Qualche domanda… a Ivan, per conoscerlo meglio!
di Redazione Sito ·
A cura di Luca Tosca – 16 Febbraio 2025
Qualcuno dirà sicuramente che siamo di parte, ma consigliamo a tutti coloro che possono farlo di prendersi un po’ di tempo per leggere questa intervista che abbiamo fatto ad Ivan Vasiukov, il giovane seminarista ucraino arrivato a Pontenure lo scorso ottobre. Difficile non notare Ivan: per la sua alta statura certamente, ma anche per il suo sorriso mite e gentile, e soprattutto per gli occhi, che brillano di un amore sincero per “le cose di Dio”. Una cosa che non si vede spesso ai nostri giorni. Nelle scorse settimane, per conoscerlo un po’ meglio, gli abbiamo rivolto alcune domande su di sè, sulla sua terra natia, sulla sua vocazione e su molto altro ancora, alle quali Ivan ha risposto con sincerità ed entusiasmo, aprendoci con spontaneità il suo cuore. A lui va il nostro ringraziamento, a cui si accompagna la nostra preghiera, perchè il Signore e la Vergine Santissima lo proteggano sempre nel suo cammino verso il sacerdozio e lo ricolmino di ogni grazia e benedizione, spirituale e non solo, fino a quando non sarà “tutto di Cristo”. Buona lettura, per chi vorrà cimentarsi! Ne vale la pena, credeteci…
Carissimo Ivan… sappiamo che vieni da quella che papa Francesco definisce la “martoriata Ucraina”. Cosa ti ha spinto a lasciare tutto per continuare gli studi all’Alberoni? Cosa ti manca in particolare del tuo Paese?
Mi chiamo Ivan, sono un seminarista dell’Eparchia di Mukachevo, di rito bizantino, ho 19 anni, quasi 20. Vengo dalla Transcarpazia, dal piccolo villaggio di soli 1150 abitanti che si chiama Racohs e si trova nell’ovest del nostro Paese. Ho una bella famiglia: papà, mamma, fratello maggiore e sorella minore. Dall’anno scorso sono venuto al Collegio Alberoni per studiare e per formarmi al ministero sacerdotale.
In passato il tuo popolo non ha avuto paura di testimoniare la sua fede nel Signore risorto e la sua obbedienza al Papa. Che lezione può rappresentare per un Occidente che ha voltato ormai le spalle non solo alla Chiesa ma a Dio stesso?
La mia Chiesa in passato ha sofferto molto. I vescovi, i preti, i laici, hanno vissuto nella persecuzione dell’Unione Sovietica che voleva proprio distruggere la Chiesa Cattolica e la fede in Gesù Cristo… Ancora oggi sono vive alcune persone, e qualche sacerdote, che raccontano con le lacrime tutta la nostra storia, soprattutto dal 1946 fino al 1989, perché fu un tempo difficile che noi possiamo solo immaginare. Noi non possiamo capire cosa hanno vissuto queste persone, ma solo immaginare. Abbiamo tanti martiri, come ad esempio, tra i più conosciuti: Teodor Romzha e Pietro Oros. Sono due persone grandissime che non volevano lasciare la loro fede nonostante avrebbero potuto essere uccisi. Non posso raccontare tutta la storia della mia Chiesa, perché ci vorrebbe troppo tempo, però tutte le informazioni si trovano su internet. Che lezione può dare tutto ciò per l’Occidente? Non lo so dire… però posso dire una cosa: dobbiamo essere felici di poter confessare la nostra fede liberalmente, senza nessuna paura. Penso che dobbiamo sfruttare appieno questa possibilità per testimoniare il Vangelo.
“Cosa vuoi fare da grande?” è la domanda che spesso si rivolge ai più piccoli. Cosa rispondevi quando eri bambino? Con che occhi guardavi al sacerdozio?
La mia vocazione è nata quando ero piccolissimo. È vero che non posso ricordare tutto ciò che succedeva nella mia vita, però posso dire che ho sempre voluto essere sacerdote. Ricordo con gioia quando ero piccolo, come ad esempio quando ho iniziato a fare il chierichetto: avevo solo cinque anni, era molto bello. Tutte queste storie me le raccontano i miei famigliari, i nostri parrocchiani e soprattutto il nostro ex parroco, padre Yaroslav, con lui sono cresciuto e mi ha aiutato nel cammino vocazionale. Mentre i miei amici giocavano a calcio io stavo a casa e “celebravo” la Messa, però devo dire che avevo pure i parrocchiani: essi erano mia mamma, mio papà e soprattutto mia nonna che sempre faceva la comunione; invece, mio fratello non veniva mai perché giocava a calcio o un altro gioco. Questi ricordi sono un tesoro per me e sono tantissimi, però posso dire che quando mi chiedevano: “Cosa vuoi fare da grande?”, io rispondevo: “Voglio essere un sacerdote!”.
Guardando invece per un attimo al futuro, cosa ti esalta e cosa invece ti fa più paura della vita da sacerdote?
Siccome nostro Signore ci dice di non pensare al futuro io non ho tanta paura, se Lui mi ha chiamato, allora mi aiuterà nella mia vocazione. Davvero, mi fido di Lui e gli affido la mia vocazione.
Vocazione, che balla parola. Se dovessi spiegare cos’è la vocazione e come è nata dentro di te, quale risposta daresti?
Questa domanda è molto importante. Rispondo sempre così: la vocazione è un obbiettivo cui la persona vuole arrivare nonostante tutto. Perché dico così? Perché proprio così vivo la mia vocazione. Se una persona ha la sua vocazione, che può essere qualsiasi cosa: fare il medico, l’insegnante o il sacerdote, dovrebbe continuare la sua strada qualunque cosa accada. Però, se ha qualche dubbio, io consiglierei di fermarsi per un attimo e pensare bene su questa possibile scelta di vita. Come dicevo, io ho scelto di entrare in seminario in tenera età e non avevo dubbi su questa scelta, ma per questo sempre ringrazio i miei genitori perché mai mi hanno detto: “Figlio, forse hai sbagliato? Forse questa roba non fa per te?”. Loro erano sempre d’accordo con la mia scelta. Anzi, proprio loro mi dicevano “Vai avanti, Ivan, coraggio!”.
Il coraggio, certo, non deve mai mancare. C’è per caso un’esperienza, un momento, una persona che hanno lasciato un segno particolare nel tuo cammino vocazionale?
Eh… forse non li ricorderò tutti. Però come dicevo prima le persone più importanti della mia vita sono i miei genitori, che mi hanno formato come uomo e pure come cristiano. Loro due sono molto bravi. Ricordo una frase che mi ha detto mio papà: “Va bene, se tu hai deciso di essere un prete, devi essere un prete che non mi farà vergognare”. Questa frase la non dimenticherò mai. Mia mamma diceva invece: “Io ti voglio bene e se questo desiderio ti dà la felicità, pure io sarò felice”. Non dimenticherò mai queste parole. Poi il nostro ex parroco Yaroslav, che mi ha battezzato, mi aiutava sempre. Lui veramente ha preso la mia vocazione sul serio. Ricordo poco di lui, invece ci sono tante storie belle. Gli ero sempre vicino o, per meglio dire, vicino a un ragazzo che raccontava del suo sogno di diventare prete. Mi diceva mia mamma che una volta lei è andata da padre Yaroslav e gli ha detto: “Padre, mio figlio fa le cose strane. Fa le Messe mentre i suoi amici giocano fuori. Cosa devo fare?” e lui ha risposto: “Lascia stare. Se questa cosa viene da Dio, vuoi o non vuoi, lui diventerà prete, invece se questo è solo un gioco allora rimane un gioco, dopo qualche tempo lo dimenticherà”. Un altro prete è il mio parroco di oggi, padre Miroslav. Mi ha formato fino a quando sono entrato in seminario. Tante discussioni, tante mie domande a cui lui doveva rispondere. È un bravo prete, che davvero offre la sua vita per la Chiesa. Quando stavo per andare a Piacenza al Collegio Alberoni, lui mi diceva sempre: “Tranquillo. Non avere paura”. Mi ha insegnato tante cose. Una la ricordo bene: è che lui non mi correggeva mai davanti a qualcuno, sempre in sacristia, senza sgridarmi ma con tranquillità e fino alla fine sempre diceva: “Ivan tu sei bravo!”. Lo ringrazio perché mi aiuta pure oggi. E poi le mie insegnanti Vira e Nadia: loro mostravano sempre rispetto per la mia vocazione nonostante fossi un ragazzo, e ancora il coro della mia parrocchia, che mi ha insegnato a cantare. E potrei aggiungere tanto altro…
Abbiamo notato la pietà con cui vivi la liturgia. Quanto è importante per un giovane che si appresta a diventare sacerdote?
La liturgia è il momento in cui io posso incontrare il mio Signore, il momento in cui posso prenderlo nel mio cuore. Non possiamo perdere questa possibilità. Non c’è qualcosa più importante della Messa. Si possono dire tante di teologico, ma la liturgia è un dono che viene da Dio. E poi io dico che la Messa non può diventare una scena o uno spettacolo. La liturgia è il momento in cui dobbiamo essere sinceri con Dio, senza maschera. Infatti, noi non capiamo tutta l’importanza della Messa e tutto ciò che succede durante di essa, perché siamo uomini, ma dobbiamo parteciparla sempre, almeno una volta alla settimana. Durante la Messa si presenta il Cristo. Io posso vivere senza lui? Penso di no.
Provieni dalla Chiesa greco-cattolica rutena, erede e custode del lascito culturale di Bisanzio. Ci sono elementi del rito romano che importeresti in quello greco-cattolico, e viceversa?
La Chiesa Cattolica è molto grande e ha tanti riti al suo interno. Ciascuno di questi riti è bello. Secondo me tutte due sono belli come sono.
Tornando alla vocazione, quella al sacerdozio sembra essere in caduta libera. Cosa diresti a un altro giovane che dovesse sentire la chiamata alla vita religiosa? Perché farsi prete oggi? Ne vale la pena?
Cosa direi a un altro? “Non aver paura! Vai avanti! Coraggio!”. Perché farsi prete oggi? Il sacerdote è uno strumento nelle mani di Dio che lo usa per aiutare il suo popolo. Servire come prete non è facile da nessuna parte. Però non dobbiamo avere paura. Questo è importante.
C’è per caso un passo delle Scritture che ti piace ricordare in modo particolare, anche nella preghiera personale? Cosa ti trasmette?
Si, certo! A me piace molto questo passo: “Perché come il corpo è morto senza lo spirito, così la fede senza le opere è morta” (Giacomo 2,26). Le nostre opere devono raccontare della nostra fede ma non la lingua. Che senso hanno le mie parole se non faccio niente? Mi sembra che non abbiano alcun senso.
Parli molto bene l’italiano. Ti sei ambientato facilmente qui da noi? Cosa ti piace in particolare dell’Italia?
All’inizio non era facile perché, quando sono entrato in seminario, non conoscevo neanche una parola. Però piano piano con pazienza l’ho imparato. Le prime mie parole sono state “Piano piano”, questo mi dicevano i miei amici del Collegio, e così “piano piano” ho imparato la lingua. In Italia mi sono trovato molto bene. Dell’Italia mi piace molto la cucina. È veramente molto buona.
Raccontaci qualcosa in più su di te… squadra del cuore? Piatto preferito? Segno zodiacale? Ultimo film visto al cinema? Nel tempo libero dallo studio coltivi qualche hobby?
Il mio piatto preferito sono gli anolini in brodo, a me piacciono molto. Nel tempo libero suono il violino, e mi piace pescare. Mi piace molto la nostra liturgia, nel tempo libero cerco di fare le prove dei canti. Sono tante le cose che faccio durante il tempo libero.
Due libri che hai sul comodino? (non solo appoggiati eh, ma che stai leggendo!)
Soprattutto la Bibbia perché, a mio parere, questo è il libro più bello. L’altro che sto leggendo è “Vestirsi di luce”… non ricordo il suo autore, ma questo libro mi piace molto.
La modernità e le nuove tecnologie pongono sfide e opportunità impensabili soltanto venti anni fa. Che rapporto hai con la tecnologia? Pensi possa essere utile per la diffusione del Vangelo?
Io non sono molto capace di usare la tecnologia, però penso che sia utile per annunciare il Vangelo. Mi piace pensare che, se San Paolo avesse Instagram, scriverebbe le sue lettere pure li.
Una domanda che è ormai “un classico” (chiedi a Gianni e Robert…): quale sarà il tuo motto quando diventerai Papa? Lo sappiamo che lo hai già in mente…
Siccome io vengo dal rito bizantino non posso diventare Papa; invece, nel mio rito i preti possono sposarsi… questo significa che è più probabile che io diventi papà! È che non ho pensato mai questa cosa, ma se per scherzo diventassi Papa, la prima cosa che direi: “Mi dispiace. Hanno scelto me”.
Di pure quello che desideri ai lettori del nostro sito parrocchiale che avranno senz’altro letto con molto interesse questa nostra intervista, desiderosi di conoscerti meglio.
A tutti coloro che hanno letto queste righe voglio dire: “Scusate per queste risposte così lunghe. Quando tornerò a Pontenure per celebrare la Messa, predicherò solo cinque minuti!”. E ricordiamoci sempre che noi siamo cristiani e che dobbiamo vivere con Cristo. Sia lodato Gesù Cristo!
Sempre sia lodato, Ivan. Ci ricorderemo di questa tua promessa, stanne certo! E di nuovo grazie!