Quaresima 2023: le due facce della Croce
di Redazione Sito ·
Quaresima 2023: le due facce della Croce
Il dolore che ammutolisce, la speranza nella Resurrezione
Come sempre in Diocesi vengono proposte diverse occasioni per fare della Quaresima un tempo di riflessione e preghiera. Quest'anno il nostro vescovo, monsignor Adriano Cevolotto, ha voluto collocare la prima Statio della Via Crucis nella Casa "La Pellegrina" che ospita malati di Hiv- Aids. Giovedì 2 marzo, fedeli («oltre ogni immaginabile aspettativa» - ha sottolineato il nostro Vescovo) hanno partecipato, in profondo raccoglimento e condivisione, allo svilupparsi di un momento tanto intenso, iniziato con l'"accoglienza della Croce" portata da Federica e Max, proseguito nella preghiera e nell'ascolto della Parola (1 Re 17,1-16) e poi della testimonianza di Mirko (ospite della struttura) e Chiara (educatrice).
La canzone di Guccini Il vecchio e il bambino, così come la preghiera (Dio è un bacio...) di Luigi Verdi hanno aiutato ciascuno a rendere più intimo e profondo ciò che si stava vivendo. La Benedizione del Vescovo ha concluso l'incontro: una serata in cui protagonista era la Croce che, come lui ha affermato «... ha tanti volti e noi non dobbiamo fermarci solo alla parte che si vede, perché oltre al dramma della Passione, c'è il volto della Resurrezione e della Speranza». A questa esperienza così "forte" ha partecipato anche la parrocchia di Pontenure, presente con il Gruppo MASCI, alcuni membri del Rinnovamento nello Spirito e del Consiglio di Comunità.
Crediamo di fare cosa gradita, riportando di seguito le parole di Mirko e Chiara che con la loro testimonianza hanno toccato il nostro animo.
a cura di Rosita
La testimonianza di Mirko. - La Croce un segno di vita e di morte, segno di speranza e rinascita dove pregare e ascoltarci dentro. Quando facciamo il segno della croce, è come se chiedessimo a Dio di ascoltarci nel profondo. Una connessione invisibile, ma celestiale, un silenzio pieno di significato. Gesù Cristo è stato crocifisso in segno di speranza, che rappresenta il perdono dei peccati e la riconciliazione di Dio con l'Umanità. La crocifissione di Gesù rappresenta con la Croce, l'amore per eccellenza, la rincarnazione della propria missione di fede e di vita. Un segno semplice, ma con un significato potente che ognuno di noi può dare.
La testimonianza di Chiara. - "Uscire di casa e andare a sostare". Sostare mi sembra la parola che meglio racchiude tutto ciò che posso dire riguardo la mia esperienza di educatrice da tre anni alla “Pellegrina”. L'impatto è stato per me caldo cioè caloroso e complicato, perché arrivavo da ben altri ritmi, dove attraverso il "fare" mi sentivo utile. Quel fare che era diventato la normalità, non era più adeguato. Qui si vive un tempo decisamente più lento: il tempo della cronicità, del riposo, del rispetto dei ritmi che non sei tu a dettare. Poi è arrivato il Covid, non si poteva fare, ma quindi se non faccio... a che cosa servo?
Dopo che mi è stata mostrata l'immagine della Croce di questa Statio, mi è capitato di ascoltare Guccini e una canzone in particolare mi ha richiamato: Il vecchio e il bambino. "Un vecchio e un bambino si preser per mano", per me sta un po' tutto lì. Lo stare accanto, prendersi per mano, accompagnarsi, raccontarsi, condividere. "Un vecchio e un bambino si preser per mano e andarono insieme incontro alla sera". A questo movimento dell'andare in realtà non si contrappone
lo stare fermi, quel vagare nella memoria è la sosta di chi si ferma ad ascoltare una storia. Il vecchio contempla i suoi ricordi, il bambino contempla il vecchio invaghito invaghito dai suoi racconti. Questa canzone la conosco fin da quando sono piccola, mi è sembrata malinconica, la è. "...il giorno cadeva, il vecchio parlava e piano piangeva": ho riconosciuto quei colori, il rosso e il nero, le tonalità della malinconia. Ma i ricordi del vecchio rimandano a suggestioni più vivaci anche se ingrigite dal tempo. Ed ecco l'altro lato di questa Croce "...immagina questo coperto di grano, immagina i frutti, immagina i fiori (...) e in questa pianura fin dove si perde, crescevano gli alberi e tutto era verde". Così la memoria del vecchio diventa immaginazione per il bambino.
Ecco che mi sento un po' quella bambina che sta imparando, grazie anche alle persone che vivono in questa Casa, a conoscere l'altro lato, ad andare oltre al dogma/stereotipo della sofferenza. Certo la sofferenza c'è, c'è qui come in ognuno di noi. Ma non c'è solo quella, anzi c'è tanto e molto altro! E come quel bambino, sto imparando ad ascoltare per andare oltre. Non è facile, mi sento ancora sufficientemente "piccola" in questo, perché per ascoltare bisogna fermarsi ed era nel fare che avevo trovato il mio modo di sentirmi utile. Ma nella frenesia di sentirsi in movimento si rischia di dimenticarsi dell'altro. Portare a termine obiettivi... ma di chi? Portare a termine... che termine? E allora fermi. Un attimo. E quindi? E quindi ...stare. Sostare. So-Stare. SO...stare? Ci si sente inermi se lo si fa passivamente.
Quanto è difficile stare? Non nego alcune volte di essermi sentita, e di sentirmi ancora talvolta, spaventata da ciò, mi richiama l'impotenza. Che brutta sensazione, quando vorresti avere la bacchetta magica, quando spendi energie in fantasie inutili... inutili perché servirebbero forse solo a far sentire utile me, ma sono utili per l'altro? Qui sto ancora cercando la mia utilità, è una domanda che ancora mi faccio, affezzionata alla zona di comfort "faccio, quindi sono utile". Ho ancora tanto da imparare e da ascoltare. Quanto è bello stare! Permettersi di farlo, godere della possibilità e dell'occasione che qualcun altro ti dà di essergli accanto? "Accanto è un posto per pochi" diceva qualcuno, nel frattempo sto. Accanto. Sto per come meglio riesco, confidando nel fatto che fin che mi viene concesso questo posto privilegiato, e fin che ne riconosco il valore, la risposta alle mie domande arriverà ...se saprò ascoltare.
"... E gli occhi guardavano cose mai viste. E poi disse al vecchio con voce sognante: mi piaccion le fiabe, raccontane altre!"