Due catechiste alla scoperta della Parola di Dio per educare sempre meglio alla fede
di Redazione Sito ·
di Chiara & Mirella – 1° Febbraio 2024
Si sono tenuti, domenica 28 gennaio, i laboratori formativi sulla Parola di Dio organizzati dalla Pastorale Diocesana in collaborazione con l’Azione Cattolica e l’AGESCI. Il corso, che si è svolto presso l’Oratorio San Giuseppe Operaio di Piacenza, era rivolto in particolare a coloro che operano per l’educazione alla Fede: giovani, adulti, catechisti, capi scout Insegnanti di Religione. I laboratori teorico-pratici erano in tutto ben cinque: Parola narrata, la catechesi narrativa; Parola vissuta, la lectio popolare; Parola celebrata nella liturgia; Parola spezzata in famiglia; Parola abitata, il Bibliodramma.
Due le catechiste della nostra Parrocchia che vi hanno partecipato, Chiara e Mirella, che ringraziamo per aver accettato di condividere con noi una loro personale testimonianza a riguardo. Buona lettura, per chi vorrà!
Chiara. – Mi sono lasciata attrarre da questi incontri di scoperta del rapporto con Dio. Sono partita con tanta fatica, partecipare ad un pomeriggio di formazione rinunciando alla propria famiglia e libertà, non è un passo facile, pensando di passare un pomeriggio tra manuali e metodi innovativi per coinvolgere il mio gruppo di catechismo. Mi sono dovuta ricredere.
Questo tipo di formazione non è pensata solo per scoprire, per imparare cose nuove, ma principalmente siamo stati chiamati ad ascoltare la nostra esperienza, la nostra vita, la nostra fede nelle mani di Dio.
Mi ero iscritta al laboratorio sulla parola Narrata, convinta che mi sarebbero stati insegnati metodi per comunicare meglio la Parola di Dio ai ragazzi del catechismo… che bella scoperta, sentirmi chiamata a riflettere prima da sola, e poi con i miei compagni di gruppo, su questi interrogativi: per cosa sono grata a Dio in questo momento? Come mi sento in questo momento? Questi due interrogativi, così personali, così intimi, hanno fatto uscire una parte di storia di ciascuno dei partecipanti lasciando a chi Ascoltava uno scrigno prezioso di vita che mi ha arricchita.
Credevo di andare a formarmi per gli altri, e mi sono scoperta a crescere nella mia fede, accompagnata da persone che vivono la parrocchia come la sto vivendo io.
Mirella. – La mia scelta formativa ha riguardato il Bibliodramma, in quanto con i ragazzi di Prima Media quest’ anno abbiamo iniziato lo studio della Bibbia. Il termine “dramma”, parte dalla parola Bibliodramma, ha origine dalla parola greca drama che significa propriamente “azione” e deriva da dran, “fare”.
Il laboratorio è stato tenuto da un esperto che guidava il gruppo dei partecipanti, e da tre facilitatori. Sin dal primo momento mi sono trovata in un ambiente accogliente: mi è stato spiegato che per incontrare la Parola, era necessario fare con il gruppo un’esperienza di vita attraverso il corpo, i sensi e le emozioni che sarebbero derivate dalle attività; era necessario sospendere ogni giudizio e sentirsi liberi di esprimere ogni percezione per rendere più autentica la relazione con il gruppo.
Le attività finalizzate ad entrare in contatto con il nostro profondo, e creare sintonia con i partecipanti, sono state diverse, per esempio l’utilizzo del foto-linguaggio: ogni partecipante associa un’immagine, e attraverso un’intervista è incoraggiato ad esprimere alcuni aspetti del proprio vissuto.
In seguito i componenti sono stati invitati a comunicare un proprio bisogno in riferimento ai limiti relazionali più difficili da affrontare, anche questo momento è stato utile per creare consapevolezza sul percorso che si stava delineando.
Nella fase più importante dell’incontro la persona che guidava il gruppo ha comunicato qual era il brano biblico che avremmo rappresentato e attraverso l’utilizzo di teli colorati siamo stati aiutati ad entrare nella scena: ogni componente ha potuto scegliere un personaggio del brano che maggiormente lo coinvolgeva. Il brano prescelto era la parabola del Padre Misericordioso (Luca 15, 1-3.11-32), che essendo a schema aperto ha consentito di elaborare più finali, anche per esprimere i vari sentimenti che emergevano via via che si sviluppava il testo del brano.
Attraverso il bibliodramma è necessario farsi coinvolgere dagli eventi: bisogna mettere a nudo i propri sentimenti e immedesimarsi nelle varie azioni, tutti i personaggi devono essere rappresentati, in questo caso oltre al padre ed ai due figli, anche il servo e un amico di famiglia, che con la loro partecipazione hanno contribuito a creare la scena. Come diceva Sant’Ignazio di Loyola: bisogna immaginare la scena e sentire i personaggi.
Dal punto di vista metodologico il Bibliodramma si può articolare in tre fasi: introduzione, incontro con la Parola, condivisione finale della Preghiera. Si può fare in gruppo, ma anche da soli, i personaggi sono dentro di noi, non si tratta di una rappresentazione teatrale, non siamo attori, ma diamo voce al sentire che può esserci oggi ma domani potrebbe essere diverso.
È uno strumento che consente di esternare sé stessi: le parole escono da sole sull’onda delle emozioni, e se sappiamo accoglierle, immergendoci nella scena, la vicinanza degli altri ci aiuta ad approfondire la conoscenza di noi stessi. L’incontro con la Parola forma il gruppo e l’esperienza di vita personale. È stata un’esperienza molto coinvolgente che ritengo utile trasferire sia nelle attività di catechesi, che come evento culturale in altri contesti.