Giovedì Santo, la Messa nella Cena del Signore: il mistero profondo dell’amore divino
di Redazione Sito ·
di Elletì – 29 Marzo 2024
Nel tardo pomeriggio di ieri, giovedì 28 marzo, anche la nostra Comunità parrocchiale ha celebrato la Santa Messa nella Cena del Signore con cui hanno inizio avuto i riti del Triduo Sacro e della Pasqua, il centro dell’anno liturgico e il fondamento stesso della fede di ogni cristiano.
All’inizio della solenne celebrazione eucaristica, sono stati portati in processione i vasetti degli Oli Santi (il Crisma, l’Olio dei catecumeni e l’Olio degli infermi) che sono stati collocati davanti all’altare. Sono questi gli Oli che il nostro Vescovo Adriano Cevolotto ha benedetto nella mattinata di ieri durante la Santa Messa crismale in Cattedrale, da lui concelebrata assieme a tutti i sacerdoti e i diaconi della Diocesi. Essi saranno utilizzati poi per l’amministrazione dei sacramenti nella nostra parrocchia, come pure in quelle di tutta la Diocesi.
Ad accompagnare il canto dell’inno angelico, il Gloria, si è levato – assieme alle voci dei cantori del Coro “Perfetta Letizia” – anche il suono solenne e festoso delle campane che, come prescrive un’antichissima consuetudine, saranno poi “legate” e non torneranno a far sentire la loro voce fino alla sera del Sabato Santo, durante la Veglia pasquale, quando verrà dato il lieto annunzio della Resurrezione.
Come ci racconta il Vangelo di Giovanni, il discepolo amato che dedica particolare attenzione al racconto delle ultime ore terrene del Redentore, appena prima di mettersi a tavola con i suoi, Gesù ha voluto compiere un gesto concreto, quello di lavare i piedi agli Apostoli. Si tratta di un gesto sconcertante per la mentalità dell’epoca (come dimostra la reazione di San Pietro, sempre impetuoso nell’amore e nelle cadute), perché solitamente veniva compiuto dagli schiavi nei riguardi dei padroni e dei loro ospiti, ai quali prima dei banchetti venivano puliti i piedi coperti dalla polvere delle strade.
Subito dopo la lettura del Vangelo e una breve omelia, il nostro parroco don Mauro Tramelli si è spogliato della stola e della casula per prendere in mano il catino e la brocca con cui ha compiuto a sua volta il rito della “lavanda dei piedi” ad una dozzina (ben quattordici per chi ama la precisione) di bambini del Catechismo e giovani scout.
È quello della “lavanda” un gesto assai suggestivo, che interroga oggi non meno di allora, perché esso rivela il “significato” più vero e profondo di quanto abbiamo celebrato: l’umiltà fraterna, il servizio gratuito, l’amore vicendevole, a cominciare dagli ultimi.
Gesù, non soltanto a parole, come sono soliti fare gli ipocriti, ma in modo concreto, con l’esempio dei gesti, infrange la regola del dominare – che imperava ieri e impera ancora oggi – e abbraccia quella del servire. Così facendo ribalta ogni consuetudine, ogni paradigma, ogni costrutto sociale.
È proprio nella Cena, prima della Passione, che il Signore consegna ai Dodici – e attraverso di loro ai discepoli di ogni tempo – il comandamento nuovo, quello dell’amore. «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Giovanni 13,34).
Il Giovedì Santo diventa così per noi quasi come una sorta di libro aperto, come un’autentica scuola di fede e di saggezza cristiana a cui attingere a piene mani.
Ma se questo rito, così particolare, emoziona il cuore e forse “cattura gli occhi”, sarebbe imperdonabile ridurre soltanto ad esso questo giorno di festa che precede il dolore del Venerdì e il grande silenzio del Sabato.
Quella sera stessa, fedele alla legge mosaica e all’uso della sua gente, Gesù ha celebrato con i suoi discepoli la festa ebraica di Pasqua, in ricordo della liberazione d’Israele dalla schiavitù dell’Egitto. Così facendo, Egli ha istituito l’Eucaristia, per perpetuare nei secoli il sacrificio della Croce, e insieme ad essa ha istituito il sacramento del sacerdozio, per l’edificazione del popolo di Dio e la salvezza delle anime. Di ambedue i sacramenti Egli ha fatto dono alla Chiesa nascente, insieme al comando: “Fate questo in memoria di me”.
Al termine della solenne celebrazione eucaristica, mentre il Coro intonava le dolci note di un canto di adorazione, il Santissimo Sacramento è stato portato dal celebrante in processione fino all’altare della Reposizione, addobbato in splendida semplicità con candide ortensie, dove resterà fino al pomeriggio di oggi, giorno in cui ricorderemo la morte di Gesù sulla croce. Sono stati tanti i fedeli che, dopo le preci eucaristiche recitate davanti al Santissimo Sacramento, si sono fermati davanti all’ostensorio per pregare ancora un poco in devoto silenzio, con le labbra segrete del cuore.