Tre diverse riflessioni per meditare nel giorno del Natale del Signore
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Tre diverse riflessioni per meditare nel giorno del Natale del Signore
«È nato per noi un bambino, un figlio ci è stato donato: egli avrà sulle spalle il dominio, consigliere ammirabile sarà il suo nome», così prega la Chiesa nell'antifona d'ingresso della liturgia odierna, in cui celebriamo il Natale del Signore.
La venuta di Cristo nella carne rivoluziona la storia dell'uomo e porta a compimento il disegno della salvezza, preparata dal Padre prima di tutta i tempi, inaugurando una nuova era, una nuova età del mondo, aprendo un tempo di grazia e speranza, di gioia e misericordia, che riconcilia la terra e il cielo, l'uomo con il suo Creatore.
Abbiamo pensato di celebrare questo avvenimento straordinario con un testo in cui proponiamo tre riflessioni, scritte da tre persone diverse che hanno accettato il nostro invito di riflettere e condividere i loro pensieri su questo insondabile mistero, per invitare tutti coloro che le leggeranno a sostare un attimo per levare lo sguardo e contemplare il mirabile mistero di cui facciamo memoria in questa giornata di gioia per tutti, riscoprendo il significato profondo del Natale, perché proprio in questo giorno come si legge nel Vangelo «il Verbo si fece carne e venne abitare in mezzo a noi» (Giovanni 1, 14).
Non ci resta che augurarvi buona lettura e rivolgervi i migliori auguri di Buon Santo Natale dalla redazione del sito e da parte di tutti coloro che vi collaborano.
Questa mattina, guardando i due presepi che sono in chiesa, ho visto due immagini apparentemente diverse, ma strettamente unite tra loro.
In una la culla è vuota, preparata con cura, pronta a ricevere il Bambino, e intorno i personaggi sono fermi, come se la tensione per l’attesa fosse tale da aver immobilizzato la scena. Tutto è in sospeso nel tempo, anzi, senza tempo.
Nell'altra, quella del dipinto appeso sopra il tabernacolo, la culla è abitata. E qui è la luce ad essere protagonista: essa s’ irradia proprio dal luogo in cui il Bambino, avvolto in fasce e apparentemente ignaro, dorme. Sua madre lo veglia, Suo padre si piega su di Lui e ne ha cura; altri personaggi in secondo piano, Gli fanno da corona intorno. Se non ci fosse quella luce che si distribuisce a ventaglio partendo dal nudo giaciglio, ogni cosa resterebbe nel buio.
Vedo qualcosa che ci appartiene in ognuna delle immagini descritte. La prima ci richiama alla sensazione di attesa, di vuoto, di mancanza che va colmata, per dare un senso al tutto che sta attorno. La seconda esprime l’amorevole sollecitudine suscitata da Colui che, apparentemente indifeso, illumina la scena dando a ciascuno un senso e un posto ben preciso.
Tutti noi, se pur per motivi diversi, avvertiamo talvolta quel senso di vuoto che ci lascia inquieti, finché non troviamo la luce, quell'unica Luce che sola è capace di colmare ciò che manca, perché Signore "ha sete di Te l’anima mia".
Questa notte è nato per noi il Salvatore: tutti siamo invitati ad esultare per questo evento straordinario, capace di segnare in modo sconvolgente la storia dell’umanità e la vita di ciascuno di noi, ma al tempo stesso dobbiamo essere capaci di estrarre da questo incantevole mistero, circondato ormai da tanta mondanità ed esteriorità, la verità profonda e sconvolgente che esso porta con sé.
Fermiamoci un momento, qualche minuto, anche solo un attimo, a rimirare come sanno fare i bambini l’incanto del presepe, e in particolare scrutiamo con rinnovato stupore e meraviglia quella grotta, dove in una mangiatoia, nascosto dalla paglia, riposa il re del Cielo che si fece carne e venne ad abitare in mezzo agli uomini. A colpirci è sempre la straordinaria tenerezza che si accompagna a questa scena, incarnazione delle Beatitudini, perché è così vera, così vivida, così densa di significati, da riuscire a toccare le corde più intime del nostro cuore, solitamente silenziose, a causa del fracasso dei problemi e delle preoccupazioni della vita di ogni giorno, che non sempre ci permettono di sentire la voce di Dio nella nostra vita.
Per questo siamo tutti invitati ad unirci festanti al gioioso inno cantato dallo stuolo degli angeli che diedero l’annunzio ai pastori, e come fecero questi ultimi in quella notte santa metterci in cammino fino alla stalla di Betlemme con il cuore stupito e ricolmo di gioia, annunciando a parenti, amici, compagni e a tutti i nostri conoscenti che l’Amore è sceso sulla terra per ciascuno di noi, che nessuno a Natale deve sentirsi solo, povero, abbandonato, disgraziato. Tutti siamo chiamati alla gioia, alla pace, alla speranza, a trasformare radicalmente la nostra vita grazie a quel Bambino, che nella notte di duemila anni fa venne al mondo nella povertà di una grotta.
È Natale! Ancora una volta giunge questa lieta ricorrenza. Dio viene per me e per tutti noi. Quella di Dio è una logica alla rovescia: potente non è l’uomo sullo scranno più alto, non è il leader di turno eletto a gran voce. Potente è chi ama sul serio, chi serve il prossimo, chi sa perdonare, potente è quel Bambino che rende nuova una mentalità, il mondo.
Questo nostro Dio non si è limitato soltanto a guardarci dal suo regno celeste, ma ci ha proposto il modo per arrivarci, inviandoci un esempio vivente, di come fare. Anche se fin dall'inizio quell'esempio è stato respinto, “Qui non c’è posto per voi”: la potenza umana si difende sempre, alza un muro, è fredda e non vuole essere coinvolta né toccata, ha occhi e orecchie chiuse.
Il Natale, dunque, non è solo poesia né tempo di regali, è concretezza, è accettare un dialogo, un incontro, un’offerta da parte di quel Dio che si fa carne e viene ad abitare con noi. La risposta positiva o negativa a questa offerta di amicizia sta esclusivamente alla persona, a me, a noi. Buon Natale a tutti!