Due seminaristi a Roma per… Mons. Scalabrini, testimonianze, emozioni e ricordi
di Redazione Sito ·
Due seminaristi a Roma per... Mons. Scalabrini, testimonianze, emozioni e ricordi
Nello scorso mese di ottobre anche Gianni e Robert, i due giovani seminaristi che prestano servizio presso la nostra Parrocchia hanno avuto la possibilità di partecipare, in compagnia dei loro professori e compagni di studio del Collegio "Alberoni", alla solenne celebrazione di canonizzazione del beato Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza dal 1875 al 1905, che domenica 9 ottobre è stato proclamato Santo da papa Francesco insieme al laico salesiano Artemide Zatti. Ecco di seguito le loro personali testimonianze su queste suggestive giornate che hano trascorso nella Capitale e sulle tante emozioni che quest'esperienza ha lasciato dentro di loro. Buona lettura!
Gianni. - Come Collegio Alberoni, insieme ai nostri formatori, siamo stati a Roma lo scorso ottobre per la canonizzazione di Mons. Scalabrini. Sono stati giorni ricchi ed intensi, di particolare grazia, per i vari incontri che abbiamo avuto. Domenica mattina, 9 ottobre, abbiamo assistito alla celebrazione della canonizzazione presieduta da papa Francesco in piazza San Pietro; il Santo Padre ci ha ricordato l’importanza dell’accoglienza, dell’accogliere ma anche del sentirsi accolti. Scalabrini in questo è stato un maestro, basti ricordare quanto ha combattuto e sostenuto i nostri connazionali che all’inizio del Novecento, a causa della miseria, erano costretti ad emigrare in terre lontane, tanto che ancora oggi è ricordato come il Santo dei migranti.
Sono stati momenti intesi e forti quando il Santo Padre ha pronunciato la formula di iscrizione nel libro dei Santi… in quel momento senti con forza l’appartenenza alla Chiesa “militante”, la comunità di credenti che lotta e soffre sulla terra, ma anche la comunione con la Chiesa “trionfante”, ossia quella celeste. Domenica pomeriggio abbiamo poi avuto la possibilità di visitare la Basilica di San Pietro, grazie al mio parroco di infanzia, mons. Orazio Pepe, che ora è il segretario della Fabbrica di San Pietro (organismo che si occupa della gestione della Basilica). Nel corso della nostra visita, mons. Pepe ci ha illustrato vari aspetti della basilica che a primo impatto magari non noti. Abbiamo visitato da vicino anche la Pietà di Michelangelo, e poi siamo scesi giù nelle tombe dei papi. Per me è stato un momento forte quando siamo arrivati sulla tomba di San Pietro e abbiamo recitato il Credo: proprio lì dove riposa l’apostolo che Cristo chiamò a pascere il suo gregge abbiamo rinnovato con lui la professione di fede, abbiamo detto “l’eccomi” cristiano, il sì di accettare Cristo nella nostra vita.
Il giorno dopo, lunedì 10 ottobre, siamo stati ricevuti in udienza in Aula Nervi dal Papa. Ci è stato possibile incontrarlo da vicino perché è passato accanto a noi con la sedia a rotelle. Ho visto un pontefice stanco, ma con la voglia di sorridere, la voglia di dare ancora testimonianza a questa Chiesa, a questi uomini che sono assetati di Cristo e che attraverso le parole del Santo Padre possono trovare di nuovo la speranza e la gioia del Vangelo. La Chiesa Piacentina ha un nuovo Santo, è un nuovo volto da venerare: possiamo confidare nella sua continua intercessione presso Dio. Ora abbiamo una nuova testimonianza di vita cristiana, grazie alla quale possiamo imparare a vivere sempre più secondo Cristo e il Vangelo.
Robert. - Sono andato a Roma dall'8 all'11 ottobre e ho partecipato alla messa della canonizzazione di Giovanni Battista Scalabrini e Artemide Zatti. In piazza San Pietro, di fronte alla Basilica, domenica 9 ottobre, è stata celebrata, alla presenza di una bella "macedonia" di gente proveniente da tutta Italia e non solo, la messa di canonizzazione di questi due nuovi Santi.
Nella sua omelia, papa Francesco ci ha invitato a praticare due cose: camminare insieme e ringraziare. Nel camminare insieme, non possiamo escludere nessuno, per qualsiasi motivo, come ci ha testimoniato mons. Scalabrini. Prendendosi cura degli emigranti, egli ha provato giustamente che in Cristo siamo tutti una sola cosa. Ringraziare, invece, è uno modo di lodare Dio per tutti i suoi beni che dona a ciascuno di noi.
Infine, papa Francesco ci ha ricordato il nostro grande compito: «guardare oltre, guardare davanti verso un mondo e una Chiesa senza barriere e senza stranieri», proprio quello che ha caratterizzato tutta la vita e il ministero episcopale di Giovanni Battista Scalabrini. Per concludere, tutto è andato a meraviglia ed è stata una splendida esperienza.
a cura di Redazione sito parrocchiale