Domenica 5 Novembre: il ricordo dei Caduti pregando per la pace
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Si è svolta alle nove e trenta di quest'oggi, domenica 5 novembre, la santa messa in suffragio dei Caduti di tutte le guerre, alla presenza delle autorità civili del nostro Comune unitamente alle Associazioni civiche, combattentistiche e d’arma, in occasione della ricorrenza civile del 4 Novembre, Giorno dell'Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate. Nel corso della solenne celebrazione eucaristica, presieduta dal nostro parroco don Mauro Tramelli, non è certamente mancato il ricordo di tutti coloro che sono Caduti nelle guerre di ieri e di oggi, ma anche e soprattutto di coloro che stanno morendo, e moriranno, sotto le bombe, in conseguenza delle tante guerre e conflitti che dilaniano ancora il nostro pianeta, nascondendo per davvero troppi popoli o nazioni il dolce volto della pace.
"L’invito che ci viene dal Vangelo di questa domenica ci sprona a non trasformare il servizio in potere", ha detto don Mauro nella sua omelia, un invito accorato che viene sovente disatteso o ignorato, per egoismo e protagonismo, per fame di celebrità e sete di potere, per voglia di primeggiare e farsi belli sotto i riflettori del mondo, tanto nella sfera religiosa quanto in quella civile... non lo sperimentiamo in effetti ogni giorno? «Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato» (Matteo 23,12), ci ricorda sempre il Vangelo, ha proseguito don Tramelli. Attraverso il suo insegnamento, il Signore non cessa mai di indicarci l’importanza del servizio, la chiamata a "farsi servi per il bene del popolo che è stato affidato alle nostre cure", un invito che non cessa mai di risuonare sia per chi guida un gregge, come un parroco, sia per chi ha la responsabilità della comunità civile, come un sindaco.
Ricordando in particolare i sacrifici e gli eroismi compiuti dai nostri fanti nel corso della Grande Guerra, don Mauro ha confidato il suo personale desiderio che la festa del 4 Novembre possa tornare presto ad essere per tutti una vera giornata festiva, come era una volta, perché essa ci ricorda non solo coloro che sono morti ma la nostra comune appartenenza alla grande famiglia del nostro popolo. "I nostri nonni hanno fatto l’Italia, speriamo di non romperla", l’invito scherzoso rivolto dal celebrante ai tanti amministratori presenti nelle prime panche della chiesa, che prima di concludere la sua omelia, ricordando il periodo trascorso in gioventù al servizio militare, ha affermato che ci si dovrebbe commuovere davanti al Tricolore tanto quanto davanti al Crocifisso.
Al termine della celebrazione eucaristica tutti i presenti si sono ritrovati in Piazza Amato Re davanti al Monumento ai Caduti, recentemente ristrutturato, per la sempre toccante cerimonia di deposizione delle corone d’alloro, mentre nell’aria risuonavano le note dell’Inno nazionale e della Canzone del Piave, musiche che hanno riportato alla memoria volti, storie e memorie di quegli anni lontani e dei sacrifici compiuti per diventare una nazione libera e unita. Un’analoga cerimonia si è poi svolta anche presso il cimitero di Pontenure, dove il corteo si è diretto subito dopo la breve cerimonia in piazza, sempre accompagnato dagli inni e dalle marce della Banda "Del Val Pegorini".
A conclusione di questa giornata, risuonino sempre come monito a tutti le parole di Papa Pio XII ai capi delle nazioni il 24 agosto 1939: «Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo». Parole pronunciate alla vigilia del secondo conflitto mondiale, e mai così attuali in un mondo lacerato dalle discordie e dai conflitti.
Il grido dei bambini, delle donne e degli uomini straziati dalla guerra e di tutti i loro popoli sale a Dio, creatore di ogni cosa, come una preghiera struggente per il cuore del Padre. Per questo, davanti a quest'umanità ferita e tradita, tutti noi, in qualsiasi ruolo, abbiamo il dovere di essere uomini di pace. Nessuno escluso! Nessuno è legittimato a guardare da un’altra parte.
Luca T.