Giovedì 25 Marzo, la solennità dell’Annunciazione e il mistero dell’Incarnazione
di Redazione Sito ·
Giovedì 25 Marzo, la solennità dell'Annunciazione e il mistero dell'Incarnazione
Quasi sul finire del mese di marzo, mentre la Quaresima di solito volge ormai al termine, la Chiesa celebra la solennità dell'Annunciazione del Signore, una festa dedicata a Gesù, ma in ugual misura a Sua madre Maria, «congiunta indissolubilmente con l’opera salvifica del Figlio». Anche nella nostra Parrocchia numerosi fedeli hanno partecipato alla santa messa delle ore 17.00 di giovedì 25 marzo, per l'occasione trasmessa anche in diretta streaming, soffermandosi a pregare e meditare sul mistero dell'Incarnazione grazie anche al suggestivo dipinto esposto per l'occasione dinanzi all'altare. La celebrazione, presieduta come di consueto dal nostro parroco don Mauro Tramelli, è stata resa ancora più solenne grazie ai numerosi canti mariani intonati in onore della Beata Vergine.
Anche se non è più una festa di precetto, poche festività possono vantare l’importanza dell’Annunciazione. Essa si pone infatti al centro della storia della salvezza, in quanto rappresenta l’inizio dei tempi nuovi, della nuova alleanza tra Dio e l’uomo. È con l’Annunciazione che si mette in moto quel piano divino che culminerà con la nascita di Gesù, e soprattutto con la sua morte e resurrezione. L'incontro tra Maria e il messo celeste, l’arcangelo Gabriele, nel piccolo borgo di Nazareth, narrato unicamente nel Vangelo di Luca (1, 26-38) è infatti un incontro fondamentale, un incontro destinato a cambiare, a rovesciare completamente, le sorti dell’umanità, in quanto fu in quell’occasione che l’Arcangelo, messaggero di Dio, annunciò appunto ad una giovane fanciulla l’imminente nascita del Messia, vero uomo e vero Dio, generato e non creato dal Padre e fattosi uomo per la nostra salvezza.
Maria simboleggia l’attesa di Israele che trova finalmente compimento nella venuta del Salvatore, a lungo atteso da Israele e annunciato nei vati dei profeti. L'accettazione fiduciosa e serena del destino voluto per lei da Dio, l’obbedienza con cui si affida alla volontà divina, e soprattutto l’immenso amore contraddistingue Maria da questo momento in poi, come dicevamo, sono indissolubilmente legati all’opera di salvezza operata da Cristo. In Maria la Salvezza è già una realtà, nell’istante stesso in cui la sua promessa viene pronunciata: «Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Luca 1, 31-33).
Quando il messaggero divino le annunzia che sua cugina, l'anziana Elisabetta, da tutti ritenuta sterile, ha concepito un figlio ed è ormai al sesto mese di gravidanza, Maria, dopo un primo momento di turbamento, non ha più dubbi, non conosce più esitazioni e risponde così all'Angelo: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». Parole di umiltà e obbedienza, e allo stesso tempo di incredibile potenza. Nell’istante in cui si affida completamente alla volontà di Dio Maria rappresenta tutto il meglio che l’umanità può incarnare e offrire, e Dio stesso la eleva al di sopra di tutto e di tutti. È proprio così che anche noi dovremmo vivere questa festività, come un invito all’umiltà, al coraggio di affidarci completamente a Dio, senza remore, senza domande, senza affanni, proprio come ha fatto Maria, che ci ha riaperto le porte del Cielo.