Anche Muradello accoglie le reliquie del suo patrono San Colombano
di Redazione Sito ·
di Luca T. – 17 Giugno 2024
Accogliere le reliquie del Santo patrono, che tutti riunisce nella devozione e nella consapevolezza della comune appartenenza alla stessa Comunità, è stato per la piccola frazione pontenurese un grande dono e un motivo di immensa gioia. È stata una giornata assai speciale e ricca di spiritualità quella vissuta ieri, domenica 16 giugno, dalla piccola ma vivace e coesa Comunità parrocchiale di Muradello, raggiunta forse per la prima volta nella storia dalle insigni reliquie del patrono San Colombano Abate (provenienti ovviamente da Bobbio).
Questo eccezionale viaggio delle reliquie colombaniane, in termini più dotti sarebbe forse meglio definirla peregrinatio, ha un sapore quasi d’altri tempi: non ha riguardato infatti soltanto Muradello ma anche altre parrocchie della Diocesi a loro volta legate in modo particolare al santo abate irlandese. L’iniziativa ha avuto inizio sabato 18 maggio scorso dalla parrocchia di Monteforte, nel comune di Varzi, ed è proseguita attraverso una simbolica staffetta in vista della XXV edizione del Columban’s Day, che quest’anno sarà celebrato proprio a Piacenza, domenica 23 giugno, con una solenne celebrazione in Cattedrale, cui seguirà la tradizionale cena del pellegrino.
Molto saldo e sentito, dobbiamo ricordarlo, è ancora oggi il legame nutrito dai parrocchiani di Muradello nei confronti del loro patrono, onorato ogni anno nel mese di novembre con una celebrazione in cui si commemora anche la Giornata del Ringraziamento. Un legame che affonda le sue radici nei secoli: già intorno all’anno Mille il grande erudito piacentino Pietro Maria Campi segnalava l’esistenza nel villaggio di Muradello di una cappella dedicata a San Colombano, che sorgeva proprio accanto alla chiesa oggi esistente, al posto dell’attuale canonica. Dopo essere stata per un breve periodo dedicata a San Bernardino, la graziosa chiesetta tornò ad essere dedicata al suo antico titolare quando venne ricostruita intorno al 1500 dai conti Nicelli, che nel 1455 erano stati investiti dal duca di Milano Francesco Sforza della signoria su Muradello e vi avevano eretto un castello che sopravvive ancora oggi. La chiesa, radicalmente ingrandita e ristrutturata alla fine dell’Ottocento del prevosto don Giuseppe Berzolla, sarà poi consacrata nel 1905 dall’allora Vescovo di Piacenza, San Giovanni Battista Scalabrini.
Tornando alla cronaca nostrana, parecchi fedeli di Muradello e delle altre parrocchie della nostra Comunità pastorale hanno accolto l’invito a partecipare alla solenne celebrazione in onore di San Colombano, concelebrata da don Mauro Tramelli, amministratore parrocchiale di Muradello, e da don Luigi Mosconi. Ad accompagnare la Santa Messa ha egregiamente provveduto la piccola corale di Muradello, sostenuta dall’organista M° Simona Puzzi che ha fatto udire la possente “voce” dell’Antico Organo Gianfrè-Chiesa. Questo strumento, recuperato grazie all’impegno dei parrocchiani, è soltanto uno dei preziosi tesori che questa chiesetta custodisce come uno scrigno prezioso.
L’affidamento a San Colombano ha fatto da filo conduttore a tutta la celebrazione, specialmente dopo la Comunione, quando ad alta voce è stata proclamata da tutti la preghiera di San Colombano, con la richiesta al Signore Altissimo di ricevere i doni della carità, della castità e della fede. All’inizio della liturgia, il canto delle litanie dei Santi, quella schiera immensa di testimoni, servi e amici del Signore che la Chiesa invita ad imitare, aveva invece accompagnato l’ingresso del prezioso busto-reliquiario contenente la reliquia di San Colombano, recato dal seminarista Gianni Calandriello.
Anche il Vangelo di questa domenica, undicesima del Tempo ordinario, ha offerto ai fedeli presenti la giusta prospettiva con cui leggere l’esempio offerto da San Colombano, instancabile pellegrino di pace che tra il sesto e il settimo secolo attraversò l’Europa per annunciare la Buona novella e riaccendere la luce dell’amore di Cristo nel cuore di ogni uomo. Come non paragonare infatti il primo abate di Bobbio, umile monaco proveniente dall’Irlanda, una terra lontana e quasi leggendaria a quei tempi, con il granello di senape, il più piccolo di tutti i semi che quando cresce diventa però la più grande pianta dell’orto (Marco 4,26-34)?
Non sono questi, infatti, i grandi prodigi operati dal Signore, come ci ha ricordato anche la prima lettura (Ezechiele 17,22-24), che umilia l’albero alto e innalza l’albero basso, fa seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco? E così non è forse stato anche per Colombano, evangelizzatore di popoli, tessitore di pace, promotore di umanità e di cultura, padre di monaci e operatore di prodigi, che con entusiasmo invitava attraverso lo slancio missionario gli abitanti di un’Europa in preda alla paura e ai travagli alla conversione sincera a Cristo, per riconoscere il primato di Dio nella propria vita e diventare appassionati testimoni del Vangelo? Una figura la sua che ha lasciato segni profondi non solo nei tanti Paesi europei che ha attraversato come pellegrino, ma anche nella nostra terra, una testimonianza di fede e di carità ci sprona ad essere, a nostra volta, segni luminosi dell’amore di Dio nel nostro tempo.
Al termine della celebrazione eucaristica, onorata dalla presenza di Mauro Steffenini, presidente dell’Associazione Amici di San Colombano per l’Europa che da molti anni promuove con impegno e passione l’amicizia e la conoscenza reciproca fra i devoti colombaniani di tutto il Vecchio Continente, i presenti si sono ritrovati sul sagrato della chiesa per un gradito momento di condivisione in un clima di serena amicizia, come è ormai buona e salutare consuetudine da queste parti.