Alla scoperta dei Miracoli eucaristici: Firenze (1230)
di Redazione Sito ·
di Luciano Casolini – 1° Agosto 2024
Continua il viaggio alla scoperta di alcuni dei numerosi miracoli eucaristici avvenuti nel nostro Paese. Questo quinto episodio della nostra rubrica è dedicato al miracolo avvenuto nel 1230 a Firenze. Clicca qui per recuperare le puntate precedenti.
5. Il Miracolo eucaristico di Firenze (1230)
Il quinto Miracolo Eucaristico di cui andiamo a scrivere chiude il periodo medievale nel quale hanno trovato spazio i miracoli che sono stati precedentemente illustrati.
Accadde nella chiesa di sant’ Ambrogio, nel quartiere di santa Croce in Firenze, il 30 dicembre 1230.
Un periodo storico che è già stato descritto, pervaso da lotte aspre tra potere papale e imperiale e dal propagarsi di pericolose eresie tra i dotti e i semplici popolani.
Il sacerdote Uguccione, mentre stava celebrando la messa, durante la purificazione del calice, vi lasciò, inavvertitamente, alcune gocce di vino consacrato. Il giorno seguente, prendendo in mano lo stesso calice, si accorse che quel vino era prodigiosamente diventato “come sangue vivo raggrumato e incarnato“.
Giovanni Villani, uno storico e cronista fiorentino nato una cinquantina di anni dopo il miracolo, scrisse di tale avvenimento nella Nuova Cronica, un imponente opera in dodici volumi sulla storia di Firenze. Così il Villani annotò:
“…ciò fu manifesto a tutte le donne di quel monastero e a tutti i vicini che vi furono presenti e al Vescovo e a tutto il chiericato e poi si palesò a tutti i fiorentini, i quali, con grande devozione, vi si radunarono intorno per vedere e presero il sangue del calice e lo misero in un’ampolla di cristallo che ancora si mostra al popolo con grande riverenza“.
Pertanto la sacra reliquia fu portata al vescovo di Firenze, Ardingo Foraboschi, il quale, di natura scettica, stabilì, che per circa un anno, l’ampolla fosse conservata in vescovado per poter così constatare la veridicità di quanto accaduto.
Preso atto dell’ evento miracoloso, dispose che la preziosa reliquia fosse conservata nella stessa chiesa, che fu ampliata e ricostruita in stile gotico, in un ostensorio che, nel 1483, trovò posto nel tabernacolo marmoreo scolpito per opera di Mino da Fiesole, il quale poi trovò sepoltura nella stessa chiesa.
Tuttavia si dovette attendere il 1257 e il 1266 affinché, rispettivamente, papa Alessandro IV e papa Urbano IV, l’ estensore della bolla Transiturus, concedessero le prime indulgenze riguardanti i devoti del miracolo, poi il 1399, allorquando, papa Bonifacio IX concesse la medesima indulgenza della quale godeva la Porziuncola di Assisi.
La miracolosa materializzazione del Sangue Divino, ancora una volta, era venuta in soccorso alla fragilità umana che, anche corroborata dalle tesi eretiche, stava mettendo in dubbio il fondamento del Sacramento Eucaristico. Segno indelebile e indefettibile dello sconfinato amore di Dio.