L’appello per il futuro del pianeta di papa Francesco alla conferenza sul cambiamento climatico
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Dal 1° al 3 dicembre è stata in programma la partecipazione di papa Francesco alla conferenza indetta dalle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, più nota come Cop 28, che si è svolta a Dubai. Anche se il pontefice è stato impossibilitato a partecipare di persona all'importante summit, a causa dell’infiammazione respiratoria di cui ha sofferto in questi ultimi giorni, ha voluto comunque far pervenire un suo discorso, che è stato letto dal segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin.
Quello di Dubai è un evento di capitale importanza per il futuro del pianeta, sempre più minacciato dagli effetti nefasti che il cambiamento climatico sta causando con l'estremizzazione di fenomeni atmosferici che causano vittime e ingenti danni.
Il delicato meccanismo che governa il clima del pianeta Terra è fortemente influenzato dalle attività umane con una abnorme produzione di gas serra che, provocando l'innalzamento delle temperature, producono sconvolgimenti quali scioglimento dei ghiacciai, siccità, alluvioni, uragani, periodi di caldo e freddo estremi. Questi fenomeni determinano condizioni di vita che, specialmente per le popolazioni più povere, non sono accettabili, causando a loro volta carestie, migrazioni, conflitti e accentuando la povertà dei paesi sottosviluppati.
Molti considerano la presenza del Papa quanto meno incomprensibile; tuttavia, con l'enciclica Laudato si del 2015 e con l'esortazione apostolica Laudate Deum del 4 ottobre u.s., Francesco ha chiaramente tracciato la via del suo pontificato sui temi della creazione, che in quanto opera del Padre va rispettata e custodita.
Come il poverello di Assisi, anche Papa Francesco non si stanca mai di ricordare che ciò che Dio ci ha messo a disposizione, di cui siamo custodi e guardiani e non sfruttatori, è per il bene di tutti, per lo sviluppo di tutti i suoi figli, per essere equamente condiviso tra tutti gli abitanti di questo mondo.
Il creato, con le sue risorse, le sue bellezze, i suoi beni, è stato fatto da Dio con un atto esclusivamente di amore, e come e tale va condiviso fra tutti gli uomini senza logiche di profitto e di accaparramento. Ovviamente, l 'egoismo di coloro che non guardano a chi sarà erede, nel futuro, di ciò che lasceremo, trova ferma condanna negli atti del papa.
Anche se lontano fisicamente a causa della malattia, le parole del Papa sono state un forte monito per mettere davanti alle proprie responsabilità e sollecitare i potenti del mondo a non lasciare alle generazioni future un pianeta danneggiato e inabitabile. Il concetto principale da tenere presente è quello del bene comune, che deve motivare tutti a fare molto di più per arrivare a un accordo. Anche su quest'aspetto si è levata alta la voce del Papa:
Signore e Signori, mi permetto di rivolgermi a voi, in nome della casa comune che abitiamo, come a fratelli e sorelle, per porci l’interrogativo: qual è la via d’uscita? Quella che state percorrendo in questi giorni: la via dell’insieme, il multilateralismo. Infatti, «il mondo sta diventando così multipolare e allo stesso tempo così complesso che è necessario un quadro diverso per una cooperazione efficace. Non basta pensare agli equilibri di potere […]. Si tratta di stabilire regole universali ed efficienti» (Laudate Deum, 42). È preoccupante in tal senso che il riscaldamento del pianeta si accompagni a un generale raffreddamento del multilateralismo, a una crescente sfiducia nella Comunità internazionale, a una perdita della «comune coscienza di essere […] una famiglia di nazioni» (S. Giovanni Paolo II, Discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per la celebrazione del 50° di fondazione, New York, 5 ottobre 1995, 14). È essenziale ricostruire la fiducia, fondamento del multilateralismo.
Ciò vale per la cura del creato così come per la pace: sono le tematiche più urgenti e sono collegate. Quante energie sta disperdendo l’umanità nelle tante guerre in corso, come in Israele e in Palestina, in Ucraina e in molte regioni del mondo: conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno! Quante risorse sprecate negli armamenti, che distruggono vite e rovinano la casa comune! Rilancio una proposta: «con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame» (Lett. enc. Fratelli tutti, 262; cfr S. Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio, 51) e realizzare attività che promuovano lo sviluppo sostenibile dei Paesi più poveri, contrastando il cambiamento climatico.
È compito di questa generazione prestare orecchio ai popoli, ai giovani e ai bambini per porre le fondamenta di un nuovo multilateralismo. Perché non iniziare proprio dalla casa comune? I cambiamenti climatici segnalano la necessità di un cambiamento politico. Usciamo dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi, sono schemi del passato. Abbracciamo una visione alternativa, comune: essa permetterà una conversione ecologica, perché «non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali» (Laudate Deum, 70). Assicuro in questo l’impegno e il sostegno della Chiesa cattolica, attiva in particolare nell’educazione e nel sensibilizzare alla partecipazione comune, così come nella promozione degli stili di vita, perché la responsabilità è di tutti e quella di ciascuno è fondamentale.
Dio Padre illumini il cuore di tutti gli uomini nell'ascoltare e mettere in pratica gli insegnamenti che il papa dona a tutti.
Luciano Casolini