Lunedì 17 Gennaio, la liturgia ricorda Sant’Antonio, il padre dei monaci
di Redazione Sito ·
Lunedì 17 Gennaio, la liturgia ricorda Sant'Antonio, il padre dei monaci
Quest’oggi, lunedì 17 gennaio, è stata ricordata nella liturgia la memoria di Sant’Antonio Abate, uno dei più illustri e famosi eremiti della storia della Chiesa. La ricorrenza di Sant’Antonio è legata da molti secoli a tutto ciò che concerne la tradizione rurale e il mondo contadino, e proprio per questo in questo giorno si rinnovano gli antichi riti della benedizione degli animali, dei mezzi agricoli e di tutto ciò che contribuisce a un terreno fecondo, ma anche del sale. Esso, fino a non molti decenni fa, era davvero molto prezioso e serviva, oltre che per insaporire i cibi, a conservare le carni, purificare e disinfettare le ferite di animali e uomini e allontanare gli spiriti cattivi. La benedizione del sale ci ricorda che anche noi siamo preziosi, chiamati ad essere il "sale della terra", come è scritto nel Vangelo di Matteo, e invitati perciò ad invocare il dono della sapienza.
Antonio nacque in Egitto a Qumans, un tempo nota come Coma, il 12 gennaio 251. Appartenente a una famiglia di agiati agricoltori di fede cristiana, il giovane Antonio dovette ben presto affrontare le difficoltà della vita. Rimasto orfano di entrambi i genitori prima di compiere vent’anni, si ritrovò con un patrimonio di terre da gestire e una sorella minore a cui badare. La chiamata del Signore non tardò però ad arrivare e, per seguire l’esortazione evangelica «se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri» (Matteo 19,21), che aveva udito durante una messa, Antonio non esitò a donare tutti i suoi averi ai poveri, affidò sua sorella ad una comunità femminile e iniziò la sua vita solitaria fatta di preghiera, povertà e castità, dapprima in una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso. Seguirono molti anni di solitudine e privazioni durante i quali fu assalito da tremendi dubbi riguardanti la sua scelta di vita e anche da molte tentazioni del demonio, che già aveva tentato nel deserto il Maestro di Antonio, all’inizio della sua vita pubblica.
Con il tempo molte persone cercavano la sua vicinanza e Sant'Antonio iniziò a dedicarsi alla cura dei malati: molte persone da tutto l'Oriente accorrevano da lui, attratte dalla sua fama di santità. Anche il grande imperatore Costantino e i suoi figli ne cercarono il consiglio. Gli ultimi anni della sua vita Antonio li trascorse nel deserto della Tebaide, dedicandosi alla preghiera e alla coltivazione di un piccolo orto per il suo sostentamento. Morì probabilmente nel 356, all’età di 105 anni e venne sepolto in un luogo segreto dai suoi discepoli. La sua vicenda è raccontata da un discepolo, Sant'Atanasio, che contribuì a farne conoscere l'esempio in tutta la Chiesa: tanti furono i suoi discepoli, che finì con l'essere chiamato padre dei monaci.
Il culto del Santo eremita egiziano è molto antico qui a Pontenure: già nel Settecento antichi documenti attestano la presenza di un altare a lui dedicato, che condivideva con Sant’Isidoro, un altro santo venerato come patrono e protettore dei contadini. Presso quest'altare era allora conservato un presepio con statue di legno. Come si può vedere anche nella nostra chiesa, che conserva una bella statua novecentesca di Sant’Antonio in legno di Ortisei, il santo eremita per eccellenza è rappresentato con un maiale al suo fianco, in quanto il grasso di questo animale era utilizzato come unguento per i malati afflitti dall’herpes zoster, un disturbo ancora oggi conosciuto popolarmente come "fuoco di Sant’Antonio".
Anche la nostra comunità parrocchiale ha reso più solenne questa giornata di festa con due celebrazioni eucaristiche, durante le quali come è consuetudine si è rinnovata la benedizione del sale e degli animali domestici, che per un giorno sono entrati in chiesa e hanno potuto "partecipare" alla santa messa accovacciati o in braccio ai loro padroni, o forse, come ha affermato scherzosamente nella sua omelia il nostro parroco don Mauro, per una volta hanno portato a messa i loro padroni!
Luca T.
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