Papi a Piacenza – I quattro passaggi di Pio VII (1804 – 1805 – 1814 – 1815)
di Redazione Sito ·
Papi a Piacenza – I quattro passaggi di Pio VII (1804 – 1805 – 1814 – 1815)
Ripercorriamo in questa rubrica i vari incontri che i Piacentini hanno avuto con “il vicario del Dolce Cristo in Terra”, attraverso un’interessante serie di articoli del prof. Fausto Fiorentini, docente e giornalista, pubblicati a partire dal 4 marzo 1988 sul quotidiano Libertà. Gli articoli sono tratti dall’Archivio storico del quotidiano liberamente consultabile a questo indirizzo Teche digitali Passerini Landi.
Dopo la morte in prigionia di Pio VI la situazione per il papato appare sempre difficile e il conclave può riunirsi solo dopo tre mesi a Venezia. Qui il 14 marzo 1800 viene eletto Barnaba Gregorio Chiaramonti, nato a Cesena nel 1740. Il nuovo vicario di Cristo, quasi ad indicare esplicitamente la volontà di prendere su di sé l’eredità del suo predecessore, assume il nome di Pio VII e subito viene a contatto con la realtà del momento dominata dalla guerra tra Napoleone e il resto d’Europa. Raggiunta Roma, il nuovo Papa avvia trattative con Bonaparte e un accordo viene raggiunto anche se poi il futuro imperatore ne vanifica lo spirito concordatario con l’aggiunta di 77 «articoli organici».
Nel 1804 Pio VII si reca a Parigi per regolarizzare col matrimonio la convivenza di Napoleone con la Beauharnais e per l’incoronazione imperiale (tra il seguito vi è anche il piacentino Ignazio Nasalli (1750-1831), più tardi cardinale, ritratto accanto al Papa nel celebre quadro di Jacques Louis David “L’incoronazione di Napoleone”). È noto che, giunti al momento culminante della cerimonia, l’imperatore si mette da solo la corona e pronuncia la frase: «Dio me l’ha data, guai a chi me la tocca». È solo un aneddoto, comunque significativo sulla concezione che l’uomo aveva del potere. In seguito si proclamerà «imperatore di Roma e successore di Carlo Magno» e imporrà al Papa di non accettare in città esponenti di quei popoli a lui avversi.
Negli anni seguenti si annetterà progressivamente tutto il territorio dello Stato pontificio giungendo nel 1809 a ridurre Roma a dipartimento dell’Impero. Il Papa reagisce con la scomunica e Napoleone lo fa arrestare tenendolo prigioniero per tre anni a Savona. Nel 1812 lo fa trasferire a Fontainebleau.
Quando l’astro napoleonico, a partire dalla disfatta di Russia, comincia a tramontare, il Papa può tornare nel suo Stato e ciò avviene nel 1814 con un viaggio trionfale attraverso la Francia e l’Italia. Altri problemi nel 1815 l’anziano Pontefice li avrà da Murat: quando quest’ultimo nello stesso anno verrà sconfitto dagli Austriaci a Tolentino, per il Papa tornerà la normalità e mentre il Congresso di Vienna nel 1815 si impegna per cancellare i segni del passaggio nella storia di Napoleone, sarà proprio il Pontefice a difendere ed ospitare i nuovi perseguitati, suoi persecutori di ieri. Pio VII, dopo essersi impegnato anche in alcune riforme dello Stato della Chiesa, muore il 20 agosto 1823, dopo un pontificato durato 23 anni di tribolazioni.
Durante i suoi forzati trasferimenti, fu ben quattro volte a Piacenza. Nella nostra città giunge il 10 novembre del 1804 diretto a Parigi per l’incoronazione di Napoleone. Lo accompagnano sette cardinali ed un numeroso seguito. Proviene da Parma, dove ha fatto visita alla principessa Maria Antonia; alle 8.30 di sera giunge a Porta San Lazzaro, con alcune ore di ritardo, e prima di ritirarsi a riposare incontra gli esponenti del clero e del governo locali. Il giorno seguente, domenica, celebra la messa in forma privata e, all’alba, parte alla volta di Castelsangiovanni salutato, come ricorda l’Ottolenghi nella sua Storia, dalle campane della città e dalle artiglierie del castello.
Un anno dopo Pio VII è di nuovo tra i piacentini. È il 30 aprile e sta rientrando a Roma da Parigi. Pernotta e riparte alla volta di Parma. Trionfale il passaggio del 24 marzo 1814: il Pontefice è reduce dalla prigionia di Savona e di Fontainebleau. Il giorno seguente raggiunge gli alleati accampati sul Taro. Il quarto passaggio è del 23 maggio 1815: il Papa aveva dovuto lasciare Roma per evitare Gioacchino Murat.
A Piacenza, durante le sue quattro soste, Pio VII è stato ospite degli Scotti presso il loro palazzo di via San Siro, angolo via Giordani. Nell’archivio di questo casato (cfr. Strenna Piacentina, 1965) alcuni documenti ricordano la visita del 1815; un’altra testimonianza è rappresentata da un quadro di Gaetano Callani che riporta il conte Domenico Maria Scotti di Sarmato che presenta al Pontefice la moglie Isabella Stampa di Soncino e i figli Pietro e Giuseppe. Per la prima visita fu invece scolpita un’epigrafe, dettata da Ignazio Rocca, nell’oratorio di famiglia.
La scelta di questo palazzo rientrava nella norma: in tale periodo vi furono ospitati tutti i grandi personaggi che transitarono per Piacenza: Napoleone, Murat e il generale Suwaroff. La comunità, soprattutto per i trattenimenti ufficiali, usava anche il palazzo degli Anguissola di Grazzano in via Roma. Una lapide posta invece nella sacrestia superiore della Cattedrale ricorda l’incontro del Pontefice con i canonici.
I piacentini poterono dimostrare più volte il loro entusiasmo al Papa e la via che vide con maggiore frequenza queste scene di festa fu Stra’ Levata, presso porta Sant’Antonio. Una strada, questa, per la gioia, da contrapporre – come fa Giuseppe Nasalli Rocca nel suo Per le vie di Piacenza – alla circonvallazione nord che vide invece le sofferenze di Pio VI.
Fausto Fiorentini – Libertà, Martedì 10 maggio 1988