Via Crucis: vivere e contemplare il mistero della Passione
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
di Luciano Casolini – 21 Marzo 2025
Ogni venerdì di Quaresima i cristiani sono chiamati a contemplare, attraverso la Via Crucis, in un percorso spirituale, il profondo sacrificio di Gesù per l’umanità. Queste giornate ci invitano a immergerci nelle sfumature del dolore, dell’amore e della redenzione che caratterizzano la Passione di Cristo.
Di questa preghiera, così cara alla tradizione della Chiesa, dobbiamo essere grati al grande radicamento devozionale di San Francesco per l’umanità di Cristo e per la sua Passione e Morte. Ma anche a San Bonaventura e a Jacopone da Todi, figli spirituali del Poverello di Assisi, svilupparono una forte sensibilità per la sofferenze patite dal Salvatore.
Anche oggi, nel parlare comune, sono diventate familiari espressioni quali “affrontare il calvario della malattia” oppure “la vita di quella persona è una via Crucis”, proprio a indicare la grande sofferenza che, purtroppo, in certe situazioni alcune persone devono sopportare.
Allora è opportuno citare San don Orione, il quale osservava che “Molta gente è disposta a seguire Gesù fino alla moltiplicazione dei pani, o sul Monte Tabor o anche fino al Cenacolo, ma pochi lo amano e lo seguono fino alla croce e crocifissi con lui. Cristo si ama e si serve in croce e crocifissi con lui o non lo si ama e si segue affatto”.
E, ancora, invitando a partecipare alla Via Crucis nel Santuario della Madonna della Guardia di Tortona: “Fratelli, venite e vedete se v’è dolore simile al dolore e alla morte di Gesù in Croce: venite, e sentite tutta la divina grandezza del suo amore e della sua misericordia per noi!”.
Le parole del santo cercano di fornire il senso dell’amore infinito di Dio per gli uomini, della redenzione degli uomini indifferenti, disamorati, ingrati, incuranti, derisori, bestemmiatori. E il prezzo dell’Amore ricade su quest’Uomo-Dio contemporaneamente, che si carica la sofferenza, il dolore, le privazioni della libertà e della dignità, l’espiazione delle colpe del genere umano.
Un Dio, che non solo si incarnò nella nostra natura, e già questo è un Mistero, ma nel suo infinito disegno di Amore gratuito volle spingersi fino al punto di morire come uomo e proprio per mano di quegli uomini che aveva creato lui stesso. Un Dio che fece sua la nostra morte, ma non una qualsiasi, con ignominia, con tremendi dolori e vessazioni; ma in cambio ci fece il dono della Sua vita.
Il Cristo, vero Dio e vero Uomo, prese su di sé la morte che era entrata in noi con il peccato originale e così assicurò quella vita che da noi non può venire. Ciò che noi avevamo meritato per il peccato, lo scontò colui che era senza peccato.
Gesù che percorre la via del Calvario, spogliando se stesso della Sua Divinità, è il compagno di tanti suoi fratelli che, quotidianamente, si caricano la croce sulle proprie spalle. Il cristiano, che guarda a Gesù mentre porta la Croce, che soffre e muore, avrà la consolazione e il coraggio per vivere in questo mondo l’Amore di Dio Padre, che vuole salvare i cuori e i corpi di tutti.
La Risurrezione di Gesù è garanzia per noi: anche il nostro cammino della croce, se vissuto alla sequela di Gesù, sarà fonte di gioia e di pace per tutti.
