Satnam Singh: una morte assurda e senza dignità
di Redazione Sito ·
di Luciano Casolini – 1° Luglio 2024
Mercoledì 19 giugno è deceduto, all’ospedale San Camillo di Roma, Satman Singh, l’operaio indiano che, il lunedì precedente, aveva subito l’amputazione di un braccio da parte di un macchinario, mentre stava lavorando in un campo di cocomeri a Borgo Santa Maria, frazione del comune di Latina.
Una tragedia che ha dell’incredibile, poiché, dopo il grave incidente, il malcapitato era stato abbandonato davanti all’uscio della propria abitazione, con accanto il braccio amputato dentro una cassetta di frutta! Purtroppo, viste le gravi lesioni, il pur tardivo ricovero nel nosocomio romano non aveva fatto si che Singh avesse salva la vita.
Egli e la moglie erano giunti, alcuni anni fa, in Italia, per sfuggire alla profonda miseria nella quale avevano vissuto nel loro paese di origine, viaggiando in mano a individui senza scrupoli, in condizioni a dir poco agghiaccianti, dopo un esborso che può superare tranquillamente i 10.000 euro. Ma anche in Italia, una volta stabilitosi in quella zona dell’ Agro Pontino, dove più di un secolo fa subì il martirio Santa Maria Goretti, la situazione di Singh non aveva fatto il salto di qualità agognato.
Lavoratore agricolo nei campi, a spaccarsi la schiena per pochi denari, in mano a caporali senza scrupoli, senza tutele, diritti e dignità e senza identità, perché Singh e i suoi compagni erano e sono fantasmi, anonime bestie da soma da sfruttare per le fatiche quotidiane, che, a quelle condizioni, ovviamente, non attirano alcun lavoratore.
E, nel momento del tragico incidente, trattato come una nullità, senza rispetto alcuno, neanche come un cane o un gatto per i quali si richiede almeno l’intervento di un veterinario, abbandonato agonizzante in una via, solo, se non con la cassetta di frutta contenente il suo arto reciso!
Non possiamo neanche immaginare il dolore, il dramma, la solitudine, la sofferenza che il povero Singh ha provato nel suo personale Calvario, abbandonato per strada come un rifiuto inutile e ingombrante da gettare in una discarica. Ma in che mondo viviamo, così crudo e vigliacco, dove imperano il profitto, lo sfruttamento, la prevaricazione, dove la dignità umana vale meno di zero, dove il dio denaro fa da padrone su tutto e tutti, e dove tutto ciò accade tra l’ indifferenza e il menefreghismo.
Scrive l’apostolo Giacomo, al capitolo 5,4 della sua lettera: «Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti».