Papa Francesco: a dieci anni da quel “buonasera”
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Papa Francesco: a dieci anni da quel "buonasera"
Due riflessioni per ricordare i dieci anni di pontificato di Papa Francesco
Quest'oggi, lunedì 13 marzo, ricorre il decimo anniversario dall'elezione al soglio di Pietro di papa Francesco. Con affetto ricordiamo, di quella serata romana, il suo affacciarsi dalla loggia della Basilica di San Pietro, il suo approccio caloroso e quasi un po' timido, la voce pacata con cui ha espresso il suo primo saluto con uno spontaneo "Buonasera", cosa che nessun pontefice aveva mai fatto: un inedito persino per Roma, la Città Eterna, che molta acqua ha visto scorrere sotto i ponti del Tevere.
D'altronde papa Francesco è il primo per molti aspetti: primo a scegliere il nome Francesco, primo gesuita a succedere a Pietro, primo pontefice proveniente dal continente americano, primo a non avere al collo la croce d'oro e... perché no, primo tra i papi a indossare un paio di scarpe personali non di color rosso.
Un Papa che già dal suo nome ha fato una netta scelta di campo verso i poveri, gli ultimi, gli immigrati: come non ricordare il suo viaggio a Lampedusa o l'apertura dell'anno santo della Misericordia a Bangui, nella Repubblica Centrafricana, e alla struttura della Caritas romana presso la stazione Termini.
Un papato, fin da subito, improntato verso la misericordia infinita del Padre e verso una Chiesa in uscita, verso le periferie, gli emarginati, gli anziani, le persone deboli, verso coloro che il Papa definisce come trascurati dalla cultura dello scarto. Il suo richiamo accorato e costante alla pace, al porre fine a quella terza guerra mondiale a pezzi che avviluppa e soffoca tutte le culture e civiltà. E quell'invito che ricorre sempre, a ogni Angelus: "ricordatevi di pregare per me", pronunciato con umiltà e quasi con circospezione, ma con la consapevolezza che solo in Dio ci si può fidare e affidare.
Ringraziamo il Signore e preghiamo con fede e con gioia per il Papa, affinché la sua testimonianza e il suo apostolato siano sempre vive e forti.
Luciano C.
Sono trascorsi ben dieci anni da quando un allora quasi sconosciuto cardinale argentino, Jorge Mario Bergoglio, fra lo stupore generale si affacciò per la prima volta su piazza San Pietro, presentandosi alla città di Roma e al mondo intero con l’inconsueto nome di Francesco, il Papa venuto "quasi dalla fine del mondo". Nomen omen, il destino nel nome, dicevano i latini, e almeno in questo caso la massima risponde a verità. Dieci anni non sono quasi nulla nella millenaria storia della Chiesa, ma questi due lustri sono stati segnati da così tanti e sorprendenti cambiamenti da restare nella storia. Non viviamo in un'epoca di cambiamenti, infatti, ma un cambiamento d’epoca, come riconosciuto più volte dallo stesso Pontefice.
Papa Francesco ha dovuto reggere il timone della barca di Pietro in un periodo storico a dir poco difficile e tormentato, caratterizzato da sfide e grandi sconvolgimenti, per nulla ignoti peraltro, perché da quando esiste la storia hanno accompagnato il progredire dell’umanità. La pestilenza, la fame, la guerra, i disastri naturali, in fondo, sono nemici antichi dell’uomo quanto il peccato, e neppure oggi sono stati sconfitti da un’umanità che crede di governare la genetica e ambisce perfino a colonizzare lo spazio.
Ci piace ricordare, in questa data simbolica, in questo giorno solenne, quanto Papa Francesco diceva nel maggio 2013, quando invocava lo Spirito Santo al fine di soccorrere la Chiesa, per darle "il coraggio di annunciare la novità del Vangelo di Gesù a tutti, con franchezza, a voce alta, in ogni tempo e in ogni luogo. (…) Viviamo con umiltà e coraggio il Vangelo! Testimoniamo la novità, la speranza, la gioia che il Signore porta nella vita". Un programma senza dubbio impegnativo ma fondato sul Vangelo vissuto, carico di profezia e sapienza, che non deve e soprattutto non merita di essere abbandonato.
Per realizzare appieno questo programma ci vorrebbe davvero una Chiesa evangelizzatrice e missionaria, una Chiesa in grado di essere il sale della terra, il lievito capace di fermentare un’umanità sperduta e disillusa, ormai preda del benessere e dei suoi egoismi. Una Chiesa credibile e coerente, autentica testimone del Suo Signore crocifisso, morto e risorto, capace di essere ancora ascoltata, capace di condurre l’umanità a Cristo, unica via, verità e vita, capace di andare oltre l’immagine di una delle tante (pur lodevoli) Ong, capace di far ritrovare agli uomini il gusto di guardare verso l’Alto e di non essere schiavi dei poteri terreni, qualsiasi essi siano. Ecco, il nostro umile augurio è questo, che Papa Francesco non perda mai questo coraggio che viene dalla Verità e che quanto aveva sognato nel maggio di dieci anni fa possa diventare quanto prima realtà.
Luca T.
Due riflessioni ricche e articolate. Buon compleanno papa Francesco, la ns preghiera ti accompagni