“Nemo tam Màter quàm Maria”, Madre della Chiesa e Madre nostra
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
"Nemo tam Màter quàm Maria", Madre della Chiesa e Madre nostra
«Nemo tam Màter quàm Maria!», nessuno ci è tanto Mamma come la Madonna!, così scriveva - più di milleottocento anni fa - Sant'Efrem il Siro. «O Vergine, o Signora, o Tuttasanta, Che bei nomi ti serba ogni loquela!», così cantava il grande Poeta cristiano in una delle sue celebri odi. Tanti (tutti poetici e ricchi di teologia) sono in effetti i titoli di lode con cui salutiamo la Vergine Maria nelle Litanie Lauretane.
Sede della Sapienza, Rifugio dei peccatori, Specchio di perfezione, Arca dell’Alleanza, Stella Mattutina si alternano nel canto e nella preghiera devota, ma uno di questi, forse poco noto, ci addita Maria proprio come Madre, non solo di Gesù ma della Chiesa tutta, il popolo santo che Dio raduna nel mondo intero e che vive della Parola e del Corpo di Cristo, e quindi Madre amorevole di ciascuno di noi. Perché è stato Gesù stesso a proclamare Maria come nostra madre dall’alto della Croce, sulla brulla cima del Calvario.
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. (Giovanni 19,25-27)
Questo passo, peraltro conosciutissimo, esprime come meglio non si potrebbe il titolo di Maria Madre della Chiesa, madre appunto di tutti i credenti, qui impersonati da Giovanni, il discepolo che Gesù amava, quel discepolo che Gesù stesso, prima di rendere lo spirito all’Eterno Padre, affida alla Madonna come un figlio da custodire e da amare teneramente, da rigenerare alla vita divina come solo Lei può fare. Non è semplice devozione mariana, dunque, pregare la Vergine con questo titolo, ma è obbedire al volere di Gesù, proprio come ci viene tramandato dalle Scritture: Egli, con le parole che pronuncia in punto di morte, intende chiedere a Maria di prendersi cura di ogni uomo, di ogni credente in Cristo, ma chiede anche a ogni uomo, a ciascuno di noi, di sentirsi legato da un rapporto filiale e intimo con Maria, che ci ha dato con Gesù la sorgente stessa della grazia.
Già nei primi secoli dell’era cristiana, alcuni Padri della Chiesa, come San Giustino, Sant'Ireneo di Lione, San Leone Magno, fanno un parallelismo tra Eva, madre dei peccatori (ossia dei morti alla grazia), e Maria, madre dei vivificati dalla grazia, attraverso l’opera di salvezza operata da Cristo. Anche Sant’Agostino afferma che Maria è Madre di tutti gli uomini «perché ha cooperato con la sua carità alla nascita dei fedeli nella Chiesa, i quali di quel Capo sono le membra». Anche se risale ai primordi del cristianesimo, il titolo di Maria Madre della Chiesa fu proclamato solennemente da papa Paolo VI il 21 novembre 1964, nell’atto di promulgare la costituzione apostolica Lumen Gentium, che al capitolo VIII approfondisce il ruolo eccezionale di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa. Stupende e ricche di significato profondo sono le parole con cui viene tratteggiata la figura della Madonna (Lumen Gentium, 61):
«La Beata Vergine, col concepire Cristo, adorarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel tempio, soffrire col Figlio morente in croce, cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, con l’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo fu per noi Madre nell’ordine della grazia. E questa maternità perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato nell’Annunciazione e mantenuto senza esitazione sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti».
Ancora più di recente, l'11 febbraio 2018, in occasione del 160° anniversario della prima apparizione della Madonna a Lourdes, è stato papa Francesco a decidere l’iscrizione nel Calendario Romano di questa nuova memoria obbligatoria per la Chiesa universale, fissandola al lunedì di Pentecoste di ogni anno, un giorno non casuale poiché successivo alla domenica di Pentecoste, in cui si fa memoria della discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, primi testimoni e annunciatori della Chiesa nascente, riuniti proprio con la Madonna nel Cenacolo, cinquanta giorni dopo la Risurrezione di Cristo.
Il mistero che promana dalla figura della Vergine Madre si avverte con incomparabile bellezza negli splendidi versi di Sant’Efrem il Siro, che possiamo considerare quasi come il primo poeta e cantore della Madonna, la cui figura lo riempie di ammirazione e di stupore: «Nessuno, o Signore sa come chiamare la madre tua. Se la chiama Vergine, vi è la presenza del Figlio; se la chiama sposa, si rende conto che nessuno l’ha conosciuta. Un prodigio è la Madre tua! Il seno della madre tua ha sovvertito l’ordine delle cose. Il Creatore di tutte le cose vi entrò ricco e ne uscì mendicante. C’è un bambino nell’utero e il sigillo verginale rimase illeso. O grande portento!». Efrem si rivolge a Maria con quella confidenza da cui nasce la preghiera fiduciosa, espressione dell'amore filiale, come quella che riportiamo di seguito, a cui ci uniamo devoti e partecipi, chiedendole di aver pietà di noi tutti:
«O Maria, nostra mediatrice, in te il genere umano ripone tutta la sua gioia. Da te attende protezione. In te solo trova il suo rifugio. Ed ecco, anch’io vengo a te con tutto il mio fervore, perché non ho coraggio di avvicinarmi a tuo Figlio: pertanto imploro la tua intercessione per ottenere salvezza. O tu che sei compassionevole, o tu che sei la Madre del Dio di misericordia, abbi pietà di me».