Tutta la gioia della domenica Laetare nella messa con i bambini al Cimitero
di Redazione Sito ·
Tutta la gioia della domenica Laetare nella messa con i bambini al Cimitero
«Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l'amate, riunitevi», è il comando che ci ha consegnato la liturgia nel giorno del Signore. La gioia cristiana, quella vera e autentica, che vale assai di più della normale felicità terrena che dura un momento e poi sfiorisce, si è respirata anche domenica 19 marzo durante la santa messa celebrata in via straordinaria presso il Cimitero comunale di Pontenure. Alla celebrazione, una bella consuetudine ripresa quest'anno dopo la forzata pausa imposta dalla pandemia, hanno partecipato anche parecchi bambini e ragazzi delle varie classi del Catechismo, accompagnati ovviamente dai rispettivi catechisti ma anche da un considerevole numero di mamme, papà e nonni.
La gioiosa e vivace presenza dei bambini ha accompagnato con naturalezza i vari momenti della santa messa, celebrata come di consueto dal nostro parroco don Mauro Tramelli, mentre i suggestivi canti eseguiti dai cantori del Coro "Perfetta Letizia" ne hanno sottolineato lo svolgimento, donando con la loro bellezza la giusta solennità alla liturgia in questa quarta domenica di Quaresima.
È questa la domenica del tempo di Quaresima che la Chiesa fin dai tempi più antichi chiama "domenica Laetare", dal verbo latino con cui iniziava il poetico introito della messa, che invita per ben tre volte alla gioia e all'esultanza. In questo giorno la Chiesa sospende per qualche tempo le tristezze della Quaresima; i canti della messa non parlano che di gioia e di consolazione; si fa risentire l’organo, rimasto muto nelle tre domeniche precedenti; ricompaiono i fiori che ornano l'altare; si sostituiscono i paramenti viola con quelli rosa.
Nella sua omelia, dialogando con la consueta spontaneità con i tanti bambini presenti, don Mauro ha saputo spiegare con parole semplici ma efficaci la profondità del Vangelo del giorno, incentrato sul noto racconto della guarigione del cieco nato (Giovanni 9,1-41). "Oggi siamo invitati a lasciarci illuminare da Dio nel nostro cammino verso la Pasqua", ha esordito il celebrante, dopo aver elencato le varie tappe che abbiamo già affrontato nel tempo di Quaresima.
"Al contrario dei farisei, i dottori della legge, Gesù non vede l’apparenza ma vede il cuore, e nei confronti di quest’uomo (ossia il cieco) fa un gesto, quello di impastare il fango, lo stesso gesto che agli albori della creazione Dio Padre fece con Adamo, quando come narra la Genesi creò l'uomo dalla polvere". Si tratta non tanto di un miracolo quanto di un segno, ha detto ancora don Mauro, che ci indica la capacità di Gesù di vedere la "sofferenza della vita di quell’uomo, farsene carico e ricrearla nuovamente", facendolo rinascere con occhi nuovi per una vita rinnovata dall’incontro con Lui, il Figlio dell'uomo.
Il santo Sacrificio della Croce, che si rinnova ogni volta nell’Eucarestia, in luoghi come questo è davvero capace in modo speciale di avvicinare la terra al cielo, facendoci sentire più vicini ai nostri defunti e realizzando, nella celebrazione eucaristica, quella misteriosa solidarietà che unisce in Cristo quanti sono passati all’altra vita e noi pellegrini in questa: i nostri cari defunti, dal Cielo, continuano a prendersi cura di noi, così come noi facciamo con loro, attraverso i fiori, la preghiera e tanti piccoli gesti di cura e attenzione. Loro pregano per noi e noi preghiamo con loro, in uno scambio d'amore reciproco.
Al termine della santa messa i tanti bambini e ragazzi presenti si sono dispersi in mille rivoli in tutto il cimitero, come tanti torrenti, per deporre il fiore o la piantina che avevano portato con loro sulle tombe di nonni, zii o parenti e pregare con loro e per loro in compagnia dei genitori, un gesto semplice che ha un grande significato ideale, specialmente in una società come quella odierna che tenta continuamente di cancellare dall’orizzonte dell’uomo la sofferenza, la morte e i novissimi.
E così questo clima di gioia vera, di intima esultanza, che ha pervaso l’intera celebrazione, l’hanno condiviso e gustato con noi, almeno ci piace pensarlo, anche tutti i nostri morti che dormono il sonno dei giusti in attesa della Pasqua eterna, quando nella pienezza dei tempi il Signore del tempo e della storia verrà a giudicare i vivi e i morti. Allora tutti i giusti vivranno finalmente con Cristo e in Cristo, nella gioia senza fine dell’eternità nella Gerusalemme celeste.
Luca T.