I nostri morti e i “grandi pensieri” della vita
di Redazione Sito ·
di Livia – 31 Ottobre 2024
Novembre, il mese dei morti: nell’aria si sente il richiamo del cimitero dove riposano le spoglie dei nostri cari e nel farne memoria si ricostruisce il tempo trascorso con loro e se ne prova nostalgia. Anche se questa non serve più di tanto, come pure forse tutti quei fiori, a volte perfino eccessivi, portati sulle loro tombe che a noi vivi sembrano in qualche modo soddisfare il bisogno della riconoscenza a loro dovuta
Se potessero parlarci, ora che sono totalmente liberi da ogni condizionamento, i nostri morti ci direbbero forse di ridimensionare tante cose da cui oggi ci sentiamo imprigionati, convinti come siamo che non ci sia altro di cui vivere, se non ciò che sia terrestre e materiale: cose, luoghi, persone, adesso e per noi. Gramsci la chiamava “la terrestrità assoluta”.
Ci ricorderebbero i “grandi pensieri” della vita, la preziosità del tempo che ci è dato ancora da vivere, la possibilità di amare, il bene che possiamo fare al nostro fratello…
Ciò che ci passa per la testa in questi giorni disturba certamente le nostre tranquillità, rompe la nostra routine, ma nel contempo ci richiama alla realtà, che cioè siamo in missione su questa terra e come gli operai della vigna siamo mandati in ore diverse con compiti diversi e di diversa durata. È un avvicendarsi nel tempo, in previsione di far parte della grande famiglia di Dio, nella comunione dei Santi.
E mentre noi eleviamo preghiere in loro suffragio siamo convinti che tanti di loro, già Santi pur non essendo stati proclamati tali, invocano a loro volta la misericordia al Signore della vita per noi che siamo ancora pellegrini e per questa terra disastrata.