazione che circonda la sua memoria. La compresenza di questi due fattori ha determinato la nascita e la diffusione della leggenda agiografica, che andò a colmare il vuoto di notizie storiche su un personaggio così venerato e autorevole. È notevole poi il fatto che il testo che contiene la leggenda agiografica di san Lorenzo, la cosiddetta Passio Polychronii, non possieda un’unica redazione: ne abbiamo tre versioni, composte tra V e VII secolo.
Altri testimoni antichi della diffusione che ebbe sono due scrittori della fine del IV secolo: sant'Ambrogio e Prudenzio. Il vescovo di Milano si sofferma principalmente sul dialogo fra papa Sisto II e Lorenzo, mentre il primo viene condotto al luogo dell’esecuzione. Il papa chiede al suo diacono, che vorrebbe unirsi al suo martirio, di pazientare ancora tre giorni e di distribuire ai poveri i beni della Chiesa. Prudenzio privilegia l’aspetto popolare e costruisce un tessuto narrativo drammatico, in cui hanno grande spazio i dialoghi fra i due protagonisti, san Lorenzo e il suo accusatore, il prefetto Cornelio Secolare. Quando quest’ultimo ordina a Lorenzo di consegnare le ricchezze della Chiesa, il diacono chiede una proroga di tre giorni per poterle raccogliere; il giorno stabilito, dopo essersi affrettato a distribuire i beni tra i poveri, egli presenta al prefetto il vero tesoro della Chiesa: una folla di malati, mendicanti, ciechi e storpi.