25 Marzo, Annunciazione del Signore: in viaggio con Dante (e Maria)
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
A cura di Redazione sito parrocchiale – 25 Marzo 2025
Chiudete per un istante gli occhi e immaginate di percorrere i regni dell’aldilà insieme a Dante Alighieri, il Sommo Poeta. In questo viaggio straordinario che attraversa l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, c’è una figura che risplende più di ogni altra, un faro spirituale costante nel cammino del poeta: Maria, la Vergine Santissima, colei che trasforma il viaggio di Dante da un semplice pellegrinaggio a un’epica ricerca di redenzione.
Dante non vede Maria come una semplice figura religiosa, ma come un’incarnazione vivente della misericordia divina. Nel Paradiso, la descrive con un’espressione folgorante: “donna tanto benigna e presta” – una donna così gentile e sollecita che sembra essere l’essenza stessa della compassione. Non è solo una santa, ma un ponte vivente tra l’umano e il divino, colei che intercede per l’umanità intera, che ha riconciliato, per mezzo del suo fiat al progetto divino, il Cielo con la Terra, gli Angeli con gli uomini.
Nella visione dantesca, il 25 marzo non è un giorno qualunque, ma una data carica di un senso profondo e di una carica teologica immensa. Nella tradizione medievale, questa data è un vero e proprio punto di svolta universale. Vi si ricordano infatti, secondo un’antica tradizione, il momento della creazione del mondo, l’Annunciazione a Maria e il giorno della crocifissione di Cristo.
Dante sceglie consapevolmente questo giorno per iniziare il suo viaggio “nel mezzo del cammin di nostra vita”, caricandolo di un significato simbolico profondo. È come se ogni rinascita, ogni trasformazione spirituale, avesse un suo momento sacro e predeterminato.
Nel XXXIII canto del Paradiso, Dante rivolge a Maria una preghiera che è un vero e proprio inno alla grazia. Un inno di devozione promana dalla potenza di questi versi: “Vergine Madre, figlia del tuo figlio, / umile ad alta più che creatura“.
Qui Maria diviene una sorta di paradosso vivente: simultaneamente madre e figlia, umile eppure più grande di ogni altra creatura. È l’incarnazione stessa della possibilità di redenzione, il segno che nessuna anima è definitivamente perduta.
Nella Divina Commedia, Maria trascende i confini della devozione religiosa. Diventa un simbolo universale di speranza, la dimostrazione che esiste sempre una via d’uscita, anche quando tutto sembra oscuro. Rappresenta la capacità umana di elevarsi, di superare i propri limiti, di trovare luce nei momenti più bui dell’esistenza.
Attraverso gli occhi di Dante, Maria non è più solo un’immagine sacra. Diventa la metafora vivente della trasformazione spirituale. È colei che tiene accesa la fiamma della speranza, che sussurra all’anima umana la possibilità del riscatto, che indica all’uomo caduto la via verso la redenzione.
Il 25 marzo, Maria, il viaggio di Dante – tutto converge in un unico, potente messaggio: la vita è un pellegrinaggio continuo, e la grazia è sempre presente, anche quando non riusciamo a vederla. Maria è il simbolo di questa grazia infinita, la luce che guida e intercede per l’umanità presso il Signore Altissimo. Un messaggio che risuona ancora oggi, secoli dopo che Dante ha scritto questi versi immortali.