Dossier Sacrestani, I nostri sacrestani… si raccontano
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Dossier Sacrestani, I nostri sacrestani... si raccontano
Sperando di fare cosa gradita e interessante, abbiamo pensato di rivolgere alcune domande ai nostri sacrestani, allo scopo di conoscerli meglio e magari di scoprire anche qualche piccola curiosità sull’importante servizio che svolgono, a favore di noi tutti, nella nostra chiesa. Ecco di seguito come si sono espressi i nostri magnifici cinque!
Quando hai iniziato a servir messa? Hai qualche ricordo di quei tempi lontani?
Ho iniziato a servir messa, come chierichetto, all’età di cinque anni, incoraggiato da uno zio e lo faccio ancora volentieri, quando non ci sono chierichetti bambini. – Danilo
Ho iniziato a fare il chierichetto all’età di sei anni. La sensazione non cambia, ma da adulto ha sicuramente preso più piede la dimensione del servizio. Vivo è il ricordo delle celebrazioni che ripercorrono la vita di Gesù sulla via della croce, durante la Settimana Santa. Quando ero bambino e non si suonavano le campane dal giovedì santo, si girava per le vie del paese suonando la tanavella (uno strumento che avvisava i fedeli delle funzioni religiose del triduo). – Luigi
I funerali di una volta con preghiere e canti in latino che davano la consapevolezza del momento sacro che si stava vivendo, evocano in me un’immagine significativa. – Francesco
Come mai ti sei messo a disposizione? Credi sia importante il ruolo dei laici per la vita ecclesiale?
A fare questo servizio da sacrestano non sono stato spinto da nessuno, è stato un coinvolgimento offerto, di volontariato, dopo che è venuto a mancare Gianni Mazzoni. – Danilo
In parrocchia c’era bisogno di qualcuno che si rendesse disponibile, così ho risposto. Potrebbero entrare certi giovani, perché i sagrestani attuali sentono la vecchiaia. – Mario
Il ruolo dei laici è indispensabile, ma credo che la nostra comunità parrocchiale sia ben incamminata in tal senso. Qui, rispetto ad altre realtà, c’è una cordiale accoglienza fra i presbiteri e i laici ed una immediata apertura di spazi tra e di ambiti. – Fabio
Quali sono gli impegni più pressanti? Hai qualche particolare ricordo che vuoi condividere?
I periodi più impegnativi sono quello del Natale, della Pasqua (in particolare la Settimana Santa), il mese di Maggio ed i funerali che, quest’anno (2020) sono stati anche troppi. Sono contento però di poter offrire il mio aiuto nella mia parrocchia. – Danilo
Senza dubbio il periodo della Settimana Santa e in particolare del Triduo. – Luigi
Mi piace ricordare quella volta in cui un ragazzino entrò in sacrestia e chiese a uno dei sacerdoti presenti un’immaginetta particolare. Il sacerdote lo liquidò con poche parole dicendogli che non aveva tempo. Il sagrestano invece, senza farsi notare, trovò l’immaginetta e la diede al ragazzino che se ne andò con un grande sorriso. – Francesco
Quali sentimenti scaturiscono dal servire all’altare? Svolgere questo compito ti ha portato a crescere nella fede?
Certo, le Letture e l’Eucarestia sono un po’ l’alimento giornaliero di un cristiano. – Mario
Alla base di ogni servizio (cantore, lettore, sacrestano, pulizia chiesa) deve esserci una dimensione spirituale che indirizza ciascuno verso l’umiltà, la carità, l’amore verso l’altro e le cose che si fanno. Da bambini il “compito” del chierichetto era sicuramente un impegno che ci ha abituati alla puntualità e al servizio. Da adulto, l’esempio di sacrestani presenti, attivi, devoti, umili, mi hanno aiutato a rinnovare lo spirito della gratuità e del servizio. – Luigi
Quando si serve messa ci si sente a volte un po’ inadeguati o “osservati”. Penso però valga la testimonianza della partecipazione in ciò in cui si crede. È importante credere nel valore di ciò che si fa e riconoscere, in un certo senso, anche la sacralità del “celebrato”. La dimensione spirituale propria vive del cammino di Fede e di adesione personale con tutte le tensioni e le incongruenze della natura umana, spesso in contesti di grande turbolenza e contraddizione. Non è facile la vita di oggi! – Fabio
Credi sarebbe utile un’uniforme speciale per voi?
C’è un proverbio antico ma vale ancora oggi... dice che l’abito non fa il monaco! – Mario
Ritengo che per fare il sagrestano non sia necessario indossare un’uniforme, i fedeli ne capiscono ugualmente il ruolo. – Danilo
Non mi considero un sacrestano ma un semplice aiutante. L’idea della divisa mi sembra interessante: giacca, pantaloni, con un segno della Parrocchia. – Francesco
Cosa consiglieresti a un bambino che vuole diventare chierichetto?
Che dall’altare ha una vista particolare su tutto quello che combinano i fedeli durante la messa ma, parlando seriamente, che più di tutti è vicino a Gesù. – Francesco
Di farlo cercando di essere fedele e contento di stare intorno all’altare. Ci vogliono buona volontà ed attenzione a muoversi e a compiere alcuni atti e gesti in modo ordinato e “sveglio”. Un bravo ministrante dovrebbe essere colui che riesce a dare il “tono”, con l’esempio, ad un’assemblea a volte un po’ assonnata! – Fabio
Gli consiglierei di fare questo servizio con umiltà, devozione e attenzione. – Luigi
Di farlo sempre con attenzione e serietà. – Mario
Hai mai suonato le campane quando c’erano ancora le corde?
Certo, quando ero ragazzo. Di quei tempi lontani ho ricordi divertenti, come quando io e i miei amici chierichetti ci divertivamo a suonare le campane, ci piaceva quel su e giù attaccati alle corde! – Danilo
Altroché se le ho suonate! Sono nato a Paderna e da bambini ai chierichetti veniva chiesto di suonare le campane “a mano”. Si suonavano per avvisare quando c’erano funzioni importanti oppure a festa per matrimoni, battesimi… – Luigi
Io l’ho fatto qualche volta in qualche chiesetta di montagna e l’ho visto fare in città. – Fabio
Alcuni di voi sono anche ministri straordinari dell’Eucarestia. Come si sposano tra loro questi due servizi così importanti per la vita dell’intera comunità?
È un servizio, e distribuire l’Eucarestia è molto di più perché prendi in mano il corpo di Gesù: va fatto con rispetto e responsabilità. – Mario
Credo siano strettamente collegati ed utili soprattutto durante la Liturgia. Per il ministero accanto a chi è solo e/o sofferente ci vuole una dose in più di attenzione, rispetto, sintonia e condivisione per un dono grande dato e ricevuto. – Fabio
È sempre una grandissima emozione. E per me anche trepidazione e ansia di combinare qualche pasticcio. – Francesco
Tutti i sagrestani hanno convenuto che la loro è quasi “una missione”, un modo semplice per esprimere la fede in cui credono e l’adesione consapevole al Credo cristiano, con tutte le tensioni e le inadeguatezze di ciascuno. È un modo per inchinarsi alla Divinità e riconoscere la sacralità del celebrato.
Ringraziando i nostri sacrestani per aver risposto alle domande poste, vi proponiamo alcune simpatiche foto che li ritraggono in azione mentre svolgono i più disparati compiti. A tutti loro un nostro personale augurio: Ad multos annos, maestri di servizio e disponibilità!
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