Caro papa Benedetto, dal profondo del cuore un umile ricordo di un grande Pontefice
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Caro papa Benedetto, dal profondo del cuore un umile ricordo di un grande Pontefice
Te Deum laudamus, ti ringraziamo davvero Signore per aver donato alla tua Chiesa un tale pastore! Il pontefice emerito Benedetto XVI è tornato alla casa del Padre alle 9.34 del 31 dicembre 2022. Se n'è andato in punta di piedi, con l'umiltà e la semplicità che l'hanno contraddistinto. "Signore ti amo", le ultime parole da lui pronunziate prima di morire, compendio e lascito di una lunga vita spesa tutta intera per la Chiesa. Semplice e colto, coraggioso e fedele alla verità, spesso incompreso e persino dileggiato (quasi sempre per ignoranza), con Joseph Ratzinger, nato il 16 aprile 1926, un Sabato Santo, in un piccolo villaggio della Baviera, scompare un vero gigante nella storia recente della Chiesa e uno dei più grandi teologi di tutti tempi. Dal profondo del cuore, tra un gran numero di ricordi e riflessioni ben più illustri, anche chi scrive, con filiale umiltà e profonda commozione, vuole lasciare attraverso queste povere righe un personale ringraziamento al Signore per il dono del papa emerito Benedetto, unitamente alla preghiera per la Chiesa, perchè il Signore non cessi mai di guidarla e donarle tali testimoni di Cristo e annunziatori del Vangelo. Riposa in pace servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore!
Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno. (2 Timoteo,7-8)
Benedictus Dominus, Deus Israel, davvero benedetto è il nome del Signore Altissimo, caro papa Benedetto. Si, vogliamo chiamarti così, senza mancarti di rispetto, speriamo, per sentirti ancora più vicino, usando quel nome che scegliesti per ricordare il grande padre del monachesimo occidentale. In questo modo ti sentiamo vicino proprio come quel giorno di quasi tredici anni fa quando ti vedemmo rivestito per la prima volta dei paramenti pontifici. Forse fosti sorpreso di quell’elezione, tenevi da tempo a ritirarti fra i tuoi amati libri, nella segreta officina degli studi, eppure, tra molti uomini illustri, i cardinali vollero chiamare te per succedere a un sì grande e Santo Pontefice, del quale eri per lunghi anni stato collaboratore fedele e appassionato. Ti sei presentato a noi come un "umile lavoratore della vigna del Signore", mai sei venuto meno a questo impegno, mai hai abbandonato questo spirito. Tutto crediamo tu abbia provato durante il tuo pontificato: la decadenza della fede, la solitudine del potere, la diffidenza del mondo, l’insofferenza della società, la difficoltà del governo, la sorpresa del tradimento, il venire meno delle forze. Ma al tempo stesso hai anche sperimentato la forza attrattiva del Vangelo, l'inesauribile vitalità della Chiesa, specie di quelle giovani dell’Africa e dell’Asia, il desiderio di pace di tanti popoli, la fecondità e i tanti frutti della carità, l’esempio intramontabile della famiglia, la forza del sangue dei martiri, la sete di verità e la voglia di senso dei giovani, la testimonianza degli anziani, l’opera appassionata e silenziosa di religiosi e laici, la vicinanza amorevole e la preghiera incessante di tanti fedeli, sparsi per tutta la terra, perché ovunque il Vangelo del Signore è proclamato alle genti.
Magnificat anima mea Dominum, et exsultavit spíritus meus, sì, anche noi lodiamo il Signore ed esultiamo con la Beata Vergine Maria per il dono che Egli ci ha fatto chiamandoti nel numero dei suoi ministri e scegliendoti poi quale vicario del "dolce Cristo in terra". Hai sempre avuto lo sguardo cristallino e profetico, capace di precorrere lo scorrere dei tempi e indovinare i moti della Storia. Non hai dimenticato la priorità suprema, quella di "rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio", e tutto hai donato a questa missione. Sei stato un grande Papa, anche se al mondo forse sembrerà presuntuoso questo titolo, teologo fra i più raffinati, ricercatore profondo del bello e del vero, entusiasta scopritore del nuovo, testimone inesausto del dialogo e della pace, restauratore e cultore della liturgia, custode autentico dello spirito del Concilio, servitore fedele della Chiesa, difensore della fede, mai disgiunta dalla ragione, annunciatore instancabile della bellezza del Vangelo e dei principi di Dio che non passano con le maree, giacché sono eterni, inscritti nel cuore dell’uomo. Ci hai lasciato infatti insegnamenti e valori che non tramonteranno mai: non li vinceranno né scorrere dei giorni e neppure gli effimeri desideri dell’uomo, ormai dimentico della Verità e troppo sazio del niente. Essi rivivono e vivranno nella pacatezza dei gesti, nella mitezza dello sguardo, nella dolcezza del sorriso. Sei stato scrittore prolifico e ispirato di libri ed encicliche, predicatore appassionato di omelie che non smetteremo di ricordare, paragonabili per la loro sapienza a quelle, splendide, di un altro grande Papa, San Leone Magno, a cui ti accomunano i tempi in cui sei venuto a dare testimonianza del tuo e del nostro Dio, tempi inquieti e pieni di travaglio ma anche promessa del futuro, i quali portano con loro, vogliamo e dobbiamo sperarlo, la promessa della rinascita, dei cieli nuovi e della terra nuova.
Nunc dimittis servum tuum Domine, lascia o Signore che il tuo servo vada in pace, cantava il vegliardo Simeone quando i suoi occhi videro il compiersi della Salvezza, quel Bambino luce delle genti. A questo traguardo, a questo così atteso "incontro" con Colui che definisti il "giudice della mia vita" (e della nostra), ti sei lungamente preparato in questi ultimi anni, nel ritiro dell’eremo, nella devozione della preghiera, nel silenzio dell’adorazione, nella nostalgia dell’attesa. Eri celato ai nostri occhi, spesso curiosi e inquieti, eppure ti abbiamo sempre sentito vicino nella veglia orante e incessante per la Chiesa e per l’umanità tutta, come un compagno di viaggio, un fratello maggiore, un semplice “pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra”. Ora il cammino si è concluso, nell’ultimo giorno dell’anno, nel giorno in cui la Chiesa ricorda quel Pontefice che vide la fine delle persecuzioni, la pace per la Chiesa, il ripristino della ortodossia, il trionfo della Verità. Proprio quella stessa Verità, che ha un volto e un nome: Gesù Cristo, che hai insegnato agli uomini e ci hai invitato a ricercare con sguardo profetico, senza mai stancarti: avevi scommesso tutto sulla Verità, quella a cui il mondo attuale non crede ma che non hai mai cessato di annunziare e di difendere, certo, come il buon seminatore della Parabola, che parte della semente sarebbe infine caduta sul terreno buono e avrebbe dato frutto. E ne ha dato molto. A noi il compito di custodire e trasmettere il tuo insegnamento, integralmente e senza paura, perché ne produca altrettanto anche in futuro.
In paradisium deducant te angeli, sì in Paradiso ti accompagnino gli angeli, perché anche tu sei stato un meraviglioso faro per le nostre vite spirituali, un faro che ardeva illuminando con la luce di Cristo le tenebre di questo mondo. Oggi, il tuo lumicino sulla terra si proietta nell'eterna luce divina. "Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere! Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo". Queste poche parole, che tutto riassumono, sono il tuo testamento, l’ultimo dei doni che hai lasciato alla Chiesa e al mondo, caro papa Benedetto. Attingeremo forza dal tuo insegnamento, consolazione dal tuo esempio, certezza dalla tua eredità. Grazie, papa Benedetto. Ora riposa nella pace del Signore che hai tanto amato e continua a pregare per noi peccatori e per la Santa Chiesa a cui hai donato la tua vita.
Luca T.
Un saluto, quello a papà Benedetto XVI, molto intimo e sentito