La festa di San Pietro e il benvenuto a don Luigi: un invito alla missione
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
La festa di San Pietro e il benvenuto a don Luigi: un invito alla missione
“Pietro va, fidati di me, getta ancora in acqua le tue reti…”, con queste parole, cantate all’unisono dai cantori dei nostri Cori parrocchiali, si è aperta la solenne concelebrazione eucaristica di giovedì 29 giugno, in cui la nostra Comunità ha festeggiato il suo patrono San Pietro, l’umile pescatore di Galilea divenuto il fondamento della Chiesa e il clavigero del Regno dei Cieli.
«Guardiamo a San Pietro», ha sottolineato il nostro parroco don Mauro Tramelli all’inizio della celebrazione, «come alla roccia su cui si fonda la nostra fedeltà al Signore nell’annuncio del Vangelo», prima di presentare ufficialmente alla Comunità parrocchiale riunita in preghiera il nuovo sacerdote arrivato a Pontenure, don Luigi Mosconi, il missionario originario di Carpaneto di recente rientrato dal Brasile dopo una vita intera tutta dedicata alla missione, in Amazzonia e non soltanto. A concelebrare la santa messa, presieduta da don Giuseppe Basini, parroco di Sant’Antonino e Vicario generale della Diocesi di Piacenza-Bobbio, che ha recato i saluti del Vescovo, mons. Cevolotto, impegnato in questi giorni negli esercizi spirituali, era presente, assieme al nostro parroco e a don Luigi, anche monsignor Giancarlo Dallospedale, originario di Paderna, direttore dell’Ufficio e del Centro Missionario Diocesano.
Alla liturgia sono intervenute, assieme a tanti fedeli, anche le autorità civili e militari del nostro Comune, il vicesindaco Angela Fagnoni e il comandante della stazione dei Carabinieri, luogotenente Luciano Salatino. Come ha tenuto a ricordare don Mauro, la Chiesa cammina a grandi passi verso l’unità. Per questo alla nostra festosa Eucarestia ha partecipato anche Franco Evangelisti, pastore della Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno. Non sono mancati poi, in questo giorno così solenne, i saluti di padre Kliment Misanj, pope, ovvero sacerdote, della Comunità ortodossa macedone che si ritrova nella chiesa cittadina di San Fermo, in via Cittadella, e quelli dei responsabili della Comunità islamica di Pontenure.
Insieme al Principe degli Apostoli, San Pietro, e ovviamente al suo inseparabile compagno Paolo, l’apostolo delle Genti, che il sangue del martirio unisce dai primordi dell’età cristiana nella devozione dei credenti, proprio don Luigi è stato – per così dire – festeggiato in modo particolare per la sua gioiosa e vivace presenza in mezzo a noi. Già da qualche settimana egli ha preso residenza nell’appartamento posto al piano superiore della canonica, iniziando a conoscere la realtà della nostra Comunità pastorale e a rendersi disponibile, con spirito di umiltà e di servizio, nei diversi ambiti della vita comunitaria.
L’invito alla missione, ad essere autentici discepoli e missionari, sull’esempio offertoci dai due Apostoli Pietro e Paolo, è stato il tema fondante di tutta la celebrazione eucaristica. Commentando il Vangelo proposto dalla liturgia in questa grande solennità, don Basini ha affermato che «oggi come allora il Signore ci interroga», rivolgendosi non soltanto ai discepoli ma a ciascuno di noi: «Chi sono io per te?, dice Gesù, che peso ho nella tua vita?, nei tuoi pensieri, nelle tue scelte, in quello che fai tutti i giorni?, questa è la domanda dalla quale noi ci dobbiamo lasciare raggiungere». «Il nostro essere Chiesa, il nostro essere cristiani – ha detto ancora don Basini – sta tutto lì, nella misura in cui ci sentiamo discepoli e nello stesso tempo missionari e, proprio perché missionari, ancora discepoli. Questa è la dinamica della vita cristiana: si incontra Gesù, lui diviene il nostro riferimento, decidiamo di seguire Lui, non però come si segue una filosofia, un sistema di pensiero. Si segue la sua persona e per conoscerlo occorre testimoniarlo. Proprio perché annunciamo Gesù lo incontriamo laddove noi desideriamo portarlo: come ci ricorda Papa Francesco, la missione nella vita della Chiesa è come ossigeno per la nostra vita, non possiamo vivere senza ossigeno e la Chiesa non può vivere senza essere missionaria».
Citando ancora papa Francesco, il celebrante ha ricordato il bisogno di riscoprire la dimensione profetica, sempre più necessaria e attuale per una Chiesa che deve essere in perenne cammino: «Oggi abbiamo bisogno di profezia, ma di profezia vera, non di parolai che promettono l’impossibile ma di testimonianze che il Vangelo è possibile. Non servono manifestazioni miracolose. A me fa dolore quando sento proclamare: ‘Vogliamo una Chiesa profetica’. Bene. Cosa fai, perché la Chiesa sia profetica? Servono vite che manifestano il miracolo dell’amore di Dio. Non potenza, ma coerenza. Non parole, ma preghiera. Non proclami, ma servizio. Tu vuoi una Chiesa profetica? Incomincia a servire, e stai zitto. Non teoria, ma testimonianza. Non abbiamo bisogno di essere ricchi ma di amare i poveri. Non di guadagnare per noi ma di spenderci per gli altri. Credo che la Comunità cristiana di Pontenure, come tutta la Chiesa di Piacenza-Bobbio, debba andare in questa direzione», questo l’invito e l’auspicio del Vicario Generale.
Al termine dell’omelia, don Basini e le autorità si sono strette intorno al cero votivo bordato dalla fascia tricolore che è stato poi acceso dal vicesindaco Fagnoni a nome di tutta la gente di Pontenure, una tradizione antichissima che affonda le sue radici nei secoli passati e testimonia la devozione e l’affidamento della Comunità, religiosa ma anche civile, al suo protettore celeste e intercessore presso il Signore.
Prima della solenne benedizione finale impartita dal Vicario, all’ambone sono saliti don Luigi e il vicesindaco Fagnoni. Con poche parole ma indovinate, da don Luigi, sorridente e quasi commosso, è venuto un ringraziamento a tutti per la calorosa accoglienza ricevuta, e in particolare a don Mauro, definito “un vulcano di bontà”. «Vale la pena, – ha tenuto a ribadire don Luigi, riprendendo le parole dell’omelia – essere discepoli non di una religione, ma di una persona, Gesù di Nazareth, ed essere suoi missionari nel mondo di oggi».
«Don Luigi sarà una preziosa testimonianza per la nostra Comunità e cammineremo volentieri insieme», ha detto invece il vicesindaco Fagnoni, tornando con la memoria ai bei tempi dell’infanzia, quando la fretta, il rancore, l’indifferenza, la solitudine, il protagonismo esasperato della nostra epoca, specialmente di quella post-Covid, erano ancora problemi lontani. «Basterebbe stare un po’ più eretti e il nostro orizzonte sarebbe un altro, più ampio, e forse ci dovremmo anche ricordare che sopra di noi abbiamo un cielo, che è segno del divino, e se siamo qui è anche e soprattutto per ribadire che come Comunità vogliamo essere saldi, sull’esempio di Pietro, pietra angolare della Chiesa, nelle nostre radici, essere forti in quei valori che ci hanno animato, vincere gli egoismi e ribadire che come Comunità vogliamo proseguire in quel cammino di condivisione e di unità».
La celebrazione, che è stata resa ancora più solenne e viva dai canti eseguiti congiuntamente dai cantori dei nostri Cori parrocchiali, accompagnati all’organo dalla maestra Paola Valla, direttrice del Coro “La Torre”, è stata trasmessa come di consueto in diretta streaming ed è stata seguita da un gran numero di persone sparse nel Nuovo Mondo e in quello Vecchio, testimonianza della sublime bellezza dell’universalità della Chiesa, che travalica razze, lingue, popoli e culture, e proprio per questo è Cattolica, ossia universale. In questo sta la sua forza, grazie anche all’esempio offerto in ogni tempo da missionari, santi e martiri, la forza che le ha permesso di superare i secoli e le procelle della storia, e le consentirà di giungere infine, nella pienezza dei tempi, all’incontro definitivo con il Signore.
Luca T.