Giubileo 2025: un anno di speranza per l’intera umanità
di Redazione Sito ·
a cura di Luca T. – 17 Gennaio 2025
Il mondo, ormai costantemente distratto e preso per di più dalla frenesia natalizia non se ne è curato troppo, ma la sera del 24 dicembre scorso è iniziato ufficialmente quello che per noi cattolici è il 27° Giubileo ordinario della storia della Chiesa, il secondo ordinario del terzo millennio. Nella notte santa di Natale, papa Francesco è giunto in sedia a rotelle fin davanti la Porta Santa, tutta contornata da un festone floreale punteggiato da rose rosse e dorate.
Come vuole un’antica tradizione, il Pontefice ha bussato tre volte. I battenti dell’opera realizzata da Vico Consorti si sono spalancati, accompagnati dal suono festoso delle campane della Basilica di San Pietro. «Questa è la notte in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo; questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza anche per te», ha detto papa Bergoglio nell’omelia pronunciata nel corso della celebrazione eucaristica che è seguita al rito secolare.
Non è questo il primo Giubileo di papa Francesco, bensì il secondo, dopo quello straordinario dedicato alla misericordia dell’anno 2016. Questa volta il Pontefice ha scelto di dedicarlo alla speranza, la virtù teologale attraverso la quale «desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità», come ci ricorda il Catechismo. Nell’omelia, il Papa ha spiegato che questo tempo giubilare «ci invita a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al rinnovamento spirituale e ci impegna nella trasformazione del mondo, perché questo diventi davvero un tempo giubilare: lo diventi per la nostra madre Terra, deturpata dalla logica del profitto; lo diventi per i Paesi più poveri, gravati da debiti ingiusti; lo diventi per tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù».
Fin da quando veniva celebrato dall’antico Israele, “Giubileo” è il nome di un anno particolare: sembra derivare dallo strumento utilizzato per indicarne l’inizio; si tratta dello yobel, il corno di montone, il cui suono annuncia il Giorno dell’Espiazione (Yom Kippur). Questa festa ricorre ogni anno, ma assume un significato particolare quando coincide con l’inizio dell’anno giubilare. Ne ritroviamo una prima idea nella Bibbia: doveva essere convocato ogni 50 anni, poiché era l’anno ‘in più’, da vivere ogni sette settimane di anni (cfr. Lev 25,8-13). Anche se difficile da realizzare, era proposto come l’occasione nella quale ristabilire il corretto rapporto nei confronti di Dio, tra le persone e con la creazione, e comportava la remissione dei debiti, la restituzione dei terreni alienati e il riposo della terra.
Papa Bonifacio VIII nel 1300 ha indetto il primo Giubileo, chiamato anche “Anno Santo”, perché è un tempo nel quale si sperimenta che la santità di Dio ci trasforma. La cadenza è cambiata nel tempo: all’inizio era ogni 100 anni; viene ridotta a 50 anni nel 1343 da Clemente VI e a 25 nel 1470 da Paolo II. Nel corso dei secoli sono stati anche Giubilei ‘straordinari’: per esempio, nel 1933 Pio XI ha voluto ricordare l’anniversario della Redenzione e nel 2015 papa Francesco ha indetto l’Anno della Misericordia.
Sono tanti i segni e i simboli del Giubileo attraverso i quali siamo chiamati da Dio a mutare radicalmente la nostra esistenza. Per primo il pellegrinaggio, un invito a mettersi in cammino non solo verso un luogo ma fuori da noi stessi, per trasformarci, convertire la nostra vita e orientarla verso la santità di Dio. Il gesto di varcare la Porta Santa esprime invece la decisione di seguire e di lasciarsi guidare da Gesù, che è il Buon Pastore, come ci ricorda il Vangelo di Giovanni: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo”. Recitare il Credo, ossia professare la nostra fede nell’unico Dio, uno e Trino, ricorda invece la nostra appartenenza alla Comunità dei credenti che attraverso il battesimo sono morti al mondo per rinascere a nuova vita in Cristo e le principali verità della fede in cui crediamo.
E ancora… la carità costituisce una caratteristica principale della vita cristiana: non si possono vivere i riti dell’Anno Santo, senza sapere che è la vita di carità che da loro il senso ultimo e l’efficacia reale perché ci ricordano che è impossibile credere in Cristo senza poi amare il nostro prossimo. Nessuno può pensare che il pellegrinaggio e la celebrazione dell’indulgenza giubilare possano essere relegati a una forma di rito magico. Ma il Giubileo è un segno di riconciliazione, perché apre un «tempo favorevole» (cfr. 2Cor 6,2) per la nostra conversione. Solo così potremo mettere Dio al centro della nostra esistenza, muovendoci verso di Lui e riconoscendone il primato, confessando il nostro essere peccatori attraverso il sacramento della riconciliazione. L’indulgenza plenaria che si ottiene partecipando al Giubileo e soddisfacendo le condizioni dettate dalla Chiesa altro non è che la concreta manifestazione della misericordia di Dio verso tutti gli uomini, che supera i confini della giustizia umana e li trasforma.