Se a parlare non fosse il Papa… sembrerebbero barzellette!
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Se a parlare non fosse il Papa... sembrerebbero barzellette!
Qualche divertente episodio con protagonista Leone XIII
Lo spirito sagace e gioviale suggeriva spesso a Leone XIII, sommo pontefice della Chiesa universale dal 3 marzo 1878 alla sua morte, avvenuta il 20 luglio 1903, il motto arguto e la risposta pronta che nell’ambito delle facezie spesso risolve una situazione "spinosa". Ecco qualche episodio emblematico (e divertente, almeno crediamo).
Nelle prime settimane che seguirono alla sua elezione al pontificato massimo, volendo allontanare dal Vaticano un prelato che era stato tra i prediletti del suo predecessore Pio IX e che non nascondeva affatto l’ostilità nei suoi confronti, Leone XIII domandò con apparente noncuranza a questo importante personaggio: «Monsignore, quale sarebbe a vostro avviso il dovere di un sacerdote che fosse nominato vescovo?». «Oh, Santo Padre, – rispose il prelato – costui dovrebbe accettare senza indugio il vescovato!». «Ebbene, – replicò a stretto giro Leone XIII allo sbalordito monsignore – vi nomino seduta stante vescovo di Senigallia!».
Un altro importante prelato, investito del titolo di arcivescovo, era noto per le salaci critiche con cui nelle conversazioni private attaccava e criticava senza punto riguardo le decisioni del Pontefice. Leone XIII, fedele al vecchio principio del promuovere per rimuovere, lo nominò ad una nunziatura in America. L’arcivescovo, sbalordito dal vedersi mandare tanto lontano dall'Urbe, andò a lamentarsene dal Papa. «L’ho fatto per il vostro bene», gli rispose pacatamente Leone XIII. «Quando voi dite male di me qui a Roma, io vengo a saperlo entro le ventiquattrore; se voi continuerete a sparlare di me stando in America, io tarderò almeno un mese a saperlo. Credetemi, per voi e per me, è molto meglio che ve ne andiate laggiù».
Le più alte cariche di un Ordine religioso italiano da parecchio tempo esercitavano neanche troppo velate pressioni sul Pontefice perché uno dei loro uomini di punta fosse eletto cardinale e ottenesse così quel famoso galero cardinalizio, il noto cappello che la furia del rinnovamento per il rinnovamento non aveva ancora reso facoltativo. Fedele al suo stile, sempre pacato e sagace, Leone XIII tagliò corto dicendo ai suoi interlocutori: «Voi dunque volete un cappello; ebbene, trovatemi tra i vostri almeno una testa!».
Fin dalla sua elezione Leone XIII era circondato da un gran numero di artisti che ambivano al privilegio di ritrarlo sulle loro tele. Un giorno un pittore italiano piuttosto male in arnese chiese licenza al Pontefice di potergli fare un ritratto... malgrado qualche perplessità, il Papa alla fine decise di acconsentire alla richiesta, piegandosi alle molte e insistite preghiere dell’artista. Al termine del lavoro l’autore pregò il Pontefice di firmare l’opera, riportandovi se possibile anche una breve frase del Vangelo. Il Papa, dopo aver osservato a lungo il ritratto, che era assai mediocre e poco somigliante, alla fine acconsentì. Allora volgendosi verso il pittore gli disse: «Mi viene in mente un passo del Vangelo di Matteo, e precisamente il versetto 27 del capitolo 14, quando Gesù appare agli Apostoli sul mare in tempesta. Vi va bene?». «Oh grazie Santità, – rispose con entusiasmo il pittore – per me va benissimo». Ma si può ben immaginare l’espressione di disappunto che si stampò sul volto dello scadente artista quando lesse le parole scritte dal Papa sul suo quadro: «Non vi spaventate, sono io!». Subito sotto seguiva la pontificia firma: «Leone XIII».
Un personaggio di una certa importanza stancava il Papa importunandolo con continue raccomandazioni a favore di un certo giovane nunzio apostolico e ne enumerava con orgoglio e dovizia le singolari doti. Per chiudere degnamento il suo dire un bel giorno il "sollecitatore" disse al Papa: «Eh, quel prelato andrà lontano!». Anche stavolta la risposta di Leone XIII fu svelta e salace: «Avete ben ragione, potrà andare davvero molto lontano... specialmente se io gli affiderò una delicata missione ad Haiti».
Un giorno il dottor Giuseppe Lapponi, archiatra pontificio, sapendo che il Papa avrebbe avuto una giornata piuttosto faticosa, gli diede una scatola di pastiglie per farne uso in caso di bisogno. In effetti, ad un certo punto, la voce del Papa si fece un po’ rauca. Il dottore, che si era seduto poco lontano, cercò di richiamare l’attenzione del Pontefice con qualche colpo di tosse, per ricordagli di prendere la pastiglia. Il Papa per un po’ lo lasciò fare, ma alla fine fece venire alla sua presenza il medico e senza troppi preamboli gli disse: «Poco fa abbiamo sentito che tossivate. Ho qui una certa scatoletta di pastiglie che dovrebbero essere miracolose contro la tosse!». E con un gentile sorriso gli consegnò con mani premurose la scatola di pastiglie che aveva ricevuto dal dottore soltanto pochi minuti prima.
Leone XIII voleva che tutto si facesse presto e bene. Da qualche tempo aveva osservato che la sua biblioteca privata versava nel più completo e desolante disordine. Vedendo che così non la si poteva durare, il Papa fece allora chiamare il suo bibliotecario e gli chiese: «Monsignore, quanto vi occorrerebbe per mettere a posto tutti questi libri?». «Quindici giorni almeno, Santo Padre», rispose compito il prelato. Disse di nuovo il Papa: «Otto giorni bastano e avanzano. Anzi, voglio dimostrarvi che potreste farlo anche in un tempo assai più breve». Ed ordinò tosto ad un domestico di portargli una scala, mentre lo stupito bibliotecario si domandava tra sé come avrebbe potuto salirvi sopra il Papa, ormai così vecchio e debole. Quando la scala fu portata nella stanza, Leone XIII con calma serafica illustrò allo sbigottito monsignore la sua personale idea di come si dovesse procedere al riordino dei libri, e alla fine gli disse: «Si fa così e così. Ed ora, Monsignore, resterete qui finché la biblioteca non sarà in perfetto ordine. Il mio domestico vi chiuderà dentro e provvederà a portarvi il necessario per mangiare e sostenervi». Soltanto sei giorni dopo le librerie papali erano un modello d’ordine e perfezione!