Il Credo – Il Simbolo Apostolico come percorso formativo verso il Sacramento della Cresima
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Il Credo - Il Simbolo Apostolico come percorso formativo verso il Sacramento della Cresima
«Il decimo giorno dopo l’Ascensione, i discepoli, per timore dei Giudei, si riunirono aspettando, come promesso da Dio, la visita del Paraclito; la sua venuta li infiammò come ferro incandescente, rendendoli capaci di parlare tutte le lingue, e composero il Simbolo. Pietro disse: Credo in Dio Padre onnipotente (…) creatore del cielo e della terra (…). Andrea disse: E in Gesù Cristo suo unico Figlio (…). Giacomo (Maggiore) disse: Che è stato concepito per mezzo dello Spirito santo …nato da Maria vergine (…). Giovanni disse: Patì sotto Ponzio Pilato (…) fu crocifisso, morì e fu sepolto (…). Tommaso disse: Discese agli inferi (…) il terzo giorno resuscitò dalla morte (…). Giacomo (Minore) disse: Salì ai cieli (…) siede alle destra di Dio Padre onnipotente (…). Filippo disse: Di nuovo verrà a giudicare i vivi e i morti (…). Bartolomeo disse: Credo nello Spirito Santo (…). Matteo disse: La Santa Chiesa Cattolica (…). Simone disse: La remissione dei peccati (…). Taddeo disse: La resurrezione della carne (…). Mattia disse: La Vita eterna».
Il brano è tratto da un sermone pseudo-agostiniano del VI secolo che riferisce il contributo che ogni apostolo avrebbe dato personalmente alla composizione del Simbolo che, diviso di fatto in dodici articoli; per questo avrebbe, ancor più giustificatamente, il titolo di "apostolico".
È questo un racconto apocrifo e artificioso, frutto di una tradizione tarda rispetto all'episodio raccontato e mai verificatosi, che però da piena forma al concetto fondamentale che il Credo sia identificato come il Simbolo Apostolico e quindi del suo legame diretto con la figura degli Apostoli di Gesù.
Come d’altra parte risulta evidente anche da una semplice lettura come in esso siano contenuti tutti gli insegnamenti della "Lieta Novella" portata dagli Apostoli stessi in tutto il mondo. Pilastro fondamentale di quella Fede consapevole che da dono gratuito che Dio ci ha fatto attraverso il suo Spirito e l’incarnazione di sé nel "Figlio diletto" di cui ha detto: «Ascoltatelo!», costituisce il manifesto pubblico di quella Chiesa militante che, nei secoli, vuole essere Una, Santa, Cattolica e Apostolica. Una nell’unità della Fede. Santa perché la sposa di Cristo lo è per natura. Cattolica perché Universale. Apostolica nella diffusione della Lieta Novella. Diffusione che deve essere intesa non come proselitismo, ma come Testimonianza. Carlo Maria Martini così scrive:
«La parola (testimonianza) acquista il suo significato pregnante soprattutto in relazione al processo storico in cui Cristo è stato condannato, nel quale ci sono stati dei falsi testimoni contro di lui, ma nel quale nessuna voce si è levata a suo favore.
È proprio per riparare a questa mancata testimonianza in favore di Cristo che, dopo la sua morte e resurrezione, a Gerusalemme, gli apostoli diventano testimoni, cioè parlano in favore di Lui di fronte al popolo: Noi abbiamo i motivi per dire che i vostri capi si sono sbagliati (cfr. Atti degli Apostoli).
Si tratta di una presa di posizione netta … in cui i termini del processo vengono addirittura rovesciati: gli accusatori di Cristo sono condannati dalla testimonianza apostolica, che è un parlare franco e aperto in favore di Gesù». (da Cristiani coraggiosi. Laici testimoni nel mondo di oggi, Carlo Maria Martini).
Allora dire: "Io credo", diventa l’impegno di una vita. Ben più di un giuramento, rispetto al quale Gesù dice : «Non giurate mai (…) ma la vostra parola sia: Sì, sì. No, no». Io credo non perché lo dico, ma perché lo vivo e lo testimonio attraverso il mio essere presente nel mondo.
Questo vivere e questa testimonianza possono esserci di aiuto, come aveva ben presente lo stesso cardinal Martini, intanto ad «evitare un rischio potenzialmente grave: quello di voler cercare delle ricette che finalmente ci permettano di agire con incisività per trattenere gli adolescenti dalla "fuga" dopo la Cresima, che ci dicano come interessare i più piccoli alla catechesi, che ci svelino il segreto per frenare la diserzione degli adulti dalla messa festiva o dalla catechesi stessa. Non ci sono ricette».
«Dirò di più - continua il cardinal Martini - nemmeno Gesù le aveva. Altrimenti non sarebbe stato tradito da Giuda, rinnegato da Pietro, abbandonato dagli altri apostoli, insultato dalla folla che aveva beneficato e della quale era stato catechista instancabile e competente».
Non inventiamoci dunque ricette per il successo, ma, seguendo la linea del cardinale, proponiamo percorsi per camminare bene e aiutare gli altri a camminare in maniera autentica. È quello che ci proponiamo come educatori. Noi che siamo "semplici collaboratori di Dio", è sempre il cardinal Martini che parla, «che resta l’attore principale della nostra crescita e della nostra maturazione nello spirito e nella libertà».
E così come su Pietro è stata fondata la Chiesa, come sugli Apostoli l’annuncio della Lieta Novella e come sulla gente la Chiesa militante, pur se nessuno di questi inizialmente aveva compreso il percorso indicato da Gesù, così anche noi potremo far sì che insieme ai nostri ragazzi lo stesso percorso diventi un’esperienza di vita.
«Dio trovò il suo popolo in una terra deserta, in una landa di ululati solitari. Lo educò, ne ebbe cura, lo allevò, lo custodì come pupilla del suo occhio. Come aquila che veglia sulla sua nidiata, che vola sopra i suoi nati egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sopra le sue ali. Il Signore lo guidò da solo, non c’era con lui alcun Dio straniero» (Deuteronomio, 32, 10-12).
Domenico Bergonzi