La seconda domenica d’Avvento e il ritorno alla messa dei bambini del Catechismo
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
La seconda domenica d'Avvento e il ritorno alla messa dei bambini del Catechismo
"Consolate, Consolate il mio Popolo... Parlate al cuore di Gerusalemme..." (Isaia 40, 1-2)
Siamo alla seconda domenica di questo Avvento 2020, un Avvento in cui la preoccupazione per la salute nostra e dei nostri cari, l’attesa di notizie positive e forse la nostalgia per quello che davamo per scontato ci accompagna. Sì, le luminarie sono ancora poche e sembra quasi che il Natale passerà in sordina. Tutti siamo più o meno provati e stanchi di dover trattenere un abbraccio; patiamo il fatto di non stare fisicamente insieme ai familiari ed è facile cadere nello sconforto o nel rimpianto: siamo un’umanità che soffre, che rischia di perdere la speranza. E proprio in questa situazione così difficile a causa della pandemia, le parole del profeta Isaia ci parlano in modo inequivocabile: "Consolate, consolate… parlate al cuore di Gerusalemme".
Il profeta è colui che ha come missione quella di usare le parole per farci capire il nostro presente ed Isaia mette ben in evidenza, ripetendolo due volte, che l’unico modo per dare conforto è portare speranza. Siamo in grado di farlo? C’è un solo modo: farsi vicino all’altro; ma come è possibile in un periodo in cui il contatto fisico viene bandito e non a tutti è dato vedersi? Don Paolo Cignatta, nel presentare il tema che la nostra diocesi ha scelto per guidarci nell’Avvento, ha sottolineato che il Natale è proprio Dio che si fa vicino a noi, fino a diventare uomo per esserci più vicino. Noi non siamo solo corpo e prima ancora dei gesti, c’è il cuore; andare alla radice della consolazione vuol dire scoprire la tenerezza: farsi cuore vicino al cuore dell’altro. Ciascuno di noi può far sentire la sua vicinanza e farsi segno di speranza chiamando e ascoltando chi è solo, pregando per e insieme all’altro, facendo piccole azioni che siano un segno di fiducia, contribuendo a rendere visibile la bellezza di ciò che ci sta intorno. Nessuno di noi può cancellare la presenza della pandemia, ma ognuno può avvolgere in un abbraccio di attenzione e tenerezza chi più ne patisce le conseguenze. Come ci invita il profeta Isaia parliamo al cuore di Gerusalemme e prima di farlo guardiamo la bellissima icona di Maria che abbraccia il Bambino con tutta la tenerezza di una madre, proviamo a far sentire l’altro come il figlio che riposa rasserenato nelle Sue braccia. Questa è l’immagine con la quale il pittore Giovanni Alberti ha saputo esprimere la capacità di saper consolare facendosi cuore a cuore, come una mamma fa dolcemente con suo figlio.
Segno di consolazione, in questa seconda domenica d'Avvento, sono stati i ragazzi del Catechismo e il presepe allestito all'interno della nostra chiesa. Questa seconda domenica di Avvento infatti è stata caratterizzata dal ritorno dei bambini e dei ragazzi del Catechismo che, dopo aver preso parte al loro incontro settimanale secondo il calendario predisposto, hanno partecipato in gran numero assieme ai loro catechisti e a parecchi dei loro genitori alle sante messe delle ore o9.30 e delle 11.00 celebrate dal nostro parroco don Mauro Tramelli. All'inizio delle sue omelie, in cui ha dialogato con i bambini sul significato dell'Avvento, il celebrante non ha mancato di rivolgere il suo personale benvenuto ai bimbi, molti dei quali sono tornati a partecipare alla liturgia domenicale dopo parecchi mesi. Alcuni dei bambini presenti, prima dell'inizio della celebrazione, si sono fermati ad ammirare con stupore e ammirazione, quasi come novelli pastori, il grande presepe in stile popolare allestito anche quest'anno da un piccolo ma affiatato gruppo di volontari presso la cappella laterale di destra della nostra chiesa parrocchiale. Preparato in circa una settimana di lavoro, il presepe, che è accompagnato da alcune delle più suggestive melodie natalizie, intende rappresentare alcune semplici scene, dall'apparizione dell'angelo che diede l'annuncio ai pastori al loro cammino verso la grotta, che domina l'intera scena col calore delle sue luci, per l'adorare l'Emmanuele, accolto nel calore di una greppia, facendosi condurre lungo il cammino dalle antifone maggiori dell'Avvento che costellano il percorso.