Don Giuseppe Beotti, un nuovo beato “di casa nostra”
di Redazione Sito ·
Don Giuseppe Beotti, un nuovo beato "di casa nostra"
Sabato 20 maggio la Chiesa piacentina-bobbiese ha accolto con giubilo l'annuncio del suo pastore, il vescovo Adriano Cevolotto, relativo alla promulgazione del decreto che riconosce il martirio del sacerdote piacentino don Giuseppe Beotti, il quale, pertanto, sarà proclamato beato da papa Francescoentro l'anno corrente. Si tratta del primo sacerdote piacentino beatificato da tre secoli a questa parte, da quando nel 1713 papa Gregorio X, al secolo Tebaldo Visconti, fu beatificato dal suo successore Clemente XI.
Classe 1912, don Giuseppe Beotti era nativo di Gragnano. Nel 1915, allo scoppio della prima guerra mondiale, il padre dovette arruolarsi e la mamma restò sola con i cinque figli. Intanto cresceva in Giuseppe il desiderio di farsi prete, un desiderio non certo facile da realizzare, viste le magre finanze della famiglia. Ma la Provvidenza esiste davvero e davvero provvede. Entrato nel Seminario Alberoni, ricevette l'ordinazione presbiterale il 2 aprile 1938, una domenica in Albis. Dopo un periodo trascorso a Borgonovo come curato, nel 1940 giunse a Sidolo, piccola parrocchia nei pressi di Bardi, in provincia di Parma. Ben presto i venti di guerra iniziarono a soffiare anche in quelle valli, ma don Giuseppe non ebbe mai momenti di titubanza rimanendo con decisione nella sua parrocchia, nella quale dispensava non solo un pezzo di pane o un giaciglio, ma anche una parola di conforto, di aiuto, di comprensione, di solidarietà, senza mai operare distinzione tra civili, partigiani, ebrei, persone di ogni estrazione sociale.
Non esitò a condurre una vita povera e umile per aiutare i suoi parrocchiani, contribuendo attivamente a mettere in salvo numerose persone, sottraendole alla ferocia dei rastrellamenti e delle rappresaglie naziste. Anche quando gli venne prospettata la fuga nei boschi per sottrarsi alla cattura da parte dei tedeschi, rifiutò in modo fermo affermando "Finché c'è un'anima da curare, io sto al mio posto".
Il 20 luglio 1944 fu catturato e fucilato dai tedeschi, morì facendo il segno della croce e con il breviario in mano, fino all'ultimo svolgendo il suo ministero. Insieme a lui furono fucilato anche un giovane chierico, Italo Subacchi, e don Francesco Delnevo, un sacerdote che nei primi decenni del Novecento fu per lunghi anni qui fra noi a Pontenure come curato di monsignor Giuseppe Cardinali. Qualche tempo fa, abbiamo ricostruito la vicenda di Don Delnevo in questo articolo.
«È un evento molto significativo per la comunità cristiana piacentina a pochi mesi dalla canonizzazione del vescovo San Giovanni Battista Scalabrini - ha commentato il vescovo mons. Adriano Cevolotto -. Due testimonianze - ha aggiunto - che indicano a noi, in questo tempo segnato da tante incertezze per il futuro dell’umanità, che solo l’amore, quello vero come quello di Cristo, ci permette di guardare al domani con speranza».
«Se Scalabrini - ha sottolineato ancora - ha espresso l’amore per un popolo intero, per i lavoratori, per gli emigranti, per le famiglie portando loro il Vangelo, don Beotti ci aiuta a capire che solo vivendo con una generosità resa vera dal Vangelo, ci si può prendere cura gli uni degli altri». «Il suo desiderio di rimanere in parrocchia durante il rastrellamento, nonostante il rischio di perdere la vita, esprime l’amore di un padre che veglia sulla sua comunità. Così anche oggi i genitori, gli educatori, i sacerdoti possono superare la barriera dell’indifferenza se hanno in sé una motivazione più grande; per chi crede, l’amore di Cristo morto e risorto».
Il processo di beatificazione, iniziato in una sua prima fase a Gragnano nel febbraio 2002 con il vescovo monsignor Luciano Monari, è stato rilanciato dal vescovo mons. Gianni Ambrosio nel novembre 2010. Ora giunge a compimento a Roma con la guida del postulatore mons. Massimo Cassola, un sacerdote che noi Pontenuresi ben conosciamo e ricordiamo, perchè dal 2005 al 2007 prestò la sua opera nella nostra comunità come collaboratore di don Gianpiero Cassinari e amministratore parrocchiale di Valconasso e Paderna.
Lo spirito di fortezza, di donazione al suo gregge, la sua fede incrollabile, la sua sollecitudine di padre, l'offerta della propria vita a Dio per la salvezza del prossimo, fanno oggi di don Beotti un esempio di servo buono e fedele, un pastore con l'odore delle pecore, come direbbe papa Francesco, e lo elevano alla gloria degli altari per la gioia di tutta la Comunità diocesana. La salma di don Beotti, finora sepolta nel cimitero di Gragnano, verrà ora collocata nella chiesa del paese dedicata a San Michele Arcangelo.
Luciano Casolini e Luca T.