Ottobre, un mese per annunciare il Vangelo e riscoprire la chiamata alla Missione
di Redazione Sito ·
Ottobre, un mese per annunciare il Vangelo e riscoprire la chiamata alla Missione
La Chiesa è per sua stessa intrinseca natura missionaria, evangelizzare è forse la sua Missione più bella, annunciare il Vangelo per la salvezza delle anime la vocazione più importante a cui è chiamata. Lo stesso Gesù, prima di salire in Cielo, lasciò ai suoi discepoli di allora (e ovviamente a quelli di ogni tempo) il mandato alla missione che per tutti i battezzati è una chiamata esistenziale alla stessa sequela di Gesù di Nazareth, Maestro e Signore: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (Atti 1,8).
Da parecchio tempo, il mese di ottobre viene considerato in modo particolare un tempo speciale di preghiera, impegno e sostegno alla missione evangelizzatrice della Chiesa, sia nei tradizionali paesi di missione sia, certamente, nei nostri paesi di antica tradizione ecclesiale segnati però sempre più dall’avanzare del laiscismo, del secolarismo nichilista e dal declino della fede. Proprio in questo mese, nella penultima domenica di ottobre (in questo 2023 domenica 22 ottobre), si celebra la Giornata Missionaria Mondiale, per fare dell'umanità una sola grande famiglia. Come disse San Giovanni Paolo II nel 1980, essa «costituisce l'apice della festa della cattolicità e della solidarietà universale».
L’istituzione della Giornata missionaria si deve a papa Pio XI che nel 1926 la organizzò per la prima volta e ne affidò l’organizzazione alle Pontificie Opere Missionarie. Già il suo predecessore papa Benedetto XVI aveva rilanciato l’opera missionaria della Chiesa, ma è stato soprattutto negli anni del Concilio Vaticano II che si è sviluppata all’interno della Chiesa una più forte coscienza missionaria ed è emersa l’esigenza di un "tempo forte" per tutti i battezzati, dedicato in modo particolare a riscoprire l'urgenza di essere membra vive e partecipi della missione universale della Chiesa. E così, dalla fine degli anni Sessanta, tutto il mese di Ottobre è divenuto progressivamente il mese missionario per eccellenza. In questo mese siamo invitati a pregare in modo particolare per le missioni, per i missionari e perché anche nella nostra parrocchia alcune persone sentano in modo particolare di dedicarsi a questo servizio capace di trasformare la vita di ognuno.
Essere testimoni vuol dire essere missionari, ossia instancabili annunciatori con la vita, le opere e la parola della sublime bellezza del Vangelo proclamato nella sua purezza e integrità, senza compromessi di sorta, come unica risposta capace di soddisfare la sete di eternità che alberga nell’intimo di ogni uomo. «Guai a me se non evangelizzo» (1 Corinzi 9,16), scriveva San Paolo a una delle tante comunità da lui fondate. Dopo l'esperienza di amore e l'incontro col Signore crocifisso e risorto, quella di evangelizzare per l’Apostolo delle Genti, antico persecutore della Chiesa nascente, diviene quasi una "necessità" insopprimibile, una tempesta che scuote, un turbine che sconvolge, un’ondata che travolge, qualcosa che trasforma la sua esistenza in modo radicale, facendo di lui un vero missionario per condurre tutti e ciascuno alla luce del Vangelo.
Annunciando il Vangelo, la Chiesa si prende a cuore la vita umana nella sua pienezza e complessità. Non è accettabile, ricordava il santo pontefice Paolo VI, che nell’evangelizzazione si trascurino i grandi temi che interessano l’umanità del nostro tempo, la difesa della vita, la giustizia sociale, la promozione della pace, la difesa del bene comune, la tutela del creato, la liberazione da ogni forma di oppressione. Disinteressarsi dei problemi dell’umanità dei nostri tempi significherebbe «dimenticare la lezione che viene dal Vangelo sull’amore del prossimo sofferente e bisognoso», senza mai però scordare che non è possibile una «vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il Regno, il mistero di Gesu di Nazareth, Figlio di Dio, non siano proclamati» (Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, 22.31.34).
Anche se spesso non lo ricordiamo, il gesto di spezzare il Pane durante il sacrificio eucaristico – in cui Cristo stesso rinnova il memoriale del sacrificio della Croce – rappresenta in effetti l’azione missionaria per eccellenza, perché l’Eucaristia è fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa. Lo ha ricordato papa Benedetto XVI: «Non possiamo tenere per noi l’amore che celebriamo nel Sacramento [dell’Eucaristia]. Esso chiede per sua natura di essere comunicato a tutti. Ciò di cui il mondo ha bisogno è l’amore di Dio, è incontrare Cristo e credere in Lui. Per questo l’Eucaristia non è solo fonte e culmine della vita della Chiesa; lo è anche della sua missione: "Una Chiesa autenticamente eucaristica è una Chiesa missionaria"» (Esortazione apostolica Sacramentum caritatis, 84).
Luca T.