Beata Vergine Maria del Carmelo: storia di una devozione antica
di Redazione Sito ·
Beata Vergine Maria del Carmelo: storia di una devozione antica
Affonda le sue radici nei secoli iI culto della Beata Vergine Maria del Carmelo. Ricco di profondi rimandi biblici, esso ebbe inizio in Palestina verso il 1207, attraverso alcuni pellegrini di origine latina che, in seguito alle Crociate e alla conquista cristiana della Terrasanta, si erano radunati sul monte Carmelo, a poca distanza da Nazareth, dove la Sacra Famiglia aveva preso dimora dopo la fuga in Egitto. Il loro proposito era il vivere cristiano, evangelico, proprio sull'esempio di Maria «eccelsa figlia di Sion, Madre di Dio e Madre nostra». Questi primi eremiti desideravano attingere alle più alte vette di santità, traducendo le loro privazioni in atti di virtù evangeliche; innanzitutto intensa preghiera, umiltà, castità, mortificazione.
Già nell'Antico Testamento la sacra Scrittura esalta la bellezza e lo splendore del monte Carmelo, il cui nome significa appunto "giardino di Dio". Nella simbologia della Scrittura, soprattutto dell'Antico Testamento, il monte rappresenta infatti il luogo privilegiato dell'incontro con Dio, immagine stessa del Paradiso, come ricorda il salmista: «Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo?» (Salmo 24). Sul monte Carmelo, secondo il racconto del Primo Libro dei Re, nel IX secolo a.C. si stabilì Elia, grande profeta del Signore e strenuo difensore del monoteismo di Israele. Egli vi fondò una comunità di uomini devoti, difendendo la purezza della fede nell'unico Dio del popolo di Israele, che si stava dimenticando del Signore seguendo i sacerdoti del dio Baal. Dopo una siccità di tre anni e mezzo, Elia elevò dalla cima del Carmelo una preghiera ed ebbe la visione di una piccola nube "come mano d'uomo" che dal mare si alzava verso il monte, portando la sospirata pioggia e salvando Israele dalla siccità
I Padri della Chiesa, nei loro scritti, hanno interpretato allegoricamente questa immagine come una figura profetica dell'Incarnazione del Verbo nella pienezza dei tempi: la pioggia, segno del perdono di Dio e della sua riconciliazione con il popolo pentito, rappresentava Cristo (Isaia 55,10-11) e la piccola nube apparsa sul Carmelo, di conseguenza, era profezia della Vergine Maria che - innalzandosi purissima dal mare dell’umanità peccatrice - ha portato in sé il Verbo della vita e l'ha donato al mondo.
Tornando al XIII secolo, gli eremiti che si stabilirono sul monte costruirono in mezzo alle loro cellette la prima chiesetta della comunità e la dedicarono alla Beata Vergine Maria, mettendosi sotto la sua protezione; è dalla venerazione tributata a Maria in questa chiesetta, dunque, che nacque il titolo di Santa Maria del Monte Carmelo. Sin da subito infatti i frati onorarono la Vergine come loro celeste patrona. Essi continuarono ad affidarsi a Lei anche quando l'invasione musulmana, dopo il 1230, li costrinse ad abbandonare l'Oriente e a lasciare lo stesso monte Carmelo, facendoli stabilire perlopiù in Europa (il primo convento in territorio europeo sorse a Messina nel 1238).
La festa liturgica della Beata Vergine Maria del Carmine fu istituita per commemorare l’apparizione mariana che avvenne il 16 luglio 1251 a San Simone Stock, un religioso inglese, priore generale dell'Ordine carmelitano. Egli, infatti, supplicava spesso la Madonna di proteggere con qualche privilegio i frati che portavano il suo nome. Ogni giorno recitava devotamente questa preghiera: «Fiore del Carmelo, vite feconda, splendore del cielo, Vergine pura, singolare; Madre fiorente, d’intatto onore, sempre clemente, dona un favore, Stella del Mare».
Una notte, tra il 15 e il 16 luglio, quasi ad esaudire le sue suppliche, gli apparve la Beata Vergine accompagnata da una moltitudine di angeli. La Madonna teneva in mano lo Scapolare dell’Ordine, rivelando a San Simone i privilegi connessi alla sua devozione: «Questo è il privilegio che io concedo a tutti: chiunque morirà con questo scapolare non patirà il fuoco eterno». A questa sarebbe seguita, sempre secondo la tradizione, una seconda promessa, in base alla quale - recitando determinate preghiere e alcuni sacrifici in suo onore - chi porta lo scapolare verrebbe liberato dal Purgatorio il primo sabato dopo la morte: è il cosiddetto privilegio sabatino, da cui deriva anche la comprensione di Maria come protettrice delle anime del Purgatorio.
Scapolare, che deriva dal latino «scapula», indica quell’indumento che presso molti istituti di monaci o frati nel Medio Evo ricopriva sia il petto che le spalle, dopo averlo infilato per la testa. Serviva generalmente per i tempi di lavoro, così da proteggere l’abito e non insudiciarlo. L’abito aveva inoltre un significato simbolico: indicava il «giogo dolce» di Cristo (Mt 11, 29), così che abbandonare l’abito voleva dire sconfessare la disciplina monastica, abdicare al servizio di Dio, mancare di fedeltà agli impegni assunti.
Nonostante i suoi secoli di vita, il culto alla Vergine del Carmine è tuttora fiorente: a Pontenure in particolare è ancora viva la devozione nei confronti della Madonna del Carmelo alla quale è dedicato il santuario della vicina Roveleto. Nelle apparizioni di Fatima, durante la visione conclusiva del 13 ottobre 1917, la Vergine si presentò anche come Madonna del Carmine con lo Scapolare, per indicarne il gradimento a Lei per l'intimo contenuto di impegno alla testimonianza evangelica nel vivere quotidiano. Quanti desiderano onorare la Regina del Carmelo debbono impegnarsi ad imitarla nel gustare l'intimità con Dio, ad interiorizzarne ogni dono ricevuto, a difendere ed affermare i diritti di Dio e del suo regno nel mondo presente.
Redazione Sito parrocchiale