Quaresima 2023: Lazzaro – Libera il futuro
di Redazione Sito ·
Quaresima 2023: Lazzaro - Libera il futuro
Testo tratto dalla Lectio per la quinta settimana della Quaresima pubblicato dalla Diocesi
Lazzaro viene liberato dalla morte, ma solo per un po’ di tempo. Nell’incontro con Gesù e il suo Vangelo, nell’accoglienza della comunità dei discepoli, noi veniamo liberati dalla paura della morte, quella che segna tutto il nostro agire, il nostro pensare, il nostro bisogno di rassicurazione. Se abbiamo con noi Gesù il liberatore, la sua azione ci sollecita a relativizzare e nostre ansie, a guardare al futuro con fiducia, a scommettere sul bene, sempre, senza lasciarci deformare dalle paure.
IL VANGELO - Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 11,1-45)
In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?».
Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
MEDITAZIONE - di don Giuseppe Busani
Gesù voleva molto bene a Marta, Maria e Lazzaro, provava nei loro confronti un affetto sincero, intimo, gratuito: erano i suoi amici. Le sorelle, allora, quando il fratello si aggrava, si preoccupano di informarlo della situazione: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato» (Gv 11,3). Egli, però, ricevuta la notizia, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava, prima di recarsi al suo capezzale (Gv 11,5). Gesù ama Lazzaro, e allora perché lo lascia morire? Marta appena viene a sapere dell’arrivo di Gesù gli corre incontro e parla a lui con franchezza: la comunicazione fra loro non è circospetta, né vaga. La donna esprime domande sofferte e legittime: «Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto» (Gv 11,21). Marta rimprovera Gesù per la distanza e ne rimpiange la vicinanza, perché sa bene che solo da quella prossimità nasce la vita. Nonostante tutto la sua fede regge il confronto con il momento drammatico della morte: «Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà» (Gv 11,22). Nel dialogo coraggioso e commovente che si apre tra i due amici in uno scambio ricco di sentimenti, scaturisce adagio adagio la professione di fede della donna. Davanti alla promessa di Gesù: «Tuo fratello risorgerà» (Gv 11,23), lei risponde: «Lo so, so che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno» (Gv 11,24). No, afferma Gesù: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?» (Gv 11,25). Non nell’ultimo giorno, dunque, ma già ora, nel rapporto con Lui (Gv 11,25) si può sperimentare il sapore autentico della risurrezione. «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo» (Gv 11,27). Gesù è datore di vita adesso, per chi crede in lui. Solo ora Marta può andare a chiamare sua sorella.
Maria va in fretta da Gesù (Gv 11,28): si alza dal luogo del cordoglio e si getta ai suoi piedi. Di fronte al peso di tutto quel dolore, inizialmente rimane accasciata. La sua reazione è diversa rispetto a quella della sorella: è più sobria nelle parole e più affettuosa nei gesti. La sua preghiera è una invocazione sommessa, discreta, colma di rispetto. Maria si esprime con il linguaggio indicibile delle lacrime. Quando Gesù la vede piangere, rimane profondamente scosso e, davanti alla tomba dell’amico, scoppia lui stesso in un pianto di commozione e sdegno. I due non intrattengono nessun dialogo, ma condividono le lacrime, lo scambio tenero di un pianto di lutto, che scioglie le parole avvinghiate, impedite, che non si riescono più a pronunciare. Potremmo quasi chiederci se questa reazione denunci più una mancanza di fede o un eccesso di lutto; invece, siamo davanti a una forma della fede molto potente, quella forma della fede che sente l’amore. Maria è colei che ama: il dialogo con Gesù è interrotto dalle lacrime che contagiano tutti. Maria crede senza il bisogno di proferire parola con nessuno, sente l’amore di Gesù, tocca la sua umanità.
Lazzaro tace: è ammalato, è morto, giace passivamente nel sepolcro, eppure mette tutti in movimento -Gesù, i discepoli, Marta e Maria, i Giudei-, non parla, ma fa parlare. Anche liberato dalle catene della morte, rimane sorprendentemente silenzioso, apparentemente privo di sentimenti e di desideri. Non parla, ma è sempre oggetto dei discorsi altrui; non agisce, ma smuove gli astanti. Il suo rapporto con Gesù si caratterizza per una discrezione che si connota per un esasperato riserbo: Lazzaro, infatti, è senza voce, senza opere, velato. Non ha titoli, non ha meriti, non ha doti o caratteristiche speciali. La sua identità, il suo volto, sono detti esclusivamente dalle sue relazioni: è qualificato solo come un amico e un fratello (Gv 11,3; Gv 11,5; Gv 11,16). È un amico circondato dagli amici. Perché? Perché Lazzaro, figura indimenticabile di silenzio, cede all’Altro il primato delle parole, dà voce a Gesù, che con lui, il quale non fa niente, può fare e dare tutto, rendendolo destinatario di una Parola più forte, che fa vivere e libera la verità della vita: «Lazzaro, vieni fuori» (Gv 11, 43). Egli si lascia amare, lascia fare, lascia parlare, accetta di ricevere da un Altro la sua esistenza. Ritorna in vita grazie a un grido di invocazione di Gesù, grazie alle suppliche e alle lacrime delle sorelle, grazie all’abbraccio degli amici.
La sua morte, come la croce di Gesù, continuano a rappresentare un motivo di scandalo, un mistero inquietante. Nel momento cruciale, anche Dio è distante: dice di amare, tuttavia sembra abbandonare. L’uomo, amato da Dio, si ritrova solo nel momento in cui avrebbe più bisogno della sua presenza. La promessa di vita pare quindi essere smentita di fronte allo scandalo della morte. Gesù stesso, per dare vita all’amico Lazzaro, compie il suo passo decisivo verso la croce: si reca, infatti, in Giudea, dove è ricercato per essere catturato (cfr. Gv 11, 47-57). Egli vince la morte con la sua morte; una morte che è per la gloria, Rivelazione della potenza del Padre: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?» (Gv 11,40). La risurrezione è già, fin da ora, un modo di vivere completamente nuovo, che permette di non restare esclusi da una pienezza di relazione che non finisce, in cui si trova il proprio posto perché Qualcuno ci fa posto. La risurrezione è la grazia di poter vivere anche la morte in relazione; è il passaggio dal silenzio delle relazioni alla loro rinascita inedita anche nel silenzio delle voci.