La Via Crucis e la processione del Venerdì Santo, uno sguardo “inconsueto” sul mistero della Croce
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
La Via Crucis e la processione del Venerdì Santo, uno sguardo "inconsueto" sul mistero della Croce
"Ti saluto o croce santa che portasti il Redentor"… - Tum - e anche l’ultima croce è riposta, mi soffermo a guardarla nel mucchio e subito con la mente torno a qualche ora prima, quando, proprio quella croce venive consegnata ad un “ragazzo” qualsiasi per dare vita alla rappresentazione che aspettiamo tutto l’anno ma che richiede una grande collaborazione e tanto tempo.
Una settimana prima i catechisti si informano su quanti ragazzi vorranno partecipare attivamente e subito arrivano le risposte: "Io ci sono sicuramente!", "Sì, ma faccio il soldato", "Io purtroppo non ci sono"… Così arriviamo al Giovedì Santo, dove finita la messa dell’Ultima Cena, comincia un via vai di scatoloni e tra una chiacchiera e l’altra, stazione per stazione vengono sistemati i costumi e gli oggetti di scena.
Puntualissimi alle venti del Venerdì Santo iniziano ad arrivare i piccoli e grandi “attori” che con tanta allegria, emozione e un po’ di confusione si vestono e dopo un momento di preghiera tutti insieme si dirigono verso le proprie postazioni dislocate in vari punti del paese. Con tanta pazienza viene mostrato loro come posizionarsi, cosa fare per non ridere e rimanere fermi e cercare di dare vita alle emozioni dei personaggi che interpretano.
Anche l’ultima stazione è stata sistemata, la processione ha già avuto inizio; tra un canto intonato dal Coro "La Torre", una lettura, un brano musicale proposto dal Corpo bandistico "Del Val-Pegorini", la comunità si snoda per le vie del paese, accompagnata come sempre dalle immagini di Maria e del Cristo morto, soffermandosi con il proprio sguardo sugli ultimi momenti della vita di Gesù: su Pilato, che non vuole responsabilità, su una madre che viene consolata dal proprio figlio, sul Cireneo che si offre di aiutare chi ne ha bisogno, sulla Veronica che ha visto l’amore di Dio, sulle croci che con il loro peso schiacciano chi le porta.
Così stazione dopo stazione, passo dopo passo ci si ritrova tutti insieme in piazza per un ultimo momento di riflessione. "Ai piedi della croce troviamo il senso della nostra vita ed è lì che ci accorgiamo dell’altro e allora possiamo diventare anche noi il Cireneo, la Veronica", ha detto don Mauro invitando i tanti fedeli presenti a meditare ancora per un attimo al termine del cammino, contemplando in un silenzio i volti di una Madre dal cuore trafitto e di un Figlio che giace morto ai suoi piedi. Il mistero dell'amore donato e della vita offerta per gli altri, mistero grande e tremendo.
L’ultimo inno suonato dalla banda congeda tutti i presenti ed ecco che riprende il via vai di scatoloni pieni di tuniche ben piegate, di spade, di tappeti rossi, di croci…
- Tum- anche l’ultima croce è riposta. La porta della torre è chiusa e per un altro anno custodirà questi legni simbolo di sofferenza ma anche di resurrezione.
M.C.