Domenica 14 Giugno: il Corpus Domini, l’Eucarestia al centro del mistero
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Domenica 14 Giugno: il Corpus Domini, l'Eucarestia al centro del mistero
"Canta, o mia lingua, il mistero del corpo glorioso e del sangue prezioso che il Re delle nazioni, frutto benedetto di un grembo generoso, sparse per il riscatto del mondo" (Dall'inno Pange Lingua)
Nella giornata di ieri, domenica 14 giugno, abbiamo festeggiato la solennità del Corpus Domini, la festa in cui la Chiesa fa memoria della presenza di Cristo nella santa Eucarestia sotto le specie del pane e del vino, rievocando così la liturgia della santa messa in Coena Domini del Giovedì Santo. In questo "così grande" sacramento, che il Signore stesso ci ha donato prima della sua passione, sedendo a mensa con i fratelli nella notte dell'Ultima Cena, Egli, il pane vivo disceso dal Cielo, ha voluto lasciarci un segno tangibile della sua presenza in mezzo al suo popolo, presenza non simbolica ma reale, del suo sacrificio sulla croce e della vita eterna di cui ci ha reso partecipi grazie alla sua morte e resurrezione.
«Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (Galati 4, 4). Infatti, come ci ricorda il Credo che recitiamo ogni domenica, è per noi uomini e per la nostra salvezza che il Signore è disceso dal Cielo per farsi uomo come noi e al tempo stesso, assumendo la nostra natura, ha reso possibile la “divinizzazione” dell’uomo. È dal mistero dell’Incarnazione che dobbiamo perciò partire per conoscere a fondo questa solennità, che riassume in sé tutto il mistero della salvezza ed è, quindi, la perfetta sintesi e coronamento dell’anno liturgico. Cristo, per assicurare all'uomo questa speciale identità, si fa pane e vino, il suo Corpo diviene "nutrimento vitale" e il suo Sangue "inebriante bevanda": ecco, allora, che l’Eucaristia diventa a sua volta una sorta di continuazione dell’Incarnazione. Inoltre, avere fede che l’Eucaristia in quanto presenza viva di Cristo sia un mistero, è una condizione essenziale per accostarvisi con cuore puro e sincero. Un mistero, poi, in quanto tale, non può essere compreso neppure dalle più erudite interpretazioni teologiche, ma va semplicemente accolto e contemplato con amore: per questo si è diffusa nei secoli la pratica dell’adorazione del Santissimo Sacramento, cioè di Gesù Eucaristia. L’Eucaristia racchiude l’opera di salvezza realizzata da Cristo e ci permette di pregustare la pienezza della gloria celeste.
L’inserimento della festa del Corpus Domini nel calendario liturgico è principalmente dovuto ad una monaca agostiniana, suor Giuliana di Cornillon, vissuta in Belgio nella prima metà del XIII secolo. Ella infatti, appena quindicenne, ebbe una visione della Chiesa: una luna con una macchia scura ad evidenziare l’assenza di una festività. In seguito ebbe anche un’altra visione: questa volta Cristo in persona le apparve chiedendole di istituire la festa del Santissimo Sacramento, con il duplice scopo di riaccendere la fede nei fedeli ed espiare i peccati commessi contro l’Eucarestia. Divenuta nel 1222 priora del suo convento, suor Giuliana si adoperò in ogni modo per chiedere l’istituzione della festa, scrivendo inutilmente a molte personalità ecclesiastiche e potenti del tempo, sordi allora come oggi alle richieste del popolo fedele. Soltanto nel 1246, dopo molte insistenze, il vescovo di Liegi convocò un concilio e ordinò che a partire dall'anno successivo venisse celebrata nella sua diocesi la festa del Corpus Domini. Ma si dovette aspettare l’elezione al soglio pontificio di Urbano IV nel 1264, alcuni anni dopo la morte di suor Giuliana, perché la solennità venisse estesa a tutta la Chiesa universale, grazie alla bolla Transiturus emanata dal pontefice l’11 agosto 1264. Risale infatti all'anno precedente il celebre miracolo eucaristico di Bolsena, nel Viterbese. Qui un sacerdote boemo, in pellegrinaggio verso Roma, mentre celebrava la messa, allo spezzare l’Ostia consacrata, fu attraversato dal dubbio della presenza reale di Cristo. In risposta alle sue perplessità, dall'Ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino (conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell’altare ancora oggi custodite nella basilica di Santa Cristina. Nell'estendere la solennità a tutta la Chiesa cattolica, Urbano IV scelse come collocazione il giovedì successivo alla prima domenica dopo Pentecoste (sessanta giorni dopo Pasqua).
Lo stesso pontefice incaricò san Tommaso d’Aquino di comporre l’ufficio liturgico di questa nuova festa, decisione quanta mai indovinata che ci ha così regalato cinque stupendi inni eucaristici tra cui ricordiamo senz'altro il Pange lingua, il Panis angelicus e il O salutaris hostia. In merito alla stesura degli inni, la tradizione tramanda un episodio assai particolare. San Tommaso, prima di presentarsi al cospetto del pontefice per proporre il Pange lingua, si recò nella chiesa del convento di Orvieto per pregare davanti alla cappella del Crocifisso. Tommaso chiese al Signore di fargli conoscere il suo “parere” su quanto fosse stato scritto. E, il Crocifisso rispose, in semplicità: "Hai scritto bene di me. O Tommaso, e qual mercede desideri?". L'Aquinate, allora, rispose: "Non altro fuorché Voi stesso, o Signore".
Di seguito alcune immagini della santa messa delle ore 11.00 celebrata nella mattinata di domenica 14 giugno dal nostro parroco don Mauro Tramelli presso la nostra chiesa parrocchiale e trasmessa in diretta streaming sulla pagina Facebook della nostra parrocchia.