Al servizio della Comunità, i ministri straordinari dell’Eucarestia… si raccontano! (II parte)
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Al servizio della Comunità, i ministri straordinari dell'Eucarestia...
si raccontano! (II parte)
Prosegue il nostro viaggio alla scoperta dei ministri straordinari dell’Eucarestia che operano nella nostra Comunità. Buona lettura con qualche altra testimonianza altrettanto interessante. Qui la prima parte.
Luciano C. - Spesso penso a quanto la mia persona sia inadeguata a svolgere questo ministero, che mi pone davanti a ciò che è centro della nostra fede. Nella mia povertà e fragilità mi ripeto come possa essere che Dio affidi sé stesso a me. Ripenso spesso alle parole di Gesù: “Siate perfetti come il Padre mio”, e mi accorgo quanto sia difficile il cammino verso tale meta. Quando il parroco di allora mi propose questo incarico, io accettai, pur rendendomi conto della mia indegnità, cercando di lasciar fare a Dio e di rendermi strumento di tale Mistero. Per tante persone il ricevere l’Eucarestia è un momento di conforto nelle tempeste della vita. Mi accosto ai malati con la predisposizione all’ascolto, senza mettere davanti me, ma, umilmente Colui che sto portando. Gratuitamente abbiamo ricevuto e gratuitamente dobbiamo dare. Viviamo però, almeno in molti, tale Mistero come un’abitudine, qualcosa di scontato, con superficialità. Le vie del Signore non sono le nostre vie, ho vissuto momenti di silenzio da parte di Dio, magari non ne ho saputo coglierne i segni. Davanti alle difficoltà e al male, mi trovo spesso vuoto, senza risposte, senza voglia di andare avanti. Ho capito, però, che come ci ricorda il Vangelo: “Senza di me non potete fare nulla”. Direi a chi sente la chiamata del Signore, qualsiasi chiamata, di affidarsi a Lui di lasciare aperta la porta, di confidare in Lui e nella sua Santissima Madre.
Rosa M. - Ho sempre operato come volontaria all’interno della Parrocchia, con il catechismo, lo sport, la partecipazione al coro e l’animazione delle Messe giornaliere e partecipando a iniziative per sostenere economicamente l’Oratorio. Ho sempre fatto queste cose con grande entusiasmo e impegno. Quando mi è stato chiesto di diventare Ministro Straordinario, però, ho esitato: è per me un compito molto delicato e prezioso, bisogna tenere in mano il corpo di Cristo e non me ne sentivo degna. Per fortuna, mi sono confrontata con alcune amiche fidate, che mi hanno aiutato a focalizzare il fatto che non potessi giudicarmi, perché questo spetta solo a Dio, ma che potevo fare tanto bene! È stata una lotta con me stessa, ma l’invito di Gesù a fidarmi di lui, ha vinto. Mi piace davvero tanto portare l’Eucarestia alle persone malate o sole, in casa! È un momento di condivisione profonda! Mi raccontano le loro storie e questo mi arricchisce molto. Inoltre, partecipando ai loro momenti di difficoltà, custodisco la parte preziosa della loro vita. Un aiuto fondamentale è stata la formazione svolta dalla Diocesi e la possibilità di confrontarmi con altri Ministri Straordinari: ascoltando gli altri, a volte ascolto con più attenzione me stessa, il dialogo mi offre nuovi punti di vista e soprattutto non mi sento sola nel portare Cristo agli altri. Perché è una cosa troppo grande e forte per una persona sola, questo compito, ma lo faccio a nome della Chiesa e della comunità. Se dovessi riassumere la mia esperienza di Ministro Straordinario dell’Eucarestia, sceglierei le parole di San Paolo ai Corinzi: “Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia. Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene”.
Paola - Accogliere e custodire la Parola di Dio perché questo ci permette di vivere la nostra vita in modo più fecondo. Ho ricevuto il mandato dal parroco di distribuire l’Eucarestia durante una messa e ho capito che era un servizio che potevo fare. Ho quindi chiesto di fare il corso per diventare Ministro straordinario, per rendere un servizio alla mia chiesa. Mi è stato anche chiesto di portare la comunione ai malati e a chi non poteva venire in chiesa, questo servizio si è poi rivelato un grande dono per la mia vita. L’incontro con persone così fragili, che sono anche quelli più riconoscenti all’amore di Dio, persone che ti aspettano con tanta gioia per ricevere Gesù nei loro cuori è un grande dono. Fa riflettere perché nonostante vivano tutto il giorno a letto o in poltrona hanno una serenità e una gioia che solo quell’Amore può dare. Se riusciamo noi a viverlo con lo Spirito che ci dona Gesù, e viviamo la relazione con Dio come risposta d’amore possiamo trasmettere quella speranza che identifichiamo con la vita eterna che comincia qui ed ora. La testimonianza di anziani e malati che vivono le loro giornate alla presenza del Signore con la preghiera continua, ma anche chi vive con gioia accettando la vecchiaia e le malattie mi conferma ciò che il Papa continua a dire: “la vecchiaia è un dono”. Ci sono tante vocazioni diverse. Il Signore ci raggiunge negli ambiti più svariati e più idonei a noi. Chi decide di seguirlo è perché risponde al suo Amore non per prestigio o potere. È importante donare tempo per donarsi, come Lui si è donato a noi e ascoltare gli altri per far sentire amata e importante la persona, specialmente oggi, dove nessuno ha più tempo per l’ascolto.
Rosa P. - Quando ho accettato di diventare Ministro straordinario dell’Eucarestia, ho avvertito tanta responsabilità. L’invito mi è stato rivolto da don Giovanni Vincini nel 1988; la mia prima reazione è stata quella di non sentirmi all’altezza. Lui mi ha incoraggiata dicendomi che sarebbe stato un servizio rivolto alla comunità. Da circa quattro anni, ho però ritenuto opportuno lasciare per motivi legati alla salute e all’età. Non è difficile seguire le regole “pratiche”, quello che conta è soprattutto l’esempio nel vivere quotidiano. Ho seguito soprattutto gli ammalati, dai quali mi recavo di domenica una volta al mese e che venivano assegnati a ciascuno di noi dal parroco in carica. Ricordo che una volta ho portato l’Eucarestia nello stesso giorno a 14 persone. Mi affezionavo a loro e loro a me, per me erano tutti cari allo stesso modo. Ho ricevuto moltissimo: sentivo tanto affetto, stima, riconoscenza. La Comunione impartita e ricevuta ci abbracciava, unendoci in un legame forte, quasi indicibile, perché ci cibavamo dello stesso Corpo. Direi che questo servizio ha continuato un percorso iniziato fin da bambina, in famiglia, ha contribuito alla sua maturazione e forse per questo mi è stato più facile accettare la chiamata. L’impegno dei laici nella chiesa è un servizio prezioso, va fatto con umiltà e responsabilità, non certo per apparire o voler sostituire la figura del sacerdote ponendosi alla stessa stregua di chi ha ricevuto il sacramento dell’Ordine. Se qualcuno sentisse la chiamata, consiglierei di accettare, perché c’è sempre bisogno di un aiuto per la crescita della Comunità nella fede. Molto importanti sono l’attenzione e la sensibilità del parroco, che forse più di altri conosce i suoi parrocchiani e li può avvicinare, senza forzarli, orientandoli su questa strada di servizio. Non dimentichiamo che è il Signore a chiamare e Lui conosce i tempi e i modi per parlare al nostro cuore.
a cura di Luca T.