Memoria di San Biagio, tra panini, candele e benedizioni, una ricorrenza sempre sentita
di Redazione Sito ·
di Luca T. – 6 Febbraio 2024
Qualcuno, forse scherzando (ma non troppo), era solito ripetere che San Biagio è il vero patrono di Pontenure. Non ce ne vogliano il Beato Apostolo Pietro, al quale fin dalla notte dei tempi è dedicata la nostra chiesa, sorta come un faro nei secoli cosiddetti bui per guidare i pellegrini romei, e neppure la Madonna del Rosario, nostra Augusta compatrona, ma in effetti, nonostante il passare degli anni e il continuo diminuire della partecipazione alla Messa domenicale e non solo, la festa del Santo vescovo e martire di Sebaste è sempre attesa con grande trepidazione ed entusiasmo da parte di tutti i Pontenuresi. Se dovessimo stilare una classica, come si suol dire… beh, Biagio vincerebbe facilmente, anzi: la sua vittoria non sarebbe neppure quotata!
Certe cose non cambiano (per fortuna!), e così anche quest’anno, lunedì 3 febbraio, giorno in cui la Chiesa commemora la nascita al cielo del beato Biagio, martire del quarto secolo, in tanti hanno offerto volentieri il proprio collo ai sacerdoti per la tradizionale benedizione della gola con le candele della Candelora, e la nostra chiesa parrocchiale ha fatto registrare il gran pienone, quasi come se fosse domenica, anzi meglio della domenica.
Merito certamente dei “Panini”, i prelibatissimi biscotti dolci che ogni volta vanno letteralmente a ruba, grazie alla passione invincibile di chi non smette di portare avanti e rinnovare questa bella tradizione. Certo, i biscotti e la benedizione delle gole sono cose che, come si dice oggi, “attirano”, smuovono, ma c’è un legame più profondo che unisce la gente a questo Santo.
Fino a qualche decennio or sono, Pontenure onorava San Biagio portando in processione la sua statua per le vie del paese… quei tempi sono ormai passati, ma anche oggi, proprio in questi giorni, in molti sostano in preghiera davanti al suo simulacro per una preghiera, una supplica, una richiesta di grazia o di guarigione del corpo, della mente e forse anche dell’anima, che poi è l’unica cosa che davvero chiede anzi esige salute, ossia salvezza, e non una salvezza qualunque, ma quella eterna.
E in effetti non è tanto dai mali che affliggono il fisico che dobbiamo invocare dal Signore per mezzo di San Biagio intercessione, protezione e guarigione, ma piuttosto dal male del peccato che corrode l’anima e ci allontana da Dio. Così pure i gustosissimi biscottini (dei quali anche chi scrive è particolarmente ghiotto) ci devono ricordare qual è il vero cibo che nutre la nostra anima, la Parola di Dio, certamente, ma soprattutto l’Eucarestia, il vero nutrimento che ci sostiene nel cammino della vita.
Il pane, che riveste un ruolo centrale nel più famoso miracolo attribuito dalla tradizione a San Biagio, la guarigione di un bambino che stava soffocando per una lisca di pesce conficcata nella gola, è in effetti l’assoluto protagonista della cristianità, una presenza indiscussa nelle pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento, là dove acquisisce definitivamente la sua essenza sacra e la sua intima unione con Cristo.
Dalla cacciata dal Paradiso, narrata nel libro della Genesi, fino al Vangelo di Giovanni, che non presenta, al contrario degli altri evangelisti, il racconto dell’istituzione ma dedica un intero capitolo, il sesto, all’Eucarestia. Proprio in questi versetti troviamo il sublime discorso sul Pane della vita, il cibo di vita eterna per tutti coloro che credono in Cristo, che altri poi non è che una persona: Gesù stesso che rinnova il suo sacrificio per la nostra salvezza e quella degli uomini di ogni tempo.
Lunga vita, dunque, a San Biagio e ai suoi “Panini”, che con la loro dolcezza ci invitano a ricordare, con semplicità ma vivida immediatezza, le grandi verità della nostra fede.