Giovedì 24 dicembre, la santa messa nella notte santa di Natale
di Redazione Sito ·
Giovedì 24 dicembre, la santa messa nella notte santa di Natale
«Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace». Recita così la prima lettura (Isaia 9,1-6) annunciando la nascita di Cristo. Non è un grido isolato, ma la gioia è quella di una comunità intera in attesa di un evento incredibile e inspiegabile: Dio si fa uomo nel dolore di un parto improvviso per morire ancora nel dolore 33 anni dopo. La notizia che i pastori ricevono rappresenta la prima vera manifestazione, nonché l’evento che cambierà per sempre la vita di chi accoglierà la nascita del Salvatore.
Anche la nostra comunità si unisce a quella gioia, rinnovata ogni anno dalla celebrazione della Santa Messa della Notte, alla vigilia del giorno di Natale. Il momento di veglia ravviva ogni anno la speranza, il desiderio. Dal latino de-sidera il termine pervade il significato poetico di uno struggimento dettato dalla mancanza – de – di stelle – sidera. Con il momento della nascita del Cristo, tuttavia, il cielo che i pastori osservano si fa improvvisamente più vicino quando l’angelo si presenta loro e torna a splendere tra loro la luce. Questo messaggio di vita è semplice, ma dentro di esso si cela il mistero profondo del Dio che si fa uomo.
È nato, nato!
È qualcosa di impensabile, eppure è nato, nato!
Noi non siamo soli, il Signore ci è a fianco
È nato!
Questa valle tornerà come un giardino
Il cuore già lo sa
È nata la speranza. È nata la speranza...
Adesso è la pienezza, Daniele Ricci
Alle ore 20 nella serata del 24 dicembre, con l’inizio della celebrazione, si è dato l’annuncio mediante il canto eseguito dal Coro “Perfetta Letizia”. L’orario non convenzionale, dettato dalle norme vigenti, ha impedito di rispettare lo scattare della mezzanotte; in più anche il tradizionale bacio del bambino che normalmente concluderebbe la Santa Messa, non ha avuto luogo. Tuttavia, queste condizioni di rinuncia – come ha ricordato il nostro parroco – non devono essere vissute negativamente, ma rappresentano anzi l’opportunità per uscire dall’esteriorità della religione per entrare nell’interiorità del Mistero. «La religione sono i riti, i paramenti, il calendario delle feste; il mistero è l’annullamento della distanza fra Dio e l’uomo» – ricorda Don Mauro Tramelli durante l’omelia. «La religione è la celebrazione di un Mistero che ci introduce nel corpo stesso di Gesù Cristo, che è carne della mia carne».
Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Salmo 95
La gloria del Signore si dispiega in tutta la sua magnificenza in occasione del Santo Natale con la venuta di un Bambino. «È un fatto normalissimo: una coppia che aspetta un figlio. Però sono proprio queste mani di carne, che hanno toccato la povertà, il dolore, la fatica, la delusione, la speranza e la morte dell’uomo». In questa prospettiva l’uomo assume una incredibile centralità, poiché è per l’uomo che Dio si manifesta, e la nostra missione è cogliere la profondità del mistero e abbandonare il contingente effimero. Il messaggio di Don Mauro ci invita a comprendere il nostro ruolo all’interno della religione, il nostro intervento in prima persona nella comprensione del Mistero.
Il brano del Vangelo – Luca 2,1-14 – trasmette prepotentemente la quotidianità e allo stesso tempo la strordinarietà del fatto. Una concezione antitetica fra usuale e irripetibile che ancora una volta trova nel mistero la propria chiave di volta. La vicenda di Giuseppe e Maria, costretti a rifugiarsi in una stalla dove mettere al mondo il proprio figlio, rappresenta una scena ancora oggi commovente nella propria immediatezza: è l’esperienza di genitori come tanti altri che qui fanno anche esperienza di abbandono e solitudine nel rifiuto di ospitalità. Allo stesso tempo, però, c’è il timore, la sorpresa di chi assiste e riceve l’annuncio. Una duplicità, un equilibrio perfetto dominano il significato del Santo Natale, ricordando quale possa essere la giusta relazione fra l’uomo e la religione.
I pastori, la capanna, il dormiente, l’angelo, la mangiatoia... sono questi i tratti che rendono la scena estremamente vicina alla nostra sensibilità; proprio questi segni ci rendono parte dell’evento così come è rappresentato nel presepe e proprio la meditazione di fronte al presepe in stile popolare realizzato da esperti volontari nella cappella di San Rocco ha aiutato numerosi fedeli a comprendere nuovamente, al termine di questo anno atipico e complesso, il senso del mistero.
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