Domenica 2 Febbraio: le candele benedette nella festa della Presentazione del Signore
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
di Luca T. – 4 Febbraio 2025
Solitamente si celebra in un giorno feriale, ossia durante la settimana, ma quest’anno il 2 febbraio è caduto di domenica e così la Chiesa ci ha indotto a soffermarci con maggiore attenzione sulla festa della Presentazione del Signore al tempio, una ricorrenza assai poco conosciuta dai tanti bambini e dagli scout che, come ogni domenica, affollavano la nostra chiesa parrocchiale al termine del Catechismo e delle loro attività.
Anche nella nostra chiesa, all’inizio delle Sante Messe celebrate nel corso della giornata, si è rinnovato il rito della benedizione delle candele, che i fedeli hanno poi portato nelle loro case. Poco sopravvive oggi dell’importanza che un tempo circondava questa festa, che fino a qualche decennio fa aveva un afflato più decisamente mariano.
Una volta le candele benedette erano gelosamente conservate per usi diversi: venivano per esempio appese alle croci realizzate nei campi in occasione delle Rogazioni o della festa della Santa Croce, oppure erano accese per scongiurare i temporali o il pericolo della grandine, e ancora, quando le donne erano in preda alle doglie del parto o per accompagnare l’agonia dei moribondi.
Questa celebrazione, che la Chiesa commemora a quaranta giorni dal Natale, è infatti detta popolarmente anche “Candelora” per l’antichissima usanza di benedire le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti” (Luca 2, 32), come lo salutò l’anziano Simeone quando i suoi genitori lo condussero al tempio di Gerusalemme per essere presentato al Padre che lo aveva mandato.
Dopo essersi rivelato a Natale ai pastori, le anime semplici che vegliano nella notte, nell’Epifania ai Magi, a simboleggiare tutte le genti della terra, finalmente il Signore si rivela anche al suo popolo, e lo fa nel luogo più santo di Israele, il tempio di Gerusalemme, dove il Signore Altissimo aveva posto la sua dimora. Qui viene riconosciuto da due anziani vegliardi, Simeone ed Anna, che vedono finalmente, dopo lunghi anni di attesa, il compiersi delle promesse divine e cantano la lode di Dio.
Il gesto di obbedienza alla legge e di offerta a Dio, compiuto da Maria e Giuseppe, che portano il bambino Gesù per offrirlo al Signore, invita ciascuno di noi, rinati in Cristo per mezzo dell’acqua del Battesimo e dell’azione dello Spirito, a ripercorrere le tappe della nostra fede, a sottometterci alla legge del Signore, a divenire con Cristo luce per illuminare il mondo e a testimoniarlo attraverso la nostra esistenza, con coraggio e fiducia.
In un’epoca in cui la società sembra allontanarsi sempre più da Dio, questa festa assume allora un significato profondo, perché richiama noi cristiani ad essere testimoni della luce di Cristo nella vita di ogni giorno e nella società. Le candele benedette infatti altro non sono che un invito a portare la luce del Vangelo nelle tenebre dell’indifferenza, dell’ingiustizia e della disperazione che sono sempre più diffuse malgrado il benessere generalizzato e attanagliano il cuore dell’uomo.
Per ricordarci tutto ciò, la Chiesa si serve per l’appunto di candela, simile a quella accesa al lume del cero pasquale il giorno del nostro battesimo. Le tante candele che in questo giorno abbiamo portato nelle nostre case sono appunto il segno più eloquente di ciò che siamo e di ciò a cui siamo chiamati ad essere, per trasformare la nostra esistenza in una candela nelle mani di Dio e passare così dalle tenebre alla luce di Cristo. Solo essa, con la sua dolce fortezza, salverà l’uomo, lo condurrà sulla via del bene, allargherà i suoi stretti orizzonti, lo spoglierà dei suoi egoismi e lo vestirà di verità e bellezza.