Mercoledì 17 febbraio, l’imposizione delle Ceneri inaugura la Quaresima
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Mercoledì 17 febbraio, l'imposizione delle Ceneri inaugura la Quaresima
A metà febbraio, una volta esauriti i festeggiamenti del Carnevale, puntuale come ogni anno arriva la Quaresima, inaugurata in questo mercoledì 17 febbraio dal solenne rito dell'imposizione delle Sacre Ceneri. La Quaresima, che come suggerisce il nome è un periodo di circa quaranta giorni, come quelli trascorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano e prima dell'inizio suo ministero pubblico, rappresenta per tutti credenti un tempo di grazia e conversione che vuole prepararci attraverso la preghiera, la rinuncia e la carità all’evento che costituisce il cardine del nostro credere, il fondamento stesso della nostra fede: la Resurrezione del Signore nella notte di Pasqua.
«Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù venne in Galilea, predicando il Vangelo di Dio. Diceva: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è giunto: convertitevi e credete al Vangelo"». (Marco 1, 15). Da questo brano del Vangelo secondo Marco è tratta la formula che attualmente accompagna l’imposizione delle Ceneri, ottenute bruciando i rami d’ulivo benedetti la Domenica delle Palme dell’anno precedente. Con questo gesto semplice ma altamente simbolico e ricco di significati profondi si intende sottolineare, oltre all’aspetto penitenziale, anche come la Quaresima sia il tempo propizio della conversione, della preghiera assidua e del ritorno a Dio.
Tutti questi rimandi sono presenti anche nelle Sacre Scritture, che rivelano un duplice significato circa l’uso delle ceneri. Esse sono senza dubbio segno della debole e fragile condizione dell’uomo, i cui giorni vengono paragonati, nel poetico linguaggio del salmista, all'erba, al fiore campestre (Salmo 102,15). Lo stesso Abramo rivolgendosi a Dio dice: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere…» (Genesi 18,27). Anche Giobbe, riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: «Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere» (Giobbe 30,19). Non mancano però altri esempi dal libro della Sapienza e dal Siracide: «Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo nati. È un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore. Una volta spentasi questa, il corpo diventerà cenere e lo spirito si dissiperà come aria leggera» (Sapienza 2, 2-3); «Perché mai s’insuperbisce chi è terra e cenere? Anche da vivo le sue viscere sono ripugnanti» (Sir 10,9); «Esso sorveglia le schiere dell’alto cielo, ma gli uomini sono tutti terra e cenere» (Siracide 17,27).
Ma la cenere è anche il segno esteriore di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un cammino di penitenza e conversione sincera, di ritornare al Signore con il cuore contrito. A riguardo non si può non citare il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: «I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere» (Giona 3,5-9). Anche Giuditta invita tutto il popolo di Israele a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: «Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore» (Giuditta 4,11).
Proponiamo di seguito qualche scatto realizzato in occasione della santa messa presieduta dal nostro parroco don Mauro Tramelli nel pomeriggio di quest'oggi, mercoledì 17 febbraio. Nel corso della celebrazione don Mauro ha imposto le Ceneri sul capo dei fedeli, mentre i canti intonati da alcune cantarine del Coro "La Torre" inducevano tutti i presenti alla meditazione e alla riflessione. L'invito alla conversione è venuto anche dalle parole pronunciate da don Mauro durante l'omelia, che ha augurato a tutti di uscire dalla Quaresima "un po' migliori" di come ci siamo entrati.