Cosa c’è in un nome? Tutto, specie se è quello di Gesù
di Redazione Sito ·
di Elletì – 3 Gennaio 2025
Dopo aver affidato alla Madre di Dio, Maria Santissima, il 2025 che è appena iniziato e aver invocato su di esso lo Spirito Paraclito, nel terzo giorno dell’anno civile la Chiesa si sofferma sul nome del Suo Signore, sul Nome di Gesù.
I nomi delle persone, lo sappiamo tutti, molto spesso racchiudono in loro una grande quantità di significati culturali, storici e personali. In questa festa del Nome di Gesù, vogliamo dare un’occhiata all’importanza dei nomi e al nome supremo tra tutti: quello di Gesù Cristo.
I nomi non sono soltanto etichette che ci vengono “appiccicate” addosso dai genitori alla nostra nascita; spesso incarnano l’identità, l’eredità e il destino di una persona. In molte culture del mondo, dare un nome a un bambino è un rituale profondo e importante, intriso di speranze per il futuro del bimbo stesso.
Il significato dei nomi è vividamente illustrato nei testi religiosi, in particolare nella Bibbia, dove i cambiamenti di nome delle persone segnano altrettanti profondi cambiamenti nell’identità e nello scopo divino che Dio Padre ha affidato ad ogni uomo nel corso della storia della salvezza.
Ce ne vengono in mente alcuni senza troppa difficoltà, come Sarai per Sara, Giacobbe per Israele e Saulo per Paolo. Questi mutamenti sono cruciali nella storia della salvezza: ogni nome riflette una promessa o una missione divina a cui l’uomo è chiamato a cooperare.
Per volere divino Sarai, la moglie di Abramo, diviene Sara (che significa “principessa”, “signora”) per contrassegnarla come la madre delle nazioni attraverso il figlio a lei promesso, Isacco, Giacobbe viene ribattezzato Israele dopo aver lottato con Dio stesso, simboleggiando i suoi discendenti, il popolo eletto, e Saulo diventa Paolo, abbracciando l’umiltà e la sua missione di annunciare il Vangelo ai Gentili.
Tuttavia, tra questi, un cambio di nome si distingue come fondamentale in modo specialissimo: quando Gesù riconosce Simone come Pietro, che significa “roccia”. Questa non è solo una nuova identità personale; è la proclamazione del ruolo affidato da Cristo a Pietro nella Chiesa nascente. Gesù dichiara: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa“, collegando direttamente il nome di Pietro con il fondamento della fede cristiana.
Questa ridenominazione non è meramente simbolica. Affidando a Pietro le “chiavi del regno dei cieli“, Gesù lo stabilisce come il primo papa, l’amministratore terreno della Sua Chiesa, la cui autorità è simile a quella descritta dal profeta Isaia (Isaia 22,22). Il cambio di nome di Pietro sottolinea quindi l’insegnamento cattolico sul primato di Pietro e la continuità del papato, centrali per la struttura e la missione della Chiesa pellegrina sulla terra nella storia.
Naturalmente il nome più importante nella storia del mondo è quello di Gesù. Per i cattolici, il nome “Gesù” non è solo un nome, ma un’invocazione sacra, che racchiude profondi significati teologici e spirituali. “Gesù”, dall’ebraico “Yeshua”, significa “Yahweh salva”. Dato al Figlio di Dio, esplicita la Sua missione di salvare l’umanità dal peccato, come predetto da un angelo nel Vangelo di Matteo (Matteo 1,21). Il Suo nome, quindi, è il Suo proposito, il Suo Nome è la Sua missione.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda: “Il nome di Gesù è la norma e il fulcro della preghiera cristiana“ (CCC 435). Il nome stesso è una preghiera, una chiamata alla presenza divina. Quando come fedeli cattolici preghiamo o invochiamo il nome di Gesù, stiamo riconoscendo la Sua divinità, la Sua umanità e il Suo ruolo di Salvatore del genere umano.
Il Nome di Gesù è centrale nella liturgia. Dal segno della croce alle preghiere eucaristiche, il Suo Nome viene invocato ripetutamente, sottolineando la Sua centralità nella fede del popolo di Dio e nel culto della Chiesa.
A differenza di figure come Buddha, i cui insegnamenti promuovono la pace e l’illuminazione personale, o filosofi come Socrate, le cui idee incoraggiano la ricerca intellettuale e la speculazione filosofica, il Nome di Gesù porta però con sé un invito intrinseco all’azione, è uno sprone irresistibile alla conversione, un annuncio di salvezza, una spinta alla testimonianza.
Gesù non è soltanto una figura storica, non è solo un uomo illuminato, un saggio profeta, un maestro sapiente. È Dio stesso incarnato nel tempo, nella storia, nella vita del mondo, nella carne dell’uomo. Il Suo Nome richiede a chi decide di seguirlo una decisione, una scelta, che spesso si rivela impegnativa, controversa, esigente, perché il Suo messaggio è un messaggio di salvezza, di conversione personale e di fedeltà a una volontà divina, non solo una guida filosofica o morale. Gesù stesso riconobbe questa natura divisiva quando disse: “Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione” (Luca 12:51).
Non c’è davvero nessun altro nome pari al Suo. Il Suo è il nome al di sopra di ogni nome, e funge da linea di demarcazione tra la fede e l’incredulità. Quando sentiamo pronunciare il nome “Gesù”, ognuno di noi si trova improvvisamente posto di fronte a una scelta: abbracciarlo come Signore, allontanandosi dal peccato, o rifiutarlo completamente.
Che il nome di Gesù Cristo sia adorato e benedetto per sempre. A Lui la gloria e il dominio nei secoli dei secoli. Amen.