25 Aprile 2024: la Santa Messa per i governanti e le autorità civili in occasione del 79esimo anniversario della Liberazione
di Redazione Sito ·
Testo: Luca T. – Galleria fotografica: Francesco Casali e Luca T. – 26 Aprile 2024
«Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro», sono parole dello scrittore cileno Luis Sepúlveda, che in questo modo sottolineava l’indissolubile legame che unisce il passato, custodito dalla memoria, la comprensione del presente e, quindi, la costruzione del futuro. In un mondo sempre più segnato da guerre, devastazioni, stragi, crisi umanitarie, in una società sempre più sperduta e schiava del successo facile e del consumismo sfrenato, dimentica ormai tanto dell’Eterno quanto del prossimo, in un’epoca dissoluta caratterizzata da processi tumultuosi e in rapida evoluzione, con una memoria sempre più “a breve termine”, risulta fondamentale riscoprire questo principio, affinché l’umanità del nostro tempo non sia condannata a ripetere i propri errori e maturi sempre più nel fare tesoro delle proprie conquiste e porle al servizio del bene comune, per costruire finalmente un mondo nuovo.
Anche quest’anno, come avviene ogni anno dal lontano 1946, la nostra Comunità religiosa e civile si è riunita in occasione della commemorazione del XXV Aprile nel ricordo di coloro che hanno perso la vita per donarci la Libertà, e di tutti i Caduti nelle tante guerre che la follia dell’uomo ha scatenato e provocato nel corso dei secoli. Il ricordo commosso, la preghiera di suffragio, l’offerta dell’Eucarestia, il più Santo dei sacrifici, sono saliti silenziosi verso il Dio Altissimo, come muta richiesta di misericordia per quei tanti suoi figli strappati alle loro giovani esistenze dal terribile uragano che sono tutte le guerre e insieme di pace vera per questi nostri tempi inquieti.
Tutto questo è stato avvertito da coloro che erano presenti alla celebrazione di ieri mattina, giovedì 25 aprile, che ha preso avvio con il corteo snodatosi dalla sede del Municipio verso la chiesa. La stessa chiesa che in un lontano giorno del 1944 accoglieva tutta la popolazione del nostro borgo, venuta a rifugiarsi tra le mura dell’unica istituzione che aveva retto ai travagli della guerra. Era spaventata quella gente, concreta era la minaccia di una fucilazione di massa per rappresaglia da parte dei Tedeschi, ma il provvidenziale intervento dell’Arciprete, mons. Giuseppe Cardinali, e della signora Elisa Triebel, moglie del commendatore Raggio, valsero a sventare la minaccia. Quegli anni sono ormai lontani, svaniti nella memoria dei più e proprio per questo è particolarmente necessario e impellente il dovere del ricordo.
L’importanza della memoria è risuonata anche nelle parole del nostro parroco don Mauro Tramelli, che ha celebrato la Santa Messa per i governanti e le autorità civili. Ancora una volta nella celebrazione dell’Eucarestia, impreziosita dai canti del Coro “La Torre”, si è levata al cielo la preghiera di suffragio per tutti i figli di questa Comunità, alcuni noti e gloriosi, i più ignoti e dimenticati, tutti però riuniti nel silenzioso abbraccio del nostro Dio di infinita misericordia e amore. Erano presenti nelle prime panche della chiesa le autorità civili e militari, consiglieri comunali, membri delle Associazioni combattentistiche e d’arma e di quelle di volontariato, che tanto si prodigano per il bene comune.
Una volta conclusa la celebrazione eucaristica, tutti si sono spostati in piazza Amato Re, che nella sua intitolazione ricorda il più giovane dei Pontenuresi caduti nella Guerra di Liberazione. Qui è avvenuta la deposizione della corona d’alloro davanti al Monumento ai Caduti, la benedizione e gli onori resi attraverso le solenni note del “Silenzio”, mentre il Tricolore si innalzava nel cielo azzurro. Il corteo si è poi diretto alla volta del cimitero per l’omaggio ai partigiani che ivi riposano, accompagnato dai musicisti della nostra Banda “Del Val-Pegorini” che hanno eseguito con la consueta maestria i patriottici brani che amiamo sentire in queste occasioni.
A fare da sfondo alla cerimonia in piazza, il Monumento dedicato ai Caduti, di recente sottoposto ad una completa opera di restauro. Tale intervento ha visto riportare nella fontana quegli zampilli e giochi d’acqua che da troppi anni mancavano al nostro sguardo. Questo così caratteristico monumento-fontana, progettato dall’architetto Pietro Berzolla, uno dei più illustri figli della nostra Comunità, fu solennemente inaugurato il 25 aprile 1963, impreziosito dagli altorilievi in bronzo dello scultore Vittore Calegari. Essi rappresentano il soldato prigioniero nel lager, il partigiano che spezza le catene della dittatura e la madre che tiene fra le braccia il figlio morente per aver lottato per la democrazia e la libertà. A legare queste diverse rappresentazioni è proprio l’acqua, «molto utile et humile et pretiosa et casta» come la cantava San Francesco, che ci ricorda l’insopprimibile potenza e purezza della vita, di quella mite potenza che nessuna guerra, dittatura o persecuzione sarà mai in grado di soffocare. In essa zampilla la potenza infinita di quel Dio che è Amore.