Una chiaccherata in canonica: qualche domanda a don Luigi Mosconi
di Redazione Sito ·
Una chiaccherata in canonica: qualche domanda a don Luigi Mosconi
"Vieni pure, vieni pure quando vuoi. Ti aspetto!". Ci ha risposto così don Luigi Mosconi, con la disponibilità che lo contraddistingue, quando gli abbiamo domandato di potergli fare qualche domanda per presentarlo ai nostri affezionati lettori. Senza por tempo in mezzo, lo abbiamo preso volentieri in parola: d’altronde ci eravamo "prenotati" con largo anticipo, diciamo pure così... e le domande che vorremmo fargli sono così tante! Troppe forse, ma don Luigi, scrittore abile e ispirato, non è certo tipo da spaventarsi facilmente.
Lo troviamo nel piccolo appartamento sopra la Canonica, perfettamente arredato, che don Mauro gli ha messo a disposizione, decisamente a suo agio nonostante il recente cambio di continente. Sta scrivendo una delle tante lettere. Ci accoglie con un sorriso gioioso, le braccia tese, uno sguardo che brilla d’entusiasmo e di passione. "Ogni tanto parlo ancora in portoghese... l'abitudine!", ci dice ridendo don Luigi, quasi scusandosi. La cosa non ci sgomenta: lo Spirito Santo ci aiuterà, rispondiamo pronti, come con gli apostoli a Pentecoste! E così ha inizio la nostra chiacchierata…
Luca: A parte i libri, cosa porta nelle sue valigie don Luigi rientrando da una missione che è durata una vita intera? Quanti volti, quanti ricordi, quante grazie, quante opere?
Don Luigi: Ho portato con me soltanto due valigie ma piene zeppe di memoria, di volti, di storie vissute. C’erano dentro quasi 56 anni di vita, di storia, con un filo conduttore bellissimo, pur tra tante fragilità.
Don Luigi prosegue raccontandoci qualche aneddoto riguardo al Brasile, paese vasto e dalle molte contraddizioni, condito da ricordi di giorni lontani… restiamo affascinati dal suo modo semplice ma coinvolgente di raccontare le cose, dal suo tono pacato, dalla risata cordiale. Dobbiamo però riprendere il filo e gli strappiamo pertanto la promessa che ne riparleremo, magari con una rubrica fatta apposta per lui…
Luca: Come tifosi dell’Internazionale conosciamo bene la saudade, la tipica nostalgia tutta brasiliana, che ha afflitto diversi campioni… che cosa le manca del Brasile dove è stato così a lungo? Che cosa invece l’ha colpita dell’Italia, in cosa l’ha trovata diversa dal paese sudamericano?
Don Luigi: Mi manca la vita della gente semplice, coi suoi valori e i suoi bisogni. Ho trovato un’Italia molto differente rispetto a quella di 56 anni fa. Con valori e controvalori. Vedo pochi bambini nelle vie e nelle piazze. Sono appena all’inizio di un nuovo cammino. Voglio guardare con simpatia, partendo sempre dal positivo, e ne trovo abbastanza. Con questa carica positiva hai più energia addosso per innescare qualcosa di buono, di bello, insieme, che vada incontro alle vere aspirazioni della gente.
Luca: Donare la propria vita per il prossimo, ci ricorda Gesù, è il più grande atto d’amore. Che cosa ha spinto, quasi sessanta anni fa, un giovane prete di neppure trent'anni a lasciare tutto, a partire per una terra così lontana per annunciare il Vangelo?
Don Luigi: La voglia di spendere bene la vita, di viverla tutta d'un fiato, come missione, al servizio delle grandi cause della umanità, e sempre dalla parte dei più deboli.
Luca: Se non conoscessimo la sua data di nascita, le daremmo almeno dieci anni in meno… Come affronta don Luigi, a più di 80 anni, questo nuovo capitolo della sua lunga vita sacerdotale? Quali speranze, propositi e timori albergano nel suo cuore?
Don Luigi: Ricominciare, in parte, a 83 anni, davvero non è certo facile. Ma non voglio vivere la vita come un pensionato. L’esempio di Papa Francesco coi suoi 87 anni, così attento, così creativo, così fecondo, è per me motivo di speranza, forza e insegnamento.
Luca: In passato il nostro paese è stato legatissimo alle missioni, inutile fare i nomi dei vari sacerdoti che sono noti a tutti… In che modo, conclusa forse l’esperienza della missione in terra straniera, si può fare missione fra la nostra gente? Che cosa possono dare alla Chiesa europea i sacerdoti di altri continenti?
Gli anni Sessanta del secolo passato sono stati in Italia anni coraggiosi, vivaci, indimenticabili. Per l’Italia è stata la decade del boom economico, sociale, già iniziato negli anni Cinquanta. La vita ecclesiale ci riempiva di sogni belli e possibili. Oggi occorre riscoprire il valore profondo della vita come missione. Missione non è una parola religiosa, è profondamente esistenziale, dinamica, che apre cammini nuovi, coi piedi ben posati per terra. Felice chi fa della sua vita una missione. Credo che l’apporto di missionari di fuori sia importante nella misura in cui essi portino qualcosa di nuovo delle loro terre, che ci aiuti ad essere più fedeli ai valori del Regno: solidarietà, amicizia, onestà, giustizia e gioia di vivere la vita, insieme.
Luca: Da quanto ci hanno raccontato alcune nostre "fonti qualificate", don Luigi, non è la prima volta che prende residenza qui in canonica. Che cosa ricorda di quegli anni lontani? Che cosa le è rimasto nel cuore di quel suo primo soggiorno Pontenurese?
Don Luigi: Sì, ricordo molto bene. Il vescovo Manfredini aveva fatto rientrare in Diocesi, all'inizio del 1979, don Alfonso Calamari e il sottoscritto. Don Gianni Vincini e don Paolo Buscarini – allora co-parroci a Pontenure – mi aprirono le porte della canonica, accogliendomi con molta fraternità. Passai nove mesi a Pontenure. Conservo dei bei ricordi di quell’epoca. Ringrazio tanto per quel bel periodo passato qui.
Missione e missionari sono due termini ricorrenti sulle labbra di don Luigi. Gli chiediamo perciò qualcosa di più riguardo a questo argomento, sapendo che ne è stato per così dire uno dei maggiori precursori...
Luca: Sappiamo che il suo impegno pastorale più pressante in Brasile è stato quello per le missioni popolari. Ci spiega come si fa ad essere missionari? Quali impegni comporta? E poi… la messe è molta ma gli operai sono pochi, e non certo da oggi… Come coinvolgere i laici nell’annuncio del Vangelo, senza rischiare di clericalizzarli?
Don Luigi: Nel 1989, davanti a tante difficoltà sociali e personali della gente, lanciammo la proposta delle Missioni Popolari, ma del tutto nuove: nei contenuti, nella metodologia, nella spiritualità. Le volevamo più esistenziali, mettendo al primo posto la vita delle persone, della società, illuminate sempre dalla missione popolare vissuta e proclamata da Gesù di Nazareth nelle terre della Galilea e dintorni. La proposta incontrò dapprima indifferenza ma subito dopo divenne una cosa seria. Le prime esperienze segnarono molto, crebbero sollecitazioni da parte di parrocchie e diocesi. Non ci fermammo più. Ad oggi, più di cento diocesi, tra le quali una quindicina ubicate in paesi latinoamericani di lingua spagnola, sollecitarono e vissero questa bella esperienza che poco a poco divennero uno stile di vita, illuminato dalla vita e dalla missione di Gesù di Nazareth. Oltre mezzo milione di persone hanno vissuto questo processo formativo missionario. Oltre 700 mila copie di libri sorti da questa bella esperienza sono arrivati al cuore e nelle mani di tanta gente, con prezzi ben accessibili. E queste Missioni Popolari continuano ad essere presenti, condotte da tanti laici; possono donare ancora tanto.
Luca: Crede sia tempo di coraggio e profezia per la Chiesa? Si può essere Cristiani in una società e in un tempo in cui, almeno nel Vecchio Mondo, la gente sembra essere sempre più lontana e indifferente alla buona notizia che è il Vangelo?
Don Luigi: La società è cambiata molto in questi ultimi 30 anni. Nel mondo intero. Viviamo in una ‘società liquida’, come la definisce Bauman. Dove tutto è provvisorio, instabile, scartabile, senza forma come l’acqua, senza progetto, dove l'apparire è più importante che l'essere; l'estetica più che l’etica. Dopo il Covid-19 è già arrivata una nuova pandemia. Si chiama ‘solitudine’. Dalle notizie che arrivano sta facendo una strage: paure, isolamento, tristezza, persino depressione, anche tra gli adolescenti. Sempre più rara è la gioia di vivere assieme. È tempo di profezia, ossia vivere la forza della verità, una vita vera, con tanta misericordia.
Luca: Come far conoscere Dio alle giovani generazioni, che hanno una sete d’infinito non appagata, e spesso chiedono invano di essere condotti da Colui che da solo è in grado di dare un senso vero e pieno alla vita? Quanto è importante il ritorno ad un’esperienza anche mistica della fede, che ha visto sbocciare, anche in tempi difficili, grandissimi Santi?
Don Luigi: Dio non è una dottrina, il cristianesimo non è un insieme di norme morali. Come diceva Papa Benedetto XVI, il cristianesimo è una persona, è Gesù Cristo. Purtroppo, Gesù è stato sequestrato persino da tante chiese cristiane, e lo hanno confinato in spazi detti sacri, tra l’ambone e l’altare, tra canti e riti, fino al punto di non dire più niente ai giovani di oggi, e non soltanto a loro. Il grande pericolo è vivere un cristianesimo senza Gesù Cristo. Nel silenzio, con la vita in mano, è urgente riscoprire Gesù di Nazareth, quello vero. Sì, Gesù di Nazareth è il modo più vero di vivere l’esistenza umana; la sua proposta – il Regno di Dio - è la vera alternativa per costruire una società planetaria, solidale, giusta, misericordiosa, fonte di immensa allegria e pace totale. Un’occasione davvero da non perdere.
Luca: Quella di Pontenure è una comunità piccola ma coesa, ricca di umanità e carismi non sempre espressi. Come crede di poter aiutare la nostra gente a crescere nella fede, nella verità e nella carità?
Don Luigi: Sto godendo molto la bella convivenza con la gente di Pontenure. Sono all’inizio. Voglio ascoltare in profondità, voglio essere aperto, senza dimenticare la vita vissuta fin qui. Sono alla volata finale. Una volata che tutti possono vincere. Spero di farcela, grazie anche agli spintoni che riceverò con molto piacere.
Il tempo fugge e giunge il momento del congedo, anche se, come dicevano i latini, hic manebimus optime. Salutiamo don Luigi e lo ringraziamo di vivo cuore per questa bella chiacchierata, che ci ha rinfrancato lo spirito, un dialogo in cui abbiamo apprezzato la sua fede e la sua umanità. Mentre lo salutiamo, abbiamo come il sospetto che non sarà l’ultima volta che saliremo questa scala per intervistarlo o anche solo per fare quattro chiacchere con lui. A Dio piacendo ovviamente. Alla prossima puntata!
a cura di Luca T.
Bravissimo Luca! Complimenti per l’intervista. Ne aspettiamo altre! Don Luigi e’ una miniera da scoprire! Chi lo ha conosciuto lo sa! Tantissimi auguri.