La Madonna e una nevicata d’agosto: Santa Maria della neve e la sua basilica
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
La Madonna e una nevicata d'agosto: Santa Maria della neve e la sua basilica
Fin dai primi secoli dell’era cristiana, la Beata Vergine è stata invocata come divina protettrice e celeste mediatrice di grazie, con tante denominazioni legate alle sue virtù, al suo ruolo di corredentrice del genere umano e come Madre di Gesù il Salvatore; inoltre, alle sue innumerevoli apparizioni, per i prodigi che si sono avverati con le sue immagini, per il culto locale tributatole in tante comunità.
E per ogni denominazione che i fedeli d'ogni tempo le hanno dedicato Ella è stata raffigurata con opere d’arte dei più grandi come dei più umili artisti; inoltre con il sorgere di tantissime chiese, santuari, basiliche, cappelle, ecc. a lei dedicate, si può senz’altro dire, che non c’è nel mondo cristiano un paese, una città, un villaggio, che non abbia un tempio o una cappella dedicata a Maria, nelle sue innumerevoli denominazioni. Il titolo di Madonna della Neve, contrariamente a titoli più recenti, affonda le sue origini nei primi secoli della Chiesa ed è strettamente legato al sorgere della basilica romana di Santa Maria Maggiore.
Nel 364 dopo Cristo, quando regnavano gli imperatori Valentiniano I e Valente, sotto il pontificato di papa Liberio, viveva a Roma un nobile patrizio di nome Giovanni, insieme alla sua altrettanto ricca e nobile moglie, Maria. Non avendo avuto figli, i due coniugi, entrambi devoti a Maria Santissima, decisero di offrire i loro beni alla Santa Vergine, per la costruzione di una chiesa a lei dedicata nella città di Roma.
La Madonna dovette gradire questo loro desiderio e così apparve in sogno ai coniugi la notte fra il 4 e il 5 agosto, oggi come allora periodo di grande caldo a Roma, annunziando che il giorno successivo avrebbe indicato con un miracolo il luogo dove doveva sorgere la chiesa: avrebbero trovato uno dei sette colli reso bianco dalla neve.
Giovanni e sua moglie esultarono nell’intimo perché le loro preghiere erano state finalmente esaudite. Venuta poi la mattina, Giovanni volle visitare di persona i colli della città, sicuro di vedervi il miracolo annunziato dalla visione notturna. E in effetti il patrizio Giovanni constatò con i suoi occhi che il miracolo era effettivamente avvenuto sul colle Esquilino, in cima all’altura del Cispio: era proprio qui che doveva essere costruita la chiesa.
I coniugi romani si recarono allora da papa Liberio a raccontare il sogno fatto da entrambi. Anche il papa aveva fatto lo stesso sogno, e fu così ben lieto di approvare e benedire l'opera. Il pontefice stesso tracciò il perimetro della nuova chiesa, seguendo la superficie del terreno innevato, e subito si scavarono le fondamenta del nuovo tempio: in poco tempo la nuova basilica fu così compiuta per opera dei due bravi cristiani e grazie all'aiuto loro accordato dalla Beata Vergine, rimanendo a perpetuo ricordo della loro devozione a Maria.
Questa almeno è quanto narra la tradizione, anche se essa non è comprovata da nessun documento; la chiesa fu detta 'Liberiana' dal nome del pontefice che ne aveva approvato i disegni, ma in seguito, oltre al nome di Santa Maria al Presepe venutole per la culla del Redentore che vi era stata portata, fu ben presto chiamata dal popolo anche "ad Nives", ossia della Neve, in memoria del prodigio della nevicata d'agosto. Ancora oggi a Roma il 5 agosto, nella patriarcale basilica di Santa Maria Maggiore, il miracolo della neve viene ricordato attraverso una pioggia di petali di rose bianche che vengono fatti cadere dai Vigili del fuoco all’interno della cupola durante la solenne celebrazione liturgica.
Soltanto un secolo dopo, l’antica chiesa fu abbattuta per volontà di papa Sisto III (432-440), il quale in ricordo del Concilio di Efeso (431), dove si era solennemente decretata la divina Maternità di Maria, volle edificare a Roma una basilica più grande in onore della Vergine, utilizzando anche il materiale di recupero della precedente chiesa. In quel periodo a Roma nessuna chiesa o basilica raggiungeva la sontuosità del nuovo tempio, né l’imponenza e maestosità; qualche decennio dopo, le fu dato il titolo di basilica di Santa Maria Maggiore, per indicare la sua preminenza su tutte le chiese dedicate alla Madonna. Nei secoli successivi la basilica ebbe vari interventi di restauro strutturali e artistici, fino a giungere, dal 1750 nelle forme architettoniche che ancora oggi ammiriamo.
Dal 1568 anche la denominazione ufficiale della memoria della Madonna della Neve è stata modificata nella "Dedicazione di Santa Maria Maggiore", con la celebrazione rimasta al 5 agosto; il miracolo della neve in agosto non è più citato in quanto leggendario e non comprovato. Il culto ebbe comunque grande fortuna e diffusione lungo i secoli. Ancora oggi in Italia si contano più di centocinquanta fra chiese, santuari, basiliche, cappelle, intitolate alla Madonna della Neve, specialmente nelle zone dove le nevicate un tempo erano abbondanti e copiose. Nella nostra provincia, una bella chiesetta con tale titolo, risalente al X-XI secolo, sorge alle porte di Sariano di Gropparello. In molte zone d’Italia, infine, in omaggio alla Madonna della Neve, si usava mettere alle neonate i nomi di Bianca, Biancamaria, o più raramente Nives.
Luca T.