Uomini di Galilea, di cosa vi meravigliate guardando il cielo? L’Ascensione nell’attesa della venuta
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
di Elletì – 12 Maggio 2024
«Uomini di Galilea, di cosa vi meravigliate guardando il cielo?», canta quest’oggi la Chiesa nel giorno in cui ricorda l’Ascensione del Signore. È questa la domanda posta dai due angeli in candide vesti agli Apostoli, assorti e stupiti nel veder ascendere il Signore alla destra del Padre… eppure nulla è questo evento prodigioso rispetto ad un altro miracolo, ancora più grande e inspiegabile agli occhi della natura e della ragione stessa, ossia quello della Resurrezione, di cui essi sono stati testimoni diretti e persino privilegiati diremmo, un lieto evento di cui saranno annunziatori fino agli estremi confini della terra, fino all’effusione del sangue.
Non avrebbe potuto restare con noi?, si saranno forse domandati gli Apostoli e anche a noi viene naturale porci questo interrogativo. Rimanendo sulla terra per sempre dopo la sua resurrezione (e non per solo quaranta giorni), Gesù avrebbe potuto davvero far conoscere il suo Vangelo a tutti popoli. Il Cristianesimo si sarebbe diffuso molto più velocemente e con ben altro successo, molte vite di coloro che hanno versato il loro sangue nel suo Nome sarebbero state certamente risparmiate. Il Signore stesso, vero Dio e vero uomo, morto e risorto, avrebbe potuto attraversare i secoli senza invecchiare, guidando lui stesso l’umanità, finalmente riunita nel nuovo Israele che è la Chiesa, anticipando così i cieli nuovi e la terra nuova. Non stupisce in fondo, dunque, la meraviglia degli Apostoli: essi (e noi con loro) ragionano, pensano e agiscono secondo la mentalità del mondo, che non è quella di Dio.
Infatti, come ci insegnano le Scritture, Dio non agisce secondo i nostri schemi, e lascia proprio agli uomini, ai suoi discepoli di ogni tempo, il compito di annunciare la buona Novella e l’avvento del suo Regno di bontà e grazia. Il Signore Gesù sale al Padre e comanda agli apostoli e poi a coloro che hanno ricevuto il Vangelo di testimoniare la fede in Lui non più come servi, liberi di arbitrio e volontà propria, ma come amici, amici riscattati – tra l’altro – dalla schiavitù della morte e del peccato a un prezzo assai elevato. “Per salvare lo schiavo, hai sacrificato il tuo unico Figlio”, non cantiamo forse così nella notte di Pasqua quando nell’Exultet si unisce la gioia del cielo e della terra, degli angeli e degli uomini? Dopo quaranta giorni dalla Resurrezione, è giunto finalmente per gli Apostoli (e per noi tutti che siamo stati battezzati nel suo Nome), il tempo di uscire dal Cenacolo, di spalancare le porte sbarrate a causa della paura, di farsi testimoni fino al martirio, con l’aiuto dello Spirito d’eterna sapienza, che non tarderà a giungere in aiuto alla Chiesa nascente, pellegrina sulle strade della storia.
Per questo Cristo ascende fino alla gloria del Padre, da dove alla fine dei tempi tornerà nella gloria per giudicare i vivi e i morti e instaurare quel Regno beato che non avrà mai fine, come ricordiamo ogni domenica nel Credo. Ha inizio una storia del tutto nuovo: il Signore morto e risorto torna al cielo da dove era disceso per incarnarsi nella nostra stessa carne, umano in tutto, fuorché nel peccato. Lascia da soli i suoi apostoli, i discepoli, le donne. È come se li considerasse ormai pronti, capaci di vivere la vita di fede da adulti, senza più la necessità della sua presenza, come figli ormai cresciuti, pronti ad affrontare il mondo e le sue prove. Si apre così il sipario su una nuova età, inizia l’era della Chiesa, in cui il Cristo opera, ma in modo misterioso mediante il suo Spirito. Mirabile prodigio! Inizia così il grande pellegrinaggio dell’umanità, la grande epopea dei secoli cristiani, l’espansione della Buona Novella che nel fluire instancabile dei secoli raggiungerà davvero tutte le terre e i popoli, e non mancheranno le crudeli persecuzioni e le lotte intestine, le vicende grandi e misere, dolorose e gloriose che avranno termine solo quando il Figlio dell’uomo verrà per la seconda volta in tutta la sua maestà e potenza, sulle nubi del cielo (cf. Mt 26,64), per giudicare tutti gli uomini.
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato», l’ultimo comandamento del Signore, l’invito con cui si conclude il Vangelo di Marco (16,16). Una cristallina e fiduciosa certezza che deve sempre animare, come una fiaccola che mai non si spegne, tutti coloro che credono in Lui. Fino a quando non vi saranno davvero i cieli e la terra nuova, e tutti saremo uniti in Lui nel giorno senza tramonto.