Domenica 3 Novembre: il ricordo dei Caduti, la preghiera per la pace
di Redazione Sito ·
di Luca T. – 04 Novembre 2024
Si è tenuta nella mattinata di ieri, domenica 3 novembre, la tradizionale cerimonia commemorativa in occasione del IV Novembre, festa dell’Unità nazionale e delle Forze Armate, una ricorrenza che un tempo voleva più schiettamente ricordare la vittoriosa giornata che, almeno sul fronte italiano, pose fine alla Grande Guerra, quel 4 novembre 1918 in cui finalmente ebbe coronamento, pur se con sacrifici inenarrabili, il sogno del Risorgimento.
Una festa che può sembrare lontana ai più, ma che non è mai stata così attuale. Mentre la pace, valore supremo della convivenza civile fra i popoli e le nazioni, è sempre più minacciata e violentata in svariate zone del mondo, dove divampa purtroppo fiera la guerra, portatrice di lutti e devastazioni, viene quasi naturale rivolgere un pensiero di memore e grato ricordo verso tutti i Caduti e di tutte le guerre.
È un dovere, non certo di circostanza ma autentico e sentito, verso quelle centinaia di migliaia di giovani in divisa che hanno offerto la loro vita per la Patria, al fine di costruire per davvero (e non soltanto a parole) un mondo diverso, più umano, più felice e più giusto. Ancora oggi essi ci ammoniscono e scongiurano, non con la forza della voce ma della storia, di non ripetere mai più i tragici errori che portarono a quella che il Sommo Pontefice Benedetto XV definì l’”inutile strage” di tante giovani vite.
Rivivono così, anche se solo per un giorno, vicende di sacrificio e d’eroismo ormai obliate, che sembrano quasi venire da un altro tempo e da un altro mondo. Eppure, il presente non smette di ricordarci che il cuore dell’uomo non è poi così mutato da quegli anni lontani, specie se decide scientemente e con piena consapevolezza di voltare le spalle a Dio, fonte del sommo bene e Padre amorevole di tutte le genti.
Gioverebbe forse ricordare che la pace, e per pace si intende quella vera, non quella costruita a tavolino dalle alchimie delle cancellerie, dalle – peraltro spesso benintenzionate – utopie dei sognatori o dal diritto del più forte, trova fondamento non tanto sull’assenza di conflitti ma piuttosto sulla giustizia e sulla carità, e soprattutto si realizza attraverso il rispetto da parte di ogni essere umano dell’ordine naturale stabilito dal Creatore. La guerra, infatti, nasce sempre dal disordine e crea disordine, la pace altro non è che il ripristino dell’ordine vivificato ed integrato dall’Amore che tutto soffre e salva.
Tornado doverosamente alla nostra cronaca, la tradizionale commemorazione, favorita da un caldo sole che non sembrava neppure autunnale, ha preso avvio dal municipio con un piccolo corteo, formato dalle autorità, dai rappresentanti delle Associazioni combattentistiche e d’arma e da un piccolo gruppo di cittadini, che si è diretto verso la chiesa per assistere alla celebrazione della Santa Messa. Davanti a tutti il gonfalone del nostro paese, decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare per le vicende della guerra di Liberazione, e la Banda “Del Val – Pegorini”, sapientemente diretta dal maestro prof. Luigi Del Matti, che con il suono dei propri strumenti ha accompagnato il cammino del corteo fino alla piazza Amato Re, resa ancora più patriottica dai tanti vessilli tricolori che garrivano dai lampioni.
Durante la liturgia è risuonato forte l’invito del celebrante, il nostro parroco don Mauro Tramelli, a non far mai venire meno il dovere del ricordo, il rispetto dovuto al nostro Tricolore (simbolo vivo della Patria) e la necessità di riconoscersi come appartenenti ad una stessa comunità, perchè “per essere buoni cristiani bisogna essere anche buoni cittadini“. Tra i partecipanti alla celebrazione eucaristica, resa ancora più solenne dai canti del Coro “La Torre”, si sono notati il sindaco di Pontenure, Giuseppe Carini, il comandante della stazione dei Carabinieri, luogotenente maggiore Luciano Salatino, i consiglieri comunali Vergilio Claudio Sponga e Marco Caminati, gli associati delle Sezioni dell’Anpi e dell’Ana di Pontenure.
Al termine della Santa Messa, durante la quale si è levata alta da tutti i cuori la preghiera in suffragio dei Caduti e la richiesta al Signore del dono della pace per questo nostro mondo tormentato, la cerimonia è proseguita in piazza Amato Re presso il monumento dedicato ai Caduti, opera dell’architetto Pietro Berzolla, originario di Muradello, che partecipò in prima persona alla Grande Guerra militando tra i ranghi del Genio. A far vibrare di rinnovato patriottismo e riconoscenza i cuori dei presenti ha provveduto ancora una volta il sempre toccante rito dell’alza bandiera (accompagnato dalle note dell’Inno nazionale e del Piave), cui è seguita la deposizione di due corone d’alloro, che sono state prontamente benedette da don Tramelli.
Un segno ed un simbolo, una rievocazione sentita, una gratitudine imperitura verso chi tutto ha donato per il bene della nazione, fino al supremo olocausto della vita stessa. Ha quindi preso brevemente la parola il sindaco Carini, ricordando le vicende di un tempo lontano e auspicando per il futuro un maggiore coinvolgimento – in queste occasioni così importanti – anche delle generazioni più giovani che, senza aver conosciuto le brutture della guerra grazie al sacrificio di nonni e bisnonni, godono dell’incomparabile fortuna di poter vivere in un Paese più libero e più giusto.
Ricompostosi il corteo, sempre allietati dalle note della Banda, i presenti si sono quindi diretti al cimitero comunale, dove altre due corone di alloro sono state deposte davanti alle tombe dei partigiani pontenuresi, che in bell’ordine e con grande cura sono disposte al centro del luogo sacro, e presso la cappella che racchiude i nomi dei Caduti nel corso delle due guerre mondiali, centocinquantuno cittadini di Pontenure, militari e civili, vittime innocenti che invitano le generazioni presenti e future ad alzare lo sguardo al Cielo per una muta supplica che ne rinnovi il ricordo e non ne renda vano il sacrifcio.