Un ricordo del cardinale Ersilio Tonini a dieci anni dalla scomparsa
di Redazione Sito ·
Un ricordo del cardinale Ersilio Tonini a dieci anni dalla scomparsa
Il ritratto di un fedele operaio della messe e instancabile annunziatore del Vangelo
Quest’oggi, venerdì 28 luglio, ricorre il decennale della scomparsa del cardinale Ersilio Tonini, classe 1914, nativo di Centovera di San Giorgio Piacentino. L'umiltà delle proprie origini, la famiglia era impegnata nel lavoro dei campi, lo accompagnò sempre nel corso della sua vita, anche nei momenti di maggiore notorietà.
Ben presto, a undici anni, rispose alla chiamata vocazionale entrando nel seminario di Bedonia finché fu ordinato presbitero il 18 aprile 1937 dal vescovo di Piacenza Ersilio Menzani. Poi fu nominato vicerettore del Seminario, poi insegnante e assistente spirituale dei gruppi FUCI e dei laureati cattolici, e direttore del settimanale diocesano piacentino «Il Nuovo Giornale». Dal 1953 al 1968 fu parroco della parrocchia di San Vitale a Salsomaggiore Terme. Dall’ottobre 1968 fu rettore del seminario vescovile di Piacenza. Il 28 aprile 1969 fu nominato vescovo da papa Paolo VI e ricevette la consacrazione il 2 giugno 1969 dall'arcivescovo Umberto Malchiodi.
Già la scelta del motto episcopale fu indicativa della sua personalità e della sua missione futura “In Fide vivo Filii Dei”, ossia “Vivere nella fede del Figlio di Dio”, porre cioè Cristo al centro delle scelte di vita e quindi assimilare da lui la luce e gli insegnamenti per affrontare i quotidiani e drammatici problemi sul modo di concepire la persona umana, come difendere i suoi diritti, come affrontare la sofferenza e la morte, come inquadrare la sessualità e la famiglia. Una scelta di campo netta, un impegno pastorale e profetico che fece di lui un annunziatore instancabile della buona novella a trecentosessanta gradi, a tutti, credenti e non credenti, senza preclusione alcuna, rivolta a chiunque incontrasse nel suo ministero.
Dopo il periodo trascorso nella diocesi di Macerata-Tolentino, durante il quale cedette ai contadini i terreni diocesani, nel 1975 fu nominato arcivescovo metropolita di Ravenna Cervia e, tanto per rimanere coerente al suo impegno, stupì tutti cedendo gli appartenenti del palazzo vescovile a un gruppo di tossicodipendenti impegnati in un programma di recupero. Dette impulso allo sviluppo della Caritas diocesana, nel 1987 lanciò l'iniziativa "Uma vaca para o Indio" per i popoli nativi della diocesi di Roraima (Amazzonia), per proporre e attuare un programma concreto di riscatto di quelle popolazioni vessate dallo sfruttamento del regime allora al potere.
Un’attenzione a un nuovo modello economico ante litteram, che nel 2012, lo vedrà insignito della laurea honoris causa in Economia e Management Internazionale «Per l'opera di alta divulgazione e di laborioso impegno al servizio di un'economia più umana e per i contributi dati al tema delle relazioni tra etica ed economia». Il 26 novembre 1994 fu creato cardinale da papa Giovanni Paolo II dopo che quattro anni prima aveva rinunciato, per sopraggiunti motivi di età, alla guida della diocesi.
Ma l'intuizione che lo rese visibile al grande pubblico, fu quella di aprirsi alle generazioni future con i nuovi mezzi di comunicazione sociale, rompendo l’immobilità e la staticità dell’annuncio evangelico che stava perdendo presa, specialmente, sulle nuove generazioni. Ebbe a comprendere che era necessario lanciare ponti, abbattere barriere, adeguarsi alle esigenze che la modernità proponeva, comunicare con e nella novità, ridare freschezza e confrontarsi con il nuovo che stava avanzando. Pertanto, il cardinale Tonini vestì dei panni del comunicatore e si gettò nell'uso del mezzo televisivo per annunciare il messaggio evangelico, sempre con semplicità, chiarezza e compostezza, lontano anni luce dai clamori beceri degli odierni frequentatori televisivi.
Nel 1991, in collaborazione con Enzo Biagi, mise in onda I dieci comandamenti all’italiana, un programma che fu un esempio di moderna catechesi che si avvale del mezzo e del linguaggio televisivo. Con chiarezza e con un linguaggio alla portata di tutti, portò nelle case degli italiani, una rinfrescata sul Decalogo, anche alla luce dei tempi che stavano cambiando in modi sempre più rapido e vorticoso, evidenziando "nuovi" peccati e situazioni difficili da interpretare e decifrare. Fu quella di Tonini una catechesi efficace, che andò a scovare le persone nelle loro abitazioni, che aprì nuovi orizzonti per i giovani con un linguaggio più alla loro portata e un aggiornamento proficuo per chi era rimasto fermo ai tempi del catechismo dell’iniziazione cristiana.
Col tempo le sue frequentazioni televisive si fecero sempre più numerose, apprezzate anche da persone non proprio in sintonia con il messaggio evangelico, che avevano modo di apprezzarne l'apertura al dialogo e al confronto, ma soprattutto la grande efficacia comunicativa che gli permetteva di affrontare anche temi più complessi in modo comprensibile e alla portata di tutti.
Nicola Lugaresi, dopo aver pubblicato il libro Ersilio Tonini, il vescovo giornalista, ebbe a dichiarare che il cardinal Tonini «partiva dall'attualità, dal dialogo con i giovani per spingere la Chiesa nel futuro». Egli, infatti, si dovette scontrare con la crisi post-conciliare, con il terrorismo brigatista, con il 1968 e con la legge sull'aborto, con i grandi temi della morale e dell'etica in mondo che stava cambiando in tempi rapidissimi. Un esempio fra i più luminosi di moderno operaio della messe sempre fedele alla sua missione evangelizzatrice.
Mi piace concludere con sua affermazione che racchiude l'essenza e la povertà di spirito che ebbe sempre a caratterizzare la sua vita, allorché gli fu chiesto cosa fosse importante nella vita quotidiana: “un toc ad pan, vuris bein e la cusinsa nëta”.
Luciano Casolini