Uno strano battesimo… una campana di nome Anna Maria!
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Uno strano battesimo… una campana di nome Anna Maria!
L'origine delle campane, al pari di molte altre cose di questo mondo, è avvolta dal mistero e si perde nella nebbia dei tempi. La Bibbia ne attribuisce l'invenzione a Jubal, il mitico creatore di tutti gli strumenti musicali; grazie al libro dell’Esodo apprendiamo invece che presso gli Ebrei il sommo sacerdote indossava un mantello di colore violaceo, riccamente ornato da un gran numero di sonagli d'oro. Quanto all'Europa, gli esemplari di campana più antichi sono quelli in terracotta rinvenuti a Creta, databili al II millennio prima di Cristo. Non si può però certo dire che si tratti delle campane così come noi le conosciamo. Esemplari più simili agli attuali compaiono invece in Cina durante la dinastia Chou e anche in India.
Attraverso i mosaici di Pompei sappiamo che le campanelle erano usate dai Romani per richiamare i bagnanti alle terme, ma la forgiatura di vere e proprie campane è indissolubilmente legata, in Europa almeno, alla diffusione del Cristianesimo. Secondo la tradizione, il primo ad usare le campane come mezzo per chiamare il popolo a raccolta fu San Paolino, vescovo di Nola, nel V secolo d.C. La parola italiana campana deriverebbe quindi proprio da Campania, cioè dalla regione in cui ne fu per la prima volta istituito l'uso rituale. La Chiesa latina, comunque, ritualizzò l'uso delle campane solo nell'XI secolo. In questo stesso periodo sono documentati i fonditori di campane itineranti, che sostituirono la fonditura nei monasteri, e cominciarono a comparire le campane a forma di tulipano, la cui maggior risonanza era richiesta dai grandi campanili gotici.
Dal momento che l'uso delle campane si è diffuso in tutta l’Europa cristiana, esse sono divenute degne del culto divino. Come ricorda il Benedizionale nell'introduzione a questo particolare rito, «la voce delle campane esprime dunque in certo qual modo i sentimenti del popolo di Dio quando esulta e quando piange, quando rende grazie o eleva suppliche, e quando, riunendosi nello stesso luogo, manifesta il mistero della sua unità in Cristo Signore». Già prima dell’anno Mille, papa Giovanni XIII introdusse infatti un rituale particolare quando nel 968 benedisse per la prima volta le campane della basilica di San Giovanni in Laterano, la chiesa cattedrale di Roma.
Quel rito di benedizione fu codificato e da allora migliaia di campane sono state consacrate e benedette secondo un suggestivo e complesso rituale che prevede tra l’altro, come per il battesimo, l'uso dell'acqua benedetta, del sale, del Sacro Crisma e dell'Olio degli infermi. La cerimonia, alla quale possono partecipare anche madrine e padrini, che spesso contribuiscono a finanziare la campana, prevede anche l'imposizione del nome.
In seguito ad alcune ricerche effettuate presso il nostro Archivio parrocchiale è emersa a riguardo un’interessante nota trascritta sul quarto tomo del Registro dei Battesimi, che contribuisce a gettare un poco di luce sulle campane che hanno accompagnato nei secoli la vita della nostra comunità. Apprendiamo così che nel 1633, quando era da poco passata la terribile epidemia di peste che aveva fatto della nostra parrocchia un cimitero, «fu guitata la campana seconda che è su la Torre», una campana che – come lascia intendere lo scritto, vergato probabilmente dall'allora arciprete Americo Passori – andò ad aggiungersi ad un'altra campana, che a quell'epoca doveva già trovarsi sulla Torre. La nuova campana, realizzata il 18 marzo 1633 dal fonditore pavese Giovanni Battista Veneroso, che aveva fama, come si apprende da alcune ricerche, di essere «peritissimo in tale esercitio», il 24 marzo successivo venne benedetta dal monsignor Alessandro Scappi, vescovo di Piacenza, presso la chiesa cittadina di San Bernardino, appartenente ai Padri cappuccini. Battezzata col nome di Anna Maria, la campana venne issata sulla Torre il giorno successivo, un Venerdì Santo. Non si conosce la sorte che ebbe questa campana, ma ci auguriamo che ulteriori ricerche possano contribuire in futuro a gettare un po’ di luce sulla sorte di questo antico bronzo dal duplice nome così grazioso e devoto.